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Lettera aperta a Clementina Forleo

di Paolo Franceschetti - 05/11/2007

 

Questa lettera aperta era in realtà l’articolo mensile che avrei dovuto pubblicare su una rivista giuridica. La lettera non è stata pubblicata perché ritenuta non in linea con i contenuti di una rivista di diritto. La pubblico qui, sperando che a lei, giudice, arrivi.

Molti di voi si domanderanno cosa c’entra una lettera aperta al giudice Forleo con un articolo che dovrebbe parlare ancora una volta di sentenze, e di leggi.
Invece c’entra e molto.

Mi perdonerà, giudice, se uso l’articolo di una rivista per scriverle. Ma in primo luogo non saprei come contattarla diversamente per darle la mia solidarietà.
In secondo luogo in questo editoriale tratterò problemi comuni a tutti i giuristi, ove il suo problema è solo la manifestazione esterna di un sistema che ha ragioni più profonde e che coinvolgono tutti.

Nell’editoriale che avevo già pronto annunciavo la nascita di cinque collane giuridiche per diversi editori. Una di queste collane si intitola "i casi giudiziari" e in essa pubblicheremo le sentenze più importanti che riguardano gli ultimi cinquanta anni di storia italiana, da Portella della Ginestra a Ustica.

La collana nasce dalla stessa esigenza da cui nasce il mensile che dirigo, Altalexmese: informare. La rivista mensile nasce per permettere al giurista, sia esso professionista, studioso o studente, di aggiornarsi in termini rapidi sulle evoluzioni giurisprudenziali. Ho sempre trovato assurdo che per leggere alcune sentenze dovessi impiegare ore o giorni, specie se la sentenza tratta temi molto importanti, dal momento che ho sempre avuto una cronica mancanza di tempo (come tutti i giuristi, penso), per cui rimanevo con difficoltà al passo con le evoluzioni giurisprudenziali nelle tre materie principali, amministrativo, civile e penale.

La collana di libri nasce dalla stessa esigenza: informare i giuristi, che spesso non conoscono le reali vicende del caso Ustica, di casi giudiziari recenti riguardanti la politica italiana, e di tanti altri. Siamo costretti a informarci dai giornali, ma i giornalisti non sono esperti di diritto e spesso sono anche in male fede o disinformati; di conseguenza mi rendo conto che quando vado a leggere le sentenze integrali sui casi più famosi, queste dicono sempre cose diverse rispetto ai giornali siano essi di destra o di sinistra.

Allora in rete, o sulle riviste giuridiche, si trovano sentenze sul diritto di erbatico (Cassazione a sezioni unite, di pochi mesi fa), centinaia di sentenze sull’impugnazione dei verbali della polizia stradale ove si multano automobilisti con gli autovelox, ma nulla sui casi più importanti. C’è, in altre parole, un vero vuoto informativo su vicende che invece dovrebbero rivestire primaria importanza per un giurista, sia esso un magistrato, un avvocato, o uno studente.

Ecco, vengo a noi, giudice. Mi ha molto colpito quello che ha detto sulla morte dei suoi genitori. Perché le erano arrivati già degli avvertimenti che ne preannunciavano la morte in estate, ma quando morirono quel 25 agosto lei pensò ad una coincidenza. Ho letto addirittura una sua intervista di qualche tempo fa, a Sabelli Fioretti se non erro, in cui lei parlando del clima in cui viveva disse "pensi… arrivai persino a pensare ad un sabotaggio…". In altre parole, nonostante tutto, fino a poco tempo fa escludeva ancora che fosse un incidente provocato. Ultimamente però si è accorta che non è così. Forse non fu un incidente, come non lo fu quello che capitò a lei e suo marito, ma in cui vi salvaste.
L’altra cosa che mi ha colpito è quello che ha detto sul fatto che le sue denunce relative a questi fatti non sono state prese in considerazione.

Anche io penso non sia un incidente. Sa perché? Perché ho letto sui giornali il tipo di incidente.
Una mia collega di studio si occupa di cosiddetti poteri occulti. In una settimana io e lei abbiamo subito tre incidenti da cui siamo scampati per un pelo: una rottura dello sterzo, e due rotture del perno della ruota posteriore (su due moto diverse). Le rotture dello sterzo e della ruota erano dirette a questa mia collega, perché si trattava della sua moto che io avevo malauguratamente preso in prestito. Dopo questi incidenti mi è venuto qualche sospetto; mi sono informato meglio e sono diventato mio malgrado un "esperto" di incidenti stradali.

