Darfur, la guerra sconosciuta
di Matteo Fagotto - 29/12/2005
Fonte: peacereporter.net
Radici e spiegazioni di un conflitto stravolto dai media
Molti ne parlano, ma pochi lo fanno a ragion veduta. Il conflitto del Darfur, scoppiato nel febbraio 2003 e che finora ha provocato la morte di 300 mila persone, è stato presentato, a seconda degli schieramenti, come un brutale genocidio condotto dalle milizie Janjaweed con l’ausilio dell’esercito sudanese o come una rivolta interna di gruppi ribelli composti da semplici criminali. Ma quali sono le ragioni che hanno portato allo scoppio della guerra e perché il conflitto, a differenza delle altre guerre africane, ha ricevuto una copertura mediatica così ampia?
La storia. Nonostante la recrudescenza avutasi dal febbraio 2003, il conflitto nel Darfur è vecchio di almeno 50 anni, anche se in passato gli scontri tra le varie comunità della regione erano molto più circoscritti. Il presentare la guerra come uno scontro tra Arabi e Africani, come è stato fatto, non è corretto. In primo luogo perché le comunità che abitano il Darfur sono tutte autoctone, di pelle scura e musulmane, e i matrimoni “misti” sono stati all’ordine del giorno per secoli. Le radici del conflitto riportano alla lotta per il controllo delle risorse, terra e acqua, tra le comunità stanziali della zona centrale del Darfur e gli allevatori nomadi, che abitano le parti settentrionale e meridionale. L’avanzata del deserto e la politica del governo sudanese, che ha sempre sfruttato queste rivalità per controllare la regione, hanno però fatto precipitare la situazione. Da qui le istanze dei gruppi ribelli, che accusano Khartoum di trascurare le comunità autoctone nonostante le popolazioni del Darfur abbiano sostenuto buona parte dello sforzo militare nella ventennale guerra civile contro il sud cristiano.
Il sostegno estero. Il Darfur è stato spesso al centro di lotte tra i paesi limitrofi. Già Gheddafi negli anni ’80 utilizzò guerriglieri darfurini nella guerra contro il Ciad, mentre nel 2003 i ribelli hanno goduto del sostegno del governo eritreo e di parte dell’establishment ciadiano, appartenente alla comunità Zaghawa che popola anche parte del Darfur. I legami con il Ciad sono quelli più stretti e risulteranno decisivi per gli esiti della guerra. Il presidente ciadiano Idriss Deby ha appoggiato il governo sudanese nella crisi darfurina, scontrandosi con parte della comunità Zaghawa con cui è ai ferri corti ormai da mesi. Il recente cambio di rotta di Deby, che ha accusato il Sudan di sostenere i gruppi ribelli ciadiani che hanno base nel Darfur, sta a dimostrare come per il presidente il tempo degli equilibrismi sia finito, e come il legame con Khartoum si stia rivelato controproducente per la sua leadership, che in patria è ai minimi storici. Un cambio della guardia a N’Djamena significherebbe nuova linfa per i ribelli darfurini.
Il ruolo occidentale. Ma qual è il ruolo dei paesi occidentali nel conflitto? La guerra nel Darfur è stata presentata come un genocidio condotto dalle milizie Janjaweed contro le popolazioni africane. Non c’è dubbio che le atrocità contro i locali siano avvenute anche grazie al sostegno del governo sudanese, ma le colpe non sono solo da una parte. I racconti dei profughi parlano anche dei crimini commessi dai ribelli, che godono di appoggi forti all’estero. Testimonianze confermate dagli operatori umanitari, molti dei quali riferiscono come i ribelli siano meglio armati dell’esercito. La risposta potrebbe venire dai giacimenti petroliferi da poco scoperti nel sud del Darfur, e che sarebbero stati dati in concessione alla Chinese National Petroleum Corporation. Lasciando fuori dalla torta le imprese occidentali dopo che gli Usa si sono impegnati a fondo negli ultimi anni per risolvere la guerra civile tra nord e sud. Un brutto rospo da ingoiare per Washington, che da allora è tornata a una politica di ostilità nei confronti del governo sudanese, seguita a ruota da Londra. E non è un caso che al Consiglio di Sicurezza dell’Onu i più strenui difensori di Khartoum siano proprio i Cinesi, mentre Usa e Gran Bretagna sono pronti a addossare al governo sudanese le responsabilità di qualsiasi atrocità. A dimostrazione di come la guerra venga presentata sotto luci diverse a seconda dei poco limpidi interessi in gioco.