Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Sacrificio umano, forma suprema della magia nera

Sacrificio umano, forma suprema della magia nera

di Francesco Lamendola - 23/05/2007

 

 

 

 

Abbiamo, nell'articolo Quando gli archeologi scherzano col fuoco, ricordato come i relitti psichici di persone decedute per morte violenta costituiscano un terribile pericolo per il mondo dei vivi, costituendo una delle vie privilegiate per le quali si verifica l'intrusione delle forze infere il cui scopo è sottrarsi alla dispersione per 'assorbire' il mondo dei viventi nel proprio sforzo di materializzazione. I campi di battaglia delle due guerre mondiali, letteralmente saturi di queste scorie psichiche altamente negative - cariche dell'angoscia, della sofferenza, dell'odio disperato con i quali centinaia di migliaia di esseri viventi affrontarono l'evento della morte fisica - ne sono l'esempio più clamoroso. Un altro caso, anch'esso già ricordato, è quello de grandi macelli bovini e suini, dove milioni di animali vengono uccisi, spesso con particolare crudeltà, rilasciando sia nelle carni di cui poi ci nutriamo, sia nell'ambiente circostante, energie vibrazionali estremamente distruttive, poiché il terrore e la sofferenza degli animali non sono, qualitativamente, meno intensi e devastanti di quelli degli umani.

Vi è poi un'altra maniera in cui coloro che si sono votati al trionfo delle forze infere cercano di aprire ad esse un varco per invadere il nostro piano di realtà: il sacrificio rituale di esseri umani, il culmine di tutte le operazioni di magia nera e anche, ovviamente, di quelle religioni che praticavano tali riti (ad es., quella degli Aztechi) per ingraziarsi le loro divinità. Lo spettacolo offeerto da quei sinistri officianti mentre si accingevano a delle vere e proprie orge di sacrifici umani, doveva essere semplicemente spaventoso. Scrive lo storico delle religioni Camillo Crielli (in Tacchi-Venturi, Storia delle religioni, Torino, UTET, 1944, vol. 1, pp. 129-130):

"[in Messico] il sacrifizio si faceva sopra una pietra chiamata techcatl, alta un metro, in forma di piramide o di trono troncato, nella parte superiore con superficie abbastanza larga per poter ivi appoggiare il dorso, in modo che le gambe, le braccia e la testa rimanessero penzoloni, e il petto fosse sporgente. Stava nella parte più alta del tempio, o teocalli, e talvolta vi erano quattro o cinque pietre, secondo il numero delle vittime da sacrificarsi. I sacerdoti, chiamati Chachalmechi, erano sei per ogni vittima, cinque per tenere le braccia, le gambe e il colo, il sesto era il sacrificatore. Costoro avevano il corpo ed il viso dipinti di nero, una linea bianca circondava la loro bocca e un nastro di cuoio fasciava i loro lunghi capelli. Indossavano una specie di dalmatica a strisce o macchie bianche e nere. Preparata la vittima con le cerimonie rituali, e fattala salire su fino alla cima o ultimo pianerottolo del teocalli, quattro di quei sacerdoti l'afferravano per le gambe e per le braccia e la stendevano sul techcatl, il quinto le gettava subito al collo un anello di legno per impedire che rialzasse la testa, e il sesto, il sacrificatore, dopo fatta l'orazione rituale, armato di un acuto coltello di tecpatl, specie di pietra focaia, con un solo colpo la feriva nel peto, metteva la mano nella ferita, ne strappava il cuore, l'offriva ancor palpitante al sole e lo gettava ai piedi di Huitzilopoztli.

"Finito il sacrifizio, i cuori delle vittime erano bruciati o mangiati dai sacerdoti, o conservati per qualche tempo: col sangue si ungevano le labbra degli idoli e le pareti del tempio. Il cadavere era gettato giù per i gradini del tempio, che (…) aveva la forma di piramide. Il padrone ella vittima veniva coi suoi amici a prenderne il cadavere che veniva portato via e poi tagliato a pezzi. La testa era inviata ai sacerdoti e conservata nel Tzompantli, casa dei teschi; di questo lugubre luogo parlano i compagni di Cortes, che videro il macabro museo; le viscere erano abbandonate ai cani, e le altre parti del corpo , cotte con mais, servivano per celebrare il banchetto sacro. Il padrone della vittima non poteva mangiare di quella carne, per essere considerata come sua propria; poteva invece mangiare la carne di altri prigionieri o i altre vittime sacrificate."

Anche le antiche civiltà dell'area mediterranea praticavano il sacrificio rituale, anche se - salvo casi eccezionali - non con la sistematicità e l'efferatezza degli Aztechi. Mano a mano, però, che le religioni evolvevano verso forme meno rozzamente antropomorfiche , le leggi finirono per abolirli ed essi ripiegarono nelle tenebre della magia nera, ove continuarono - e continuano - ad essere praticati clandestinamente.