In incidenti analoghi sono morti molti testimoni di Ustica: il maresciallo Zummarelli, travolto da una moto; poi il colonnello Sandro Marcucci precipitato col piper. Il colonnello Giorgio Teoldi, comandante dell'Aeroporto Militare di Grosseto è morto in un incidente stradale di cui non sono riuscito a capire le modalità. Giorgio Furetti, Sindaco di Grosseto, poco tempo dopo aver manifestato l'intenzione di volere raccontare alcune cose ai giudici muore investito da un motorino. E questi sono solo alcune delle morti di Ustica che sono molte di più. In un incidente analogo – per fare un solo esempio diverso da Ustica - è incappato il carabiniere Placanica, implicato nei fatti del G8: rottura improvvisa dello sterzo in un rettilineo ma per fortuna l’auto non ha cozzato contro ostacoli e si è salvato.
La storia d’Italia è disseminata di rotture accidentali dello sterzo, di auto che escono di strada senza alcun motivo, come è capitato ai suoi genitori e come – non faccio fatica a immaginarlo – sarà capitato anche a lei.

Si tratta di un modo assolutamente geniale per sabotare qualcuno. Si provoca un’avaria; se la persona muore tanto meglio; se non muore, va bene lo stesso, perché comunque è stata "avvertita". Inoltre, se la persona rimane in vita, qualora andasse a raccontare la cosa nessun organo di polizia le crederà e archivieranno la cosa come un incidente casuale. E se poi questa persona andrà in giro a raccontare che le capitano incidenti e si tratta di un sabotaggio la prenderanno per paranoica.

Che è infatti quanto succede al carabiniere Placanica, e a lei, a quanto pare. E a me, ora che scrivo queste cose.
Lei lo sa che due testimoni, nel processo di Ustica, sono morti in volo durante l’esibizione delle frecce tricolori a Ramstein in Germania? In quell’occasione ci furono oltre 50 morti, forse 69 se non ricordo male. E lo sa che sempre nel caso Ustica, ma anche in tanti altri casi simili, i testimoni che sono morti in un incidente diverso da quello stradale si sono suicidati, e che normalmente lo hanno fatto in due modi: buttandosi da un terrazzo, o impiccandosi? Nei casi in cui si impiccano, guarda caso, lo fanno sempre toccando le ginocchia a terra (nel gergo degli addetti ai lavori vengono chiamati "suicidi in ginocchio").
E se da Ustica ci rivolgiamo ad altre vicende troviamo generali dei carabinieri che esplodono in volo con l’elicottero (Enrico Mino, nel 1977).
Il generale dei carabinieri Ciglieri che uscì di strada mentre procedeva a velocità moderata su un rettilineo. E tanti altri. L’elenco sarebbe infinito, senza contare l’elenco delle persone morte senza che nessuno abbia mai neanche sospettato un incidente.

Se le persone disinformate, quelle distratte, possono pensare a coincidenze, in realtà chiunque si occupi di queste cose in modo più approfondito, quando legge di queste morti, capisce chiaramente che non si è trattato di un suicidio. E’ un omicidio, e il suicidio è inscenato talmente male, che a chiunque ha occhi per vedere arriva un messaggio chiaro e forte: state attenti, vi possiamo colpire in ogni momento, e la faremo franca, e nessuno vi difenderà, perché nessuno vi crederà.

Ora però una precisazione va fatta caro giudice. Perché lei è un magistrato, e io sono un avvocato, e non possiamo basarci su sospetti, ma in genere vogliamo prove. Se lei approfondirà il caso Ustica vedrà che lo stesso giudice Priore ha escluso che si trattasse di incidenti provocati. Nel caso del maggiore Teodoldi, ad esempio, il magistrato scrive che si è trattato di una banale invasione di carreggiata, e non c’è alcun motivo per considerarlo un incidente provocato.
Il carabiniere Placanica dice che il suo incidente è assolutamente anomalo, ma chi se ne è occupato non ci ha ravvisato nulla di strano… è uscito di strada, punto e basta.
Anche l’incidente delle frecce tricolori è stato archiviato come un caso.

Bene. Siamo giuristi, dobbiamo attenerci ai fatti e alle prove: non ci sono prove per dire che si tratti di incidenti, come io non ho prove per dire che gli incidenti capitati alla mia collega sono stati provocati.
Allora delle due l’una. O dal punto di vista statistico occuparsi di poteri occulti aumenta il rischio di incidenti, a causa di un singolare mistero della vita che solo Dio potrebbe risolvere; oppure dobbiamo concludere che dietro a questi fatti non c’è il caso ma la volontà umana.

