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Bisogna viverle certe esperienze per coglierne tutto il succo. Per uno che non è stato mai preso di mira da una campagna diffamatoria a mezzo stampa, non è facile capire come ci si sente. Quando poi ad attaccarti sono un giornale che appartiene alla famiglia degli industriali (“padroni” si diceva una volta) più potenti d’Italia, come la Stampa e contemporaneamente un giornale di “sinistra”, come l’Unità ( il quale di attaccare quei “padroni” se n’è fatto un onore e un dovere per decenni) sinceramente, si rimane turbati. Ma noi siamo giunti con gli anni a capire che tutto cambia, e il più delle volte in peggio. Non è la prima volta che vengo attaccato, anche se non si fa il mio nome. Sono un docente del Master Enrico Mattei dell’Università di Teramo. Ho svolto due lezioni sull’argomento tabù “sionismo”. È solo un’ideologia politica ma pare, lo conferma pure il Presidente Napolitano, che non lo si debba criticare se non si vuole passare per antisemiti.
Il nostro presidente Napolitano è convinto che criticare il sionismo equivalga a “negazione della fonte ispiratrice dello stato ebraico, delle ragioni della sua nascita ieri, e della sua sicurezza oggi”. Sono d’accordo con le parole di Napoletano che ho appena citato, io infatti nego la fonte ispiratrice dello stato ebraico, ma questo non significa ancora essere antisemiti. Io non nego agli ebrei il diritto di esistere in quanto ebrei. Nego a Israele il diritto di esistere “in quanto stato ebraico” (così coinvolgiamo pure il Presidente del Consiglio Prodi). Il presidente Napoletano e il primo ministro Prodi hanno evidentemente dimenticato che gli stati moderni esistono solo da poco nella storia, sono destinati probabilmente a sparire relativamente presto e si trasformano piuttosto spesso. Prendiamo il Sud Africa. Era una repubblica bianca che dominava su una maggioranza nera senza diritti politici.
Oggi esiste sempre lo stato del SudAfrica ed è ancora una repubblica ma non è uno stato per soli bianchi. Israele è una repubblica ebraica che domina su una maggioranza (con i profughi) palestinese la quale non ha diritti. Io credo che Israele debba diventare uno stato non ebraico, uno stato per ebrei e palestinesi come il SudAfrica è diventato uno stato per bianchi e neri. La democrazia è una grande conquista perché mette tutti i cittadini, indipendentemente dall’etnia o dalla religione, sullo stesso piano politico. Una “democrazia ebraica” è una contraddizione. Vuol dire democrazia solo per gli ebrei. Ma in Palestina vi sono, vi sono sempre stati i palestinesi e sempre vi saranno. Che facciamo, signori Napolitano e Prodi? Per conservare “ebraico” lo stato d’Israele cacciamo tutti i palestinesi (come s’è cominciato a fare nel 1948)? Li sterminiamo come l’esercito israeliano fa ogni giorno da 60 anni? Li chiudiamo nelle prigioni a cielo aperto di Gaza e Cisgiordania dopo aver loro tolto l’acqua e i mezzi di sostentamento? Certo possiamo chiamare queste prigioni “stato palestinese” per tranquillizzare la nostra coscienza ma sempre prigioni restano e qualunque cosa noi facciamo e diciamo resteranno un focolaio di ingiustizia, disumanità e violenza.
I presidenti Napolitano e Prodi non hanno mai detto che si doveva conservare il SudAfrica “in quanto stato bianco”, e allora perché sprecare fiato per Israele? Anche lo “stato ebraico” è destinato a sparire. Molto presto a mio avviso; non pongo limiti alla provvidenza del Signore o della storia. Mi ispiro ai rabbini antisionisti di “Naturei Karta” che “pregano ogni giorno per la scomparsa pacifica dello stato di Israele”. Quando “lo stato ebraico” sparirà e verrà sostituito da uno stato per ebrei e palestinesi, sarà un bel giorno per l’umanità. Se ancora c’è qualcuno che è veramente antisemita (ma è una genìa che è quasi del tutto scomparsa per fortuna), quel giorno, perderà un motivo per chiedere lo sterminio degli ebrei.