Il porta Orazio, sd esempio, nel quinto dei suoi Epodi, descrive con dovizia di particolari il sacrificio rituale di un fanciullo, operato da alcune streghe che lo seppelliscono nella terra fino al mento per lasciarlo morire d'inedia e, poi, preparare un filtro d'amore con le sue viscere, e più precisamente con le midolla ed il fegato, mescolati ad altri ingredienti animali e vegetali.

Dapprima il bambino, che forse era stato narcotizzato dopo essere stato rapito, si guarda attorno incredulo e tenta di impietosire le megere con le sue suppliche strazianti (traduzione di Mario Ramous, in: Orazio, Odi ed Epodi, Milano, Garzanti, 1992, p. 300 sgg.):

" - Per tutti gli dei che in cielo governano

il genere umano e la terra,

cos'è questo fermento? Perché tutte

mi guardate con occhi truci?

Per i tuoi figli, se a presenziare un tuo parto

Hai mai invocato Lucina,

per questo vano ornamento di porpora,

per Giove che questo condanna,

dimmi, perché mi guardi come una matrigna

o una belva ferita? -_.

Così con voce tremante pianse il fanciullo,

quando impietrito fu spogliato,

un corpo immaturo che avrebbe intenerito

l'empio cuore dei traci."

Maè tutto inutile. Canidia, Sàgana, Veia e Folia proseguono l'opera senza badarlo, e terminano di riempire la fossa che lascia emergere solo la testa del ragazzino. Quindi Canidia, invocando la Notte e la Luna, pronuncia la sua terribile formula magica, destinata a propiziargli il ritorno dell'amante infedele. Vista cadere ogni speranza di impietosire quelle donne terribili, la vittima designata lancia allora la sua terribile e disperata maledizione:

"A queste minacce il fanciullo più non tenta

d'intenerire quelle scellerate,

ma dopo lo smarrimento rompe il silenzio e

lancia, come Tieste, la sua maledizione:

" I filtri non possono mutare il destino

degli uomini, giusto o ingiusto che sia..

Vi maledirò; e questa maledizione

Nessun sacrificio potrà espiarla.

Quando, messo aorte, sarò spirato, innanzi

Vi comparirò nelle notte come un demone,

larva che con gli artigli vi ghermirà il volto,

perché questo possono i morti,

e pesando sui vostri cuori inquieti,

nel terrore vi ruberò il sonno.

Nei villaggi da ogni parte la folla

Vi lapiderà, streghe maledette,

e avvoltoi e lupi sull'Esquilino

dilanieranno le vostre membra insepolte:

questo dovranno vedere i miei genitori,

che, ahimé, mi sopravviveranno! -."

Le ultime parole del fanciullo sono particolarmente interessanti perché ci rivelano la credenza che gli spiriti di coloro che vengono uccisi ingiustamente e crudelmente si trasformeranno in demoni persecutori dei loro assassini. È un tema ben noto anche alle culture dell'Estremo Oriente;lo scrittore anglo-americano Lafcadio Hearn, naturalizzatosi giapponese, nei racconti di Kwaidan descrive appunto le tecniche per 'dirottare' la carica energetica negativa di un condannato a morte, affinché essa non si rivolga contro il suo uccisore. (Così come un altro scrittore americano, H. P. Lovecraft, nel racconto L'orrore sotto il tumulo descrive l'azione vendicativa dello spirito di uno stregone presso un'antica sepoltura indiana).

Dicevamo che la pratica del sacrificio rituale è ancor oggi in uso negli ambienti della magia nera così come lo è stata, fino a tempi recenti, nelle forme degradate di bassa religiosità. I seguaci della setta dei Thugs, nell'India di metà Ottocento, si resero responsabili dell'assassinio rituale di molte migliaia di viandanti e pacifici mercanti, sacrificati in onore della dea Kali; e forse, in certi ambienti della diaspora giudaica, si praticò l'infanticidio rituale di cristiani, come il caso assai noto di Trento, del 1475 farebbe pensare (martirio del beato Simonino). Recentemente si è occupato di questa tema Ariel Toaff nel suo libro Pasque di sangue (ed Il Mulino, 207), che ha suscitato - come è noto- un autentico vespaio, non tanto per l'ipotesi di lavoro che esso suggeriva - l'ipotesi di lavoro che alcune comunità giudaiche d'Europa praticassero, di quando in quando, simili sacrifici, quanto per le implicazioni generali sul versante dell'antisemtismo. Non è questa la sede per approfondire la questione. Quel che è certo è che a tutt'oggi le sette sataniche vedono nel sacrificio cruento, di animali ma anche di esseri umani, la forma privilegiata di comunicazione con le forze infere e, più precisamente, la tecnica per spalancare le porte ad esse investendo la persona dello stregone delle energie psichiche che si sprigionano dalla vittima al momento dell'immolazione. Le vittime più ricercate, da questo punto di vista, sono i bambini, perché da essi sprigionerebbe una energia vitale particolarmente intensa.