Dopo un po’ questi incidenti diventano la norma. Quei pochi che sono "nell’ambiente" e si occupano di queste cose, sono portati a considerare normali certe vicende. Chi è estraneo a queste vicende invece le ignora e pensa si tratti di fantascienza.

Qualche giorno fa, per coincidenza, ho parlato con il deputato Falco Accame (che mi ha dato la sua autorizzazione a scrivere quanto sto per scrivere); ex presidente della Commissione Difesa della Camera, si occupa da anni di queste cose e parlammo, appunto, proprio di "incidenti". Anche lui mi ha confermato che all’inizio era sbigottito. Non credeva fosse possibile. Pensava al caso. Alla coincidenza. Riporto le sue parole: "All’inizio mi sembrava una cosa fantascientifica. Solo dopo molto tempo ho capito che i misteriosi incidenti in cui mi sono imbattuto nel mio lavoro specie nel campo dei servizi segreti e di vicende connesse non erano casuali. Il più recente Mario Ferraro, ma poi penso al gen. Mino, Rocca, Ciglieri, Anzà, Manes (Ferraro è stato trovato morto impiccato al portasciugamani del suo bagno)".

E sa, caro giudice, quale è il paradosso? Che denunciando pubblicamente questi fatti, paradossalmente si fa anche il loro gioco. Perché questi incidenti nascondono un messaggio. Mi spiego. Molte persone degli ambienti istituzionali proveranno a farla passare per pazza, molte persone attorno a lei continueranno a dirle che gli incidenti che le sono capitati sono coincidenze, e faranno finta di non capire la situazione in cui lei si trova, ma in realtà questi incidenti contengono un messaggio che arriva chiaro e forte a tutti coloro che si occupano di poteri occulti, ed è: attenzione, perché a occuparsi di queste cose si fa una brutta fine.

Talvolta mi è capitato di vedere "RIS delitti imperfetti", il telefilm che parla del RIS di Parma. Mi viene da sorridere quando lo vedo. Mi piace perché mi dà un senso di sicurezza. Li pare che tutto si risolva sempre, tranne quando muoiono le fidanzate del capitano Venturi, l’unico che ha la sventura di innamorarsi sempre di persone che poi vengono uccise.
Ogni episodio c’è un omicidio; spesso il morto sembra deceduto in un normale incidente, ma poi immancabilmente il capitano Venturi o il tenente Martinelli, da un capello ritrovato a cento chilometri dal luogo dell’incidente, appartenente a un cugino di secondo grado della vittima, e che contiene tracce di una sostanza che si può trovare solo nel cortile della casa in cui il morto da bambino andava a rubare le caramelle, intuiscono che non si tratta di un incidente e vogliono andare a fondo.
Nelle realtà, se vieni trovato suicida con le ginocchia per terra nessuno indagherà, e se indagheranno non approderanno a nulla.
E se ti capita un incidente (in un rettilineo) mentre ti stai occupando di mafia, massoneria, e poteri occulti, dicono che sei un mitomane oppure che devi cambiare moto perché è usurata.

Le trascrivo qui un pezzo tratto dal caso Ustica: "Nel caso del medico G. Totaro, suicidato il 2.11.92 per impiccagione… le modalità dell’atto – la corda era attaccata a una sbarra a poco più di un metro di altezza – avevano indotto qualche sospetto sulla realtà di un’azione suicidaria. Ma gli accertamenti hanno determinato con sufficiente sicurezza come causa del gesto una profonda delusione sentimentale, sofferta dall’ufficiale proprio in quel periodo".

Mi perdoni giudice se faccio dell’ironia… ma legga bene quali chicche contenga questo capolavoro di intuito giudiziario, che più lo leggo e più mi viene da ridere:

1) Gli accertamenti hanno determinato con "sufficiente sicurezza"…. L’espressione sufficiente sicurezza è senza senso. O uno ha la sicurezza, o non ce l’ha… una sicurezza sufficiente non esiste, perché la sicurezza non può essere sufficiente, buona o ottima. La sicurezza è una certezza. E una certezza non conosce gradazioni. Mi ricorda l’espressione "è un po’ incinta". Forse in questo caso sarebbe appropriato usare l’espressione "il poveretto si è un po’ suicidato".

2) Le modalità dell’atto hanno indotto "qualche sospetto"… ho notato ascoltando le sue interviste che lei ha un gran senso dell’umorismo; ora, se lei è un appassionata di film comici, questa espressione non le ricorda il "leggerissimo sospetto" di Fantozzi sull’identità dell’amante della moglie?


