Massimo Fagioli, il guru di Bertinotti
di Miguel Martinez - 16/01/2008
Da tempo, volevo scrivere qualcosa sul rapporto tra il presidente della Camera, Fausto Bertinotti, e il guru romano Massimo Fagioli. Un rapporto poco noto: dei miei amici che hanno scritto addirittura dei libri su Rifondazione Comunista non ne avevano mai sentito parlare.
Io stesso ci sono arrivato, solo perché me lo aveva segnalato Helena Velena, la quale critica fortemente Fagioli, perché quest'ultimo ritiene che l'omosessualità sia una vera e propria malattia, che lui ovviamente può curare.
Solo adesso trovo un articolo - pubblicato a luglio - che parla, in maniera abbastanza precisa, della questione.
L'autore, Giancarlo Perna, è un giornalista di destra, e l'articolo è uscito sul Giornale.
Che sia di destra non è un problema: nel teatrino politico di oggi, se vuoi notizie critiche su Berlusconi, devi leggere Repubblica; se le vuoi su Bertinotti, devi leggere Il Giornale.
Piuttosto, ci vorrebbe una ricerca molto più profonda sull'ideologia che Fagioli offre. Nella parafrasi di Perna, Fagioli dice in sostanza che
"grazie a noi due, anzi grazie a me, la psiche dell’uomo entra in politica. In altre parole, il comunismo è fallito e io offro a Bertinotti una nuova strada da percorrere: la realtà umana."
Negli ultimi anni, Bertinotti ha cercato di trasformare il proprio partito da campo di battaglia tra litigiosi gruppi togliattiani, operaisti e trotskisti, in un progetto di stalinismo fricchettone, con Bertinotti stesso nel ruolo di uno Stalin sorridente, per l'era di Porta a Porta.
Mentre l'elemento fricchettone - la retorica sui "movimenti" e sui "diversi" e sugli "altri mondi possibili" e tutto il resto - si sarebbe strutturato attorno alle acrobazie verbali prodotte nel laboratorio magico del santone Fagioli.
Tutto ciò non ha funzionato: il grande partito delle bocciofile romagnole avrà tutti i difetti di questo mondo, ma già diffida della cucina indiana, figuriamoci della psiche.
Sospetto che la frustrazione di Bertinotti sia parallela a quella di Giuliano Ferrara, che da anni cerca di convincere speculatori edili laziali e xenofobe trevigiane ad apprezzare il fascino delle tesi neocon sul nichilismo creativo della rivoluzione planetaria capitalista.
Mancano, poi, nell'articolo di Perna, le testimonianze - spesso preoccupanti - di chi è stato seguace di Fagioli: un argomento su cui non sarebbe male ritornare un giorno, qui o altrove.
I Fagioli di Bertinotti: ecco il guru che psicanalizza la sinistra chicarticolo di Giancarlo Perna - lunedì 09 luglio 2007, 07:00
L’incontro col leader di Prc e un legame inossidabile. Da 32 anni il medico romano sottopone a terapie di folla centinaia di persone a 10 euro a testa
I Grandi della Terra hanno consiglieri segreti. In passato, lo zar Nicola consultava il veggente Rasputin. Oggi, il presidente della Camera, Fausto Bertinotti, è ispirato dal santone Massimo Fagioli, uno psichiatra. Mentre la storia dei due russi è nota, quella della coppia italica è ancora da scrivere.
Da alcuni anni, Fausto è spesso in compagnia dello psichiatra Max. Non perché sia in cura, essendo uomo di sperimentata sanità mentale, ma per scambi di vedute che col tempo si sono fatte più avvolgenti fino a raggiungere quello stadio sublime delle relazioni umane detto osmosi.
Qualcuno, infatti, parla di «matrimonio» tra Bertinotti e Fagioli. Nozze intellettuali, s’intende, tanto che agli incontri partecipa anche la signora Lella, consorte del presidente da mezzo secolo.
Cosa abbiano da dirsi politico e strizzacervelli resta avvolto nella nebbia per tutti, salvo che per i protagonisti della vicenda. L’intesa, in ogni modo, genera vasti effetti sia in Rifondazione comunista, il partito di Bertinotti, e nella stampa fiancheggiatrice, sia nel mondo dei seguaci di Fagioli, detti «fagiolini».