Perché ritorno su vecchie dichiarazioni del Presidente Napoletano? Gli ho già scritto una lettera aperta qualche mese fa e chi è interessato può rintracciarla su internet; è stata tradotta in francese, inglese, spagnolo, è stata pubblicata su vari siti nel mondo ed è stata anche letta alla radio nazionale venezuelana. (E si! che ci volete fare, l’antisionismo si diffonde rapidamente). Torno alle dichiarazioni del Presidente perché fanno da sfondo ai recenti attacchi che due giovani e baldanzosi giornalisti di La stampa e dell’Unità hanno indirizzato contro il Master Enrico Mattei sul Medio Oriente e il suo ideatore, lo storico dell’Università di Teramo Claudio Moffa. Entrambi i giornalisti si compiacciono che l’Università abbia soppresso il Master in quanto “non coerente con gli obiettivi formativi complessivi” dell’università. Mi chiedo cosa sia compatibile con gli obiettivi formativi complessivi di questa piccola e fino a poco fa ignota università. Il Medio Oriente è il punto focale dell’attuale scontro di civiltà (che tutti dicono di voler scongiurare). Se un’università che pochi conoscono e che non sembra essersi distinta per importanti contributi alla cultura e alla ricerca non ritiene che un approfondimento senza pregiudizi e senza paure (e servilismi) sul Medio Oriente non sia compatibile con i suoi “obiettivi formativi complessivi”, ci chiediamo cosa ci stia fare. Ognuno, è vero può scegliere di morire della morte che vuole, o, ciò che è anche peggio in questo caso, tirare avanti nella vita che vuole. I nostri due giornalisti sono evidentemente contrari a quegli sforzi che possono elevare il livello degli studi in Italia.
I loro due articoli in verità sono due esempi eccellenti di come non si debba fare giornalismo. Non mi voglio soffermare sulle accuse di negazionismo e di antisemitismo che vi troviamo a profusione. Credo che un giornalista vero debba ricercare i fatti, sforzarsi di vedere il nuovo, capire le tendenze è percepire i mutamenti. Niente di tutto questo nei due articoli. Allora cerchiamo di fare noi quello che i due non hanno fatto.
Tra i tanti argomenti affrontati alla conferenza sulla Storia Imbavagliata, interna al Master, il sig. Bruno Gravagnuolo, evidentemente più informato dell’altro Bruno, il Mantelli della Stampa, ne sceglie due: L’Olocausto tra storia e ideologia e poi, anche il mio intervento: Dopo Soros, Lobby ebraica, tabù infranto? Ottima scelta, sig. Bruno! Se lei vuole provare, con questa scelta che a Teramo c’era una barca di “antisemiti”, ha proprio sbagliato i suoi calcoli. Lei non è aggiornato e ripete cose ormai screditate. Lei dell’attuale Medio Oriente non capisce un bel niente. Guardi che stiamo parlando di una regione dove gli americani stanno combattendo una guerra già persa, in Iraq. Stiamo parlando del Libano dove l’anno scorso Israele ha subito una sconfitta storica per mano di un piccolo esercito di resistenti. Stiamo parlando della Palestina dove Hamas ha vinto le ultime democratiche elezioni, stiamo parlando dell’Iran contro cui Israele e la sua lobby in America vorrebbero trascinare il governo Bush, come sono riusciti a fare contro l’Iraq. Vorrebbero che l’Iran fosse attaccato ma temono la sua posizione di paese ormai assurto al rango di potenza regionale.
Di cosa ci vuole parlare lei? Ci vuole dire che attaccare l’uso politico e ideologico dell’olocausto è antisemitismo. Si informi, come diceva Totò. Si legga l’Industria dell’Olocausto di Norman Finkelstein, si legga Il settimo milione di Tom Seghev, si legga gli scritti di Tony Judt o di Israel Shamir. Sono tutti studiosi ebrei. Si legga La Judeomanie di Jean Robin. Legga! Altro che negazionismo! Ormai questi storici e le loro posizioni sono al centro del dibattito, non più ai margini come qualche anno fa. E ciò malgrado gli sforzi di quelli come lei che per ignoranza o riverenza verso il discorso (sempre meno) dominante si adoperano per tener lontano quel dibattito dai vostri giornali. Faurisson non nega la sofferenza ebraica, nega solo le camere a gas di cui pare (non è la mia specializzazione) non c’è prova certa.