Ho letto un’intervista al PM De Magistris in cui lui temeva pallottole o tritolo. Se mi posso permettere, da studioso "esterno" di questa materia, non credo che rischi pallottole o tritolo; il rischio maggiore è quello di un incidente stradale per rottura accidentale dello sterzo. E’ possibile anche un suo suicidio che faranno passare per un episodio depressivo, o magari un colpo di pistola esploso per caso durante una rapina, come successe se non ricordo male al maresciallo Boemio, (anche lui tra i decessi sospetti del caso Ustica) oppure un infarto improvviso dopo aver bevuto un caffè in un bar.

Talvolta, quando mi scontro con l’inefficienza della nostra polizia mi viene rabbia verso il singolo individuo. Un giorno, che mi interrogarono cercando di insinuare che la mia collega fosse stata avvelenata da una mia ex fidanzata gelosa, avrei voluto saltare al collo del poliziotto e farmi arrestare per un reato vero, quello sì…. strangolamento di poliziotto durante un interrogatorio, fattispecie non prevista dal codice ma che la mia immaginazione di giurista ha subito inquadrato nelle cosiddette "scriminanti non codificate".

Poi però penso che non è colpa loro. E’ il sistema in cui viviamo che crea questi mostri.

Abbiamo un sistema giuridico assolutamente folle, ma a cui siamo assuefatti e che ci sembra assolutamente normale.
Un sistema giuridico in cui occorre scomodare nientemeno che la Cassazione a sezioni unite per sapere a chi spetta il diritto di erbatico su un campo (cioè il diritto a pascolare le pecore: v. Altalexmese del numero scorso).
Per una sentenza del genere (che, ricordiamolo non decide la sostanza della questione, ma decide unicamente quale giudice dovrà decidere) ci sono voluti anni, migliaia di euro spese in avvocati, e chissà quante decine di migliaia di euro per le ore di lavoro dei magistrati, dei cancellieri, e del personale vario, che in qualche modo hanno contribuito all’emanazione di questa sentenza.

Tutti noi, giudici e avvocati, perdiamo ore di tempo solo per capire se la notifica deve essere fatta a mani o per posta; anni di lavoro e di studi per capire se gli oneri condominiali vanno pagati dal conduttore o dal proprietario; anni di lavoro per arrivare in Cassazione e capire se rubare una marca da bollo integra gli estremi della truffa o del peculato, o per capire la sorte della cartella esattoriale senza accertamento. Aggiungiamo poi che le leggi sono spesso incomprensibili. Le sentenze anche.

Il tutto ha come conseguenza un sistema giuridico al collasso, dove anche noi che siamo avvocati, per capire se possiamo detrarre una determinata spesa dalle tasse, dobbiamo rivolgerci ad uno specialista, perché siamo i primi a non saper decifrare le leggi e comunque per farlo impiegheremmo troppo tempo. Poi però non sappiamo nulla di vicende come Ustica, Piazza Fontana, Piazza della Loggia, e il giorno in cui ci imbattiamo in vicende del genere, magari, arriviamo a pensare addirittura che l’incidente capitatoci sia casuale.

Qualche settimane fa apparve su Altalex e su Pratica Forense la sentenza della Cassazione sullo spaccio dei semi di rosa hawayana. Come posso prendermela con un poliziotto che tutto il giorno combatte per capire se i semi di rosa hawayana rientrano o no nelle sostanze vietate come stupefacente? Se io che sono un avvocato e dirigo due riviste giuridiche ho impiegato un’ora a leggerla e capirla, immagino la difficoltà che incontrerà il poliziotto, che di ore ne impiegherà almeno il triplo, e che certo non ha tempo allora, per capire che l’incidente capitato alla mia collega è identico a quello di altre centinaia di persone, cosa che sarebbe sufficiente per far scattare un indagine più accurata.

D’altronde, occorre riflettere sul fatto che nelle more del processo di Ustica vennero cambiate alcune importanti leggi penali, quella sull’abuso di ufficio e quella sui delitti contro la personalità dello stato; che nelle more dei processi iniziati con tangentopoli cambiarono la legge sul falso in bilancio, quella sulla prescrizione, ecc., in modo da rendere impunibili alcuni soggetti coinvolti nelle varie vicende. Se si riflette su queste cose ci si rende conto che il sistema è quello che è, e non cambierà tanto facilmente, perché è un sistema in cui ciascuna variabile dipende dall’altra.