Per raccapezzarsi, bisogna sapere chi è Fagioli.
Lo psichiatra è una figura molto romana. Pressoché ignoto altrove, nella Capitale è un personaggio. Si cominciò a parlare di Max nel 1976, anno della sua cacciata dalla Società psicoanalitica italiana per due motivi. Il primo è che aveva dato dell’«imbecille» a Freud, che equivale a negare la Trinità in Vaticano. Oggi, affinando il suo giudizio, preferisce dire «quel criminale di Freud».
La seconda e decisiva causa dell’ostracismo cui Max andò incontro fu l’Analisi collettiva, una cura dell’anima di sua invenzione, detta anche «psicoterapia di folla», consistente in mastodontiche riunioni di pazienti guidate da lui con pugno di ferro. Gli aderenti alla Società psicoanalitica, considerando questa terapia una buffonata e il suo ideatore un «cialtrone», decisero di espellerlo. Max non fece una piega, proseguì per la sua strada e l’Analisi collettiva festeggia quest’anno il trentaduesimo genetliaco.
Le riunioni dei fagiolini si svolgono quattro volte la settimana in piazza San Cosimato, nel rione Trastevere. Vi partecipano centinaia di persone. Praticamente, il solo a parlare è Max. Lo fa per ore. Non tollera obiezioni, pena il bando dell’insolente o il divieto di fiatare a tempo indeterminato. Le Analisi collettive sono gratuite. Ma è in uso versare un obolo all’ingresso, mediamente di dieci euro. Moltiplicati per diverse centinaia, quattro volte la settimana, da 32 anni, fanno un patrimonio da sceicco.
Quella dei fagiolini è una tribù adorante che pencola dalle labbra del settantenne Max. Gli affiliati - qualche migliaio - sono professionisti della buona borghesia, signore snob innamorate in massa della loro guida spirituale e 150 psichiatri adepti del Gran Sacerdote. Su questa piattaforma, Fagioli ha costruito un impero. Possiede una libreria, «Amore & Pische», nei pressi del Pantheon; una casa editrice, Nuove edizioni romane; una rivista trimestrale «Il sogno delle farfalle».
Da alcuni anni, l’Università di Chieti ha offerto a Fagioli un corso alla Facoltà di Lettere di 14 sedute l’anno. Da allora, il docente si fregia del titolo di Professore. Alle lezioni chietine non partecipano studenti, ma i soliti fagiolini in trasferta da Roma. Tale è la loro dipendenza dal Maestro che, dopo essersi sciroppati le quattro Analisi collettive della settimana, pellegrinano a Chieti nel week end. La domenica vanno poi al cinema a vedere la pellicola suggerita da Fagioli nei giorni precedenti. Da spararsi.
Max, che è multiforme, ha scritto sceneggiature e girato film. Lo ha fatto con Marco Bellocchio, suo seguace. «Gli incontri con Massimo cambiano le persone», ha detto il regista di lui. Fagioli si tiene stretta la sua legione con diversi espedienti. Una volta che era momentaneamente malato, ha vaticinato durante un’Analisi collettiva che se fosse morto lui tutti i presenti, nonché i fagiolini assenti, sarebbero finiti male.
La sola spiegazione che si possa dare dell’incontro di Bertinotti con un simile uomo è - per essere all’altezza - che si tratti di predestinazione. Qualche contatto c’era già stato negli anni '90, ma la prima vera occasione di confronto tra i due fu nel 2004 a un simposio organizzato da Fagioli sulla «non violenza». I fagiolini, riuniti in villa Piccolomini, tributarono a Fausto un’ovazione. Fausto ne fu commosso alle lacrime. Da allora - si è notato - ha preso le distanze dalla violenza dei no-global e ha emarginato nel partito il muscolare Nunzio D’Erme, celebre per avere sparso letame davanti allo studio del Cav.
Nel 2005, Fausto scelse la libreria fagiolina «Amore & Pische», con Max gran ciambellano, per annunciare la propria partecipazione alle primarie dell’Unione contro Prodi. Nell’autunno 2006, alle manifestazioni di «Liberafesta» - il festival di Rc e del suo organo Liberazione - campeggiava la scritta: «Evento prodotto dalla libreria Amore & Psiche». Sotto questa insegna ha sfilato mezzo partito: Franco Giordano, Giuliano Pisapia, Piero Sansonetti, direttore di Liberazione, ecc.