Sull’argomento lobby ebraica, la sua ignoranza è ancora più irresponsabile. Negli Stati Uniti il dibattito è aperto e fa passi da gigante. E lo sa perché? Ma perché molti americani temono un’altra guerra a favore di Israele; temono un’altra catastrofe come quella irachena. Che dico, più grave ancora! Ma lei forse è favorevole ad attaccare l’Iran. La lobby in America non fa altro che istigare alla guerra. Per lei forse non esiste la lobby ebraica, vero? Legga i giornali americani e la scoprirà. Mersheimer e Walt l’hanno denunciata con dettagliati resoconti dei suoi interventi; Zbigniew Brzezisky ha chiesto “perché la lobby israeliana dovrebbe essere immune dalle critiche?”. Il Presidente Carter ha dichiarato che la Lobby ebraica “è la lobby più efficiente che io abbia mai visto, quando ero presidente e dopo di allora. … Sono estremamente potenti in questo paese. E il loro scopo non è quello di promuovere la pace in Medio Oriente. Il loro scopo e spiegare le politiche del governo di Israele in un determinato momento e ottenere quanto più sostegno possible per quelle politiche in America”. Il potere della lobby è talmente grande che, dice Carter, “se qualcuno vuole essere eletto o rieletto al Congresso sarebbe inconcepibile per lui dire ‘Se sarò eletto, assumerò una posizione equilibrata tra Israele e i Palestinesi’ oppure affermare ‘ Spero che Israele si ritiri dai territori occupati e rispetti la legalità internazionale’, o ancora ‘Farò in modo che i diritti umani dei palestinesi siano rispettati’. Sarebbe un suicidio politico” (http://seattletimes.nwsource.com/html/localnews/2003475989_webcarterqanda13.html). Ma questo si chiama controllo politico del Congresso! Complotto! Complotto! e lo dice Carter! Come la mettiamo? Lo accusiamo di essere un antisemita pure lui? Così ha fatto la lobby in America. Prego sig. Gravagnuolo lo faccia pure lei, si renda ridicolo. E poi infine, sig. giornalista, si legga le dichiarazioni di Soros, che è ebreo e sa quello che dice, visto che ha finanziato le cosiddette rivoluzioni arancioni in Serbia, Georgia e Ucraina.
Sul volume 54, numero 6, della prestigiosa New York Review of Books (12 aprile 2007) egli ha fatto pubblicare un suo articolo intitolato On Israel, America and AIPAC in cui afferma che la causa delle scelte politiche sbagliate dell’amministrazione Bush in Medio Oriente “si trova nella dilagante influenza dell’American Israel Public Affairs Committee (AIPAC), che influisce fortemente su entrambi i partiti Democratico e Repubblicano. La missione dell’AIPAC è di assicurare il sostegno americano a Israele ma negli anni recenti si è spinto oltre ogni limite. Si è alleato strettamente con i Neoconservatori ed è stato un entusiastico sostenitore dell’invasione dell’Iraq. Ha esercitato attivamente la sua attività di lobbying per ottenere la conferma di John Bolton quale ambasciatore USA alle Nazioni Unite. Continua ad opporsi ad ogni dialogo con un governo palestinese che abbia al suo interno Hamas. Ancora più di recente, è stato tra i gruppi di pressione che sono riusciti a imporre alla direzione del partito Democratico di lasciar cadere la condizione che il Presidente ottenga la preventiva approvazione del Congresso per poter attaccare l’Iran”. Se le dico io cose del genere, mi accusate di essere “antisemita” di dare “fiato a leggende antisemite (il complotto, la menzogna) che negano verità acclarate e offendono la memoria dei sopravvissuti”. Se poi lo dicono Carter e Soros (e Soros!), li vogliamo accusare di essere nazisti? Ma Soros e Carter non si limitano a questo e accusano la lobby di “sopprimere il dibattito”, proprio come vuole fare lei. Appartiene anche lei alla lobby?
Israele e i suoi lobbisti in America sono preoccupati. Lo apprendiamo da Ha’aretz che scrive: “La tendenza a delegittimare l’esistenza di Israele come stato ebraico sta crescendo, non solo in Europa ma anche negli Stati Uniti, secondo degli accademici ebrei-americani e dirigenti di comunità. Gli attacchi anti-israeliani – essi hanno affermato - stanno addirittura iniziando a incidere sui sostenitori di Israele, che sono stati accusati di tentare di bloccare il pubblico dibattito. La tendenza alla delegittimazione sarà uno degli argomenti in discussione ad una conferenza sul futuro del popolo ebraico che si apre a Gerusalemme martedì mattina”. Una conferenza! E lei non ne sapeva niente!
La cosa si fa seria al punto che il povero leghista antidiffamatorio Foxman dichiara: “Nel passato, le persone che affermavano che i sostenitori di Israele controllano i media e la politica appartenevano ai margini, ma dopo che lo ha detto pure l’ex presidente Carter, questa idea è diventata legittima nel discorso dominante. Oggi il dibattito verte addirittura su argomenti come stabilire fino a che punto si estende il dominio degli ebrei”. Un’idea legittima nel discorso dominante! E lei non se n’era accorto! La lobby è allo sbaraglio, caro Gravagnuolo, lei non ne è consapevole, poverino, ma le assicuro che è vero. Il presidente dell’Università Brandeis, Jehuda Reinharz, che certo ne sa più di lei, ha confidato ad Haaretz: “Non vedo uno sforzo combinato delle organizzazioni ebraiche per combattere questa tendenza, e in verità, io stesso non so come potrebbe essere fatto”.
Signor Gravagnolo ….. Ma ci faci il piacere! E anche lei sig. Mantelli!
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