I poteri occulti esistono e possono agire perché le forze di polizia e la magistratura sono paralizzate; queste forze sono paralizzate perché le leggi sono confezionate appositamente in modo da paralizzarle; ma le leggi sono fatte dai politici, quindi i politici sono parte integrante dei poteri occulti; ma i politici – quei politici che si fanno le leggi ad hoc - sono eletti da noi.
Purtroppo anche noi siamo parte del sistema e lo alimentiamo. Il potere occulto siamo noi, diceva Madame Blavatsky nel 1800 in uno dei suoi libri di teosofia. Lì per lì quando lessi il libro, quindici anni fa, la ritenni una farneticazione, ma in effetti poi a 40 anni suonati ne capisco il senso. Già, perché ad ogni elezione, in genere, ho votato un partito o un movimento che poi mi sono regolarmente pentito di aver votato. So che lei è di idee politiche diverse dalle mie. Ma non conta. Alle ultime elezioni ho votato un partito che poi ha eletto tra i suoi senatori nientemeno che un tipo che era stato condannato a venti anni per aver ucciso un poliziotto durante una rapina. E stendo un velo pietoso su ciò che ho votato in passato.

Il sistema non cambierà tanto presto giudice. Non cambierà grazie a lei, o grazie a me che scrivo questi editoriali o grazie alla collana che pubblicheremo, come non è cambiato nonostante tutti quelli che hanno combattuto e che sono addirittura morti per questo ideale.
Ci vorranno decenni perché cambi un sistema del genere e purtroppo penso che non vedremo mai il sistema perfetto che io e anche lei immagino, sogniamo, in cui le leggi saranno chiare, semplici e giuste, e verranno applicate in modo uguale per tutti, e le tasse verranno distribuite veramente a chi ha bisogno e per opere pubbliche, e i politici prenderanno il loro lavoro come un servizio, e non come un privilegio, e penseranno prima di tutto ai bisogni del paese e solo in minima parte ai loro.
Allora mi piace pensare che il sistema un giorno, anche se io non sarò li a vederlo, sarà diverso anche grazie al mio contributo, al suo e di tutte quelle migliaia di persone che, nonostante tutto, vanno avanti nella loro lotta per la giustizia.

Quando io e miei colleghi accettammo in studio una collega che si era imbattuta nei cosiddetti poteri occulti (impropriamente chiamati così, perché in realtà sono palesi, per chi ha occhi per vedere) e ce ne dovemmo occupare per lavoro mi dissi che da quel giorno sarebbe iniziata la mia corsa contro il tempo. Non potevo sapere quanto tempo ancora mi sarebbe rimasto e ogni giorno che mi viene regalato penso che potrebbe essere l’ultimo.
D’altronde, un mio amico qualche giorno fa ha perso il suo bambino di otto anni in un banale incidente stradale da cui lui è uscito senza un graffio. E allora dico a me stesso che il destino è tale da non permetterci di poterlo governare. Ed è inutile preoccuparsi per la propria incolumità perché il nostro destino è comunque scritto.
La lascio con l’augurio che feci a me stesso qualche anno fa; le auguro che il destino le dia la forza per continuare nel suo cammino. E mi auguro che sia vero quello che mi dicono le persone che mi consigliano spiritualmente: la vita ti fa affrontare solo le prove che tu sei in grado di sopportare. E c’è un senso per ogni cosa che ci capita, per la morte del bambino del mio amico, e per quella dei suoi genitori. La abbraccio e le mando tutta la mia solidarietà. Tra pazzi ci si intende e mi creda, siamo anche in molti ad esserlo.

PS. E lo sa giudice….? Anche il fatto che questo articolo, in forma di lettera, non sia stato pubblicato sulla rivista per cui originaramente era prevista è indicativo. Il giurista può parlare del diritto di erbatico, del danno esistenziale (categoria su cui esce una sentenza al mese da anni oramai); del contratto a favore di terzo avente ad oggetto formicai del Gabon, ma non di temi generali, come politica e magistratura. Questi non sono temi giuridici. E infatti i giuristi in genere non li conoscono e li ritengono, per usare le parole dell’onorevole Accame, fantascientifici.

Paolo Franceschetti. Avvocato. Docente a contratto di diritto civile all'università di Teramo (SSPPL). Direttore scientifico della rivista Altalexmese. Codirettore della rivista "La pratica forense" edita da Maggioli; Coordinatore della collana "L'esame da avvocato" edita da Maggioli. Curatore del corso di preparazione all'esame da avvocato, Viterbo. Docente nei corsi intensivi del CSA per l'esame da avvocato (Milano, Bologna). Autore dei testi: Corso di diritto amministrativo (La tribuna, 2002); Corso di diritto penale (La tribuna, 2003); Obbligazioni e responsabilità civile (Napoli, 1996); Il contratto (Simone, 2003); Responsabilità civile (Simone, 2001); I singoli contratti (Simone, 1998). Autore di articoli, note a sentenza, saggi.