L’ultimo incontro pubblico della coppia si è svolto quest’anno, il 2 giugno, all’Auditorium romano. Migliaia di fagiolini, frammisti a rifondazionisti, si sono spellati le mani per entrambi. Fausto e Max, facendosi eco, hanno parlato di «trasformazione», «rapporti interumani», «identità», «realtà umana». Fagioli, nella sua rubrica su Left, settimanale vicino a Rc, ha commentato: «Abbiamo incontrato Bertinotti (plurale maiestatico di Max come incarnazione della comunità fagiolina, ndr), abbiamo parlato; stiamo cercando qualcosa che - superbamente penso - è grande... realtà umana, identità, socialismo, libertà... Mai con socialismo e libertà erano state messe le parole che dicono: realtà umana».
Come dire: grazie a noi due, anzi grazie a me, la psiche dell’uomo entra in politica. In altre parole, il comunismo è fallito e io offro a Bertinotti una nuova strada da percorrere: la realtà umana.
Gli ha fatto eco Gennaro Migliore, il giovane capogruppo dei deputati di Rc, estimatore dell’Analisi collettiva. In Formiche, rivista di area centrista, ha scritto con accenti fagiolini: «Rc deve diventare un’aggregazione politica che rilanci un nuovo umanesimo, mettendo al centro l’uomo. Paolo di Tarso ci avrebbe fatto dire: “Non ci conformiamo con la mentalità del secolo, ma ci trasformiamo rinnovando la nostra mente”, e il subcomandante Marcos avrebbe detto: “Siamo quelli di ieri, ma siamo diversi”».
È in questo guazzabuglio millenaristico che il Bertinotti fagiolinato sta catapultando il suo partito di sodi comunisti. C’è chi è favorevole, in vista dei tremila voti degli alto borghesi fagiolini su cui Rc potrà contare. Tra questi, Sandro Curzi, Rina Gagliardi, il sen. Bonadonna, altri. Ma c’è anche chi, anonimamente, ritiene questo abbraccio psicopolitico «un nuovo cancro, l’ennesima metastasi nel corpo del partito».
Il connubio Fausto-Max ha plastica evidenza nella libreria «Amore & Pische». In vetrina, c’è l’ultimo libro di Bertinotti, «Alternative per il socialismo», la faccia del predetto, copie di Liberazione e di Left.
Accanto, i sei libri di Fagioli, inclusa la raccolta delle lezioni chietine. Sfogliandoli ci si imbatte in acute osservazioni: «Il desiderio di succhiare lo sperma fisico è cecità», o in ammonimenti: «Bisogna distinguere la buccia dal fico, non fare come gli antichi che mangiavano la buccia e buttavano i fichi».
Lo tsunami Fagioli ha intanto messo in ginocchio Left, erede di Avvenimenti che Diego Novelli fondò anni fa. A rilanciare la rivista nel 2006 è stato Luca Bonaccorsi, factotum dell’editoria rifondazionista, che portò come finanziatore il cognato, Ivan Gardini (figlio di Raul), marito di sua sorella Ilaria. I germani Bonaccorsi sono dei fagiolini.
Primo direttore di Left è stato Giulietto Chiesa, ex corrispondente da Mosca dell’Unità. Ha però sbattuto la porta quando Bonaccorsi, senza avvertirlo, ha affidato a Fagioli la rubrica. Con lui se ne sono andati Adalberto Minucci, Vauro, Nando Dalla Chiesa, Marco Travaglio. La direzione è passata a Alberto Ferrigolo con Andrea Purgatori come vice. I due hanno cercato di arginare Fagioli che, parlando di sesso degli angeli, è il classico cavolo a merenda in una rivista di inchieste.
Bonaccorsi, per reazione, li ha licenziati in giugno e ha assunto la direzione di fatto del giornale. Quella formale è di Pino Di Maula, un portatore d’acqua. Gardini, a sua volta, è uscito da Left.
Il giornale è nelle peste. Ma ogni giovedì, come niente fosse, la riunione di redazione si interrompe alle 16 perché Bonaccorsi, Di Maula e altri devono correre a ritemprarsi nell’Analisi collettiva di Piazza San Cosimato.
All’inizio, c’era Marx. Una leguminosa invadente ha preso il suo posto nel cuore di Bertinotti.