Sono piuttosto note le tesi di David Icke, secondo il quale decine di migliaia di bambini (e, in misura minore, di adulti) verrebbero uccisi ogni anno nel corso di rituali di magia nera praticati da sette di satanisti sparse in tutto il mondo e che godrebbero di potentissime protezioni ad alto livello, specialmente negli Stati Uniti d'America. È probabile che vi siano enormi esagerazioni nelle tesi e nelle stime di Icke; tuttavia, non ci sentiremmo di sottovalutare la gravità del fenomeno. Ogni anno scompaiono molte migliaia di bambini, sia in occidente che nei paesi del Sud della Terra, solo una parte dei quali vengono poi ritrovati. A parte l'infame traffico di organi per l'industria dei trapianti clandestini e il traffico, altrettanto infame, di gruppi di pedofili organizzati, è possibile che una parte delle persone scomparse cadano vittime di sette sataniche che hanno bisogno, come i sacerdoti aztechi dell'antico Messico, di vittime umane da sacrificare nel corso delle loro cerimonie. Si tratta di problemi estremamente sgradevoli, davanti ai quali la reazione istintiva è quella di arretrare inorriditi e di non voler sapere. Tuttavia, sporadicamente qualche cosa trapela: come nel caso di quelle cittadine lungo il Rio Grande, al confine tra Messico e Stati Uniti, ove recenti fatti cronaca hanno richiamato l'attenzione dei mass-media sull'estensione del fenomeno delle sette sataniche dedite ai sacrifici umani, e sulla rete capillare di incredibili complicità che permettono loro di agire praticamente indisturbate per lunghi periodi di tempo.

Questi 'asceti del male', come li chiamano Guénon ed Evola, hanno messo le loro energie e i loro averi al servizio di una causa che è satanismo allo stato puro: favorire l'invasione del mondo da parte delle forze del Male e preparare le condizioni per l'instaurazione di un 'nuovo odine' demoniaco. Nemmeno il marchese De Sade, con tutta la sua sbrigliata fantasia di omicidi, perversioni sessuali e profanazioni d'ogni genere, aveva osato spingersi a tanto; anzi i suoi romanzi appaiono, al confronto, poco più che delle esercitazioni puerili e rozzamente artigianali.  Con ben altri mezzi e con una strategia globale infinitamente più ampia e articolata i moderni seguaci del satanismo perseguono i loro obiettivi. Essi agiscono in una struttura piramidale e fortemente gerarchica, caratterizzata dalla segretezza a un punto tale che i livelli inferiori non hanno la minima idea di quel che si prepara nei livelli più alti. È verosimile che migliaia di giornalisti, scrittori, registi, cantanti, finanzieri e imprenditori, nonché amministratori e uomini politici, facciano parte della 'base' senza averne neppure chiara consapevolezza. Solo nei livelli più elevati agiscono persone e gruppi coscienti dei veri scopi delle sette cui sono affiliati; ma nemmeno lì, probabilmente, si può dire che esista una visione assolutamente chiara e conseguente della gigantesca operazione di cui sono al servizio.

Chi c'è, dunque, al vertice della piramide? Alcuni pensano che vi siano i cosiddetti Superiori Sconosciuti e che essi, che mai nessuno ha visto personalmente, siano delle entità non-umane, delle forze infere impegnate nell'asservimento del mondo. Fantasie? Uno studioso del paranormale assolutamente serio come Leo Talamonti non la pensa così (ne I protagonisti invisibili, Milano, Rizzoli, 1990, 214-215):

"Le società segrete note al grosso pubblico sono le meno importanti. Hanno avuto un certo ruolo nel promuovere rivolgimenti politici in Europa (Italia compresa) e altrove nel mondo; oggi, più che altro, sono delle organizzazioni di mutuo soccorso che grazie allo scambio di reciproci appoggi larvati tra i soci, fanno emergere a posti di comando e di potere quelli tra loro che sono i più abili e spregiudicati. Questo il pubblico lo sa, ed è abbastanza vero, ma nel quadro generale è trascurabile. Quello che non sa è che tali consorterie di notoria esistenza sono semplicemente dei vivai ai quali attingono le consorterie veramente segrete, che sono in numero di gran lunga minore e risultano composte da iniziati di élite, ai quali è dato di agire e decidere a livelli ben più segreti e importanti. La segretezza che circonda l'esistenza e l'operato di questi circoli segreti è assoluta; gli studiosi fanno capire che correrebbero rischi molto gravi, coloro che venissero meno ai due obblighi principali: obbedire e tacere.

"È a quel livello di iniziazione che i pochi soci selezionati dal basso vengono resi edotti di verità ignorate dagli adepti del primo livello, e tra l'altro, di queste: che le nobili idealità sbandierate nelle 'costituzioni' sbandierate nei circoli di rango minore sono utilissime per il reclutamento degli adepti di base, ma sarebbe un errore prenderle troppo sul serio; che i rituali e i simbolismi fantasiosi non sono altro che pratiche magiche ed evocatorie  utili, anzi necessarie, per scatenare forze sconosciute; e poi c'è una terza verità che forse è la più sorprendente. Dicono gli studiosi, e Mariel vi insiste più degli altri, che le società segrete o semi-segrete del mondo, per diversi che ne siano gli orientamenti, per violenti che siano gli antagonismi e i contrasti che sembrano dividerle, sono tutte sotto il controllo di un club ristrettissimo di cui nessuno sospetta l'esistenza; ed è talmente potente, a fare il bello e il cattivo tempo sul piano mondiale. Tutto avviene, cioè, come in certe aziende commerciali che lavorano gli stessi prodotti e sono in gara accesa tra loro, con grande soddisfazione del gruppo di azionariato chele controlla entrambe.

"A questo livello unificatore e supremo si possono controllare segretamente i regimi, scatenare guerre e rivoluzioni, diffondere idee-forza, influenzare mentalità e costumi, imprimere indirizzi determinati alla politica e all'economia. E tutto per quell'unica finalità globale a cui si è accennato: accelerare la storia, farla diventare cioè sempre più gravida di errori e sciagure, con il dichiarato pretesto di avvicinare la grande crisi finale e risolutiva, dopo la quale - ecco l'inganno diabolico - tornerebbe l'età dell'oro, a beneficio degli iniziati e dei loro figli. Lasciamo la responsabilità di queste notizie agli illustri studiosi che hanno avuto modi di approfondire la materia, dei quali peraltro abbiamo imparato a rispettare il pensiero. Ci sembra qui il caso di citare un giudizio del grande statista Benjamin Disraeli: - Coloro che non sanno guardare dietro le quinte non sanno che il mondo è governato da personaggi ben diversi da quelli che essi credono. -

"Il problema che si pone a questo punto è il seguente: chi sono questi governanti occulti dell'umanità, che avrebbero nelle proprie mani le redini un potere sconfinato? Ed è quanto dire. Chi comanda veramente, a chi spetta l'ultima parola, nell'intricatissimo groviglio di consorterie  occulte che circondano il mondo come una ragnatela? Neppure gli iniziati dei livelli superiori saprebbero indicarne i nomi: li chiamano i 'Superiori Sconosciuti'. Se non ci fosse di mezzo l'autorità di chi ha veramente approfondito questa materia, si stenterebbe a credere che si possa obbedire ciecamente a personaggi che non si conoscono; eppure i fatti dimostrano proprio questo. L'informatissimo Pierre Mariel si pone questa domanda: chi sono questi Superiori Sconosciuti? Sono egli uomini in carne e ossa, o non sono piuttosto dei genî, delle entità, dei daimones?

Una cosa è certa. L'uomo, come ha detto qualcuno, finisce per diventare quello che pensa di essere. E se vi sono alcune migliaia, forse alcuni milioni di individui che pensano di essere dei demoni o, quanto meno, dei servitori del Diavolo, essi divengono dei demoni e dei servitori del Diavolo. Incalcolabile può essere la loro azione occulta, sia per la vastità dei mezzi di cui dispongono e per l'ambizione dei piani che perseguono, sia per le immense energie psichiche distruttive che sono in grado di mettere in circolo, anche - ma non solo - con il sacrificio rituale di esseri viventi. Forse la loro opera nefasta avrebbe già condotto l'umanità verso quella catastrofe cui essi mirano, se non venisse costantemente bilanciata dall'azione benefica e altamente spirituale di migliaia e milioni d'individui che, al contrario, perseguono il Bene per tutta la creazione. Alludiamo a quelle persone, a quei gruppi e a quegli ordini religiosi che fanno della preghiera e della meditazione il vertice ella loro vita interiore e che, in tal modo, agiscono come parafulmini nei confronti delle entità maligne scatenate all'assalto del mondo. Sarà forse un caso, nei modi di pensare alimentati dalla odierna cultura materialistica e positivistica, la vita contemplativa, umile e preziosa, di questi uomini e donne viene presentata con un ghigno satanico di scherno e di derisione, e denigrata come una forma egoistica di parassitismo sociale e di 'fuga dal mondo'?