La criminalizzazione dello stato: il "Kosovo indipendente"
di Michel Chossudovsky - 19/02/2008
La criminalizzazione dello stato: il "Kosovo indipendente", un territorio sotto il governo militare degli Stati Uniti e della NATO
Benché l'Unione Europea e gli Stati Uniti abbiano riconosciuto la propria "opposizione" a una dichiarazione "unilaterale" di indipendenza del Kosovo, la secessione del Kosovo dalla Serbia è di fatto avvenuta. Fa parte dei piani degli Stati Uniti e della NATO. È il culmine dell'invasione del 1999 guidata dalla NATO. Corrisponde agli obiettivi strategici USA-NATO.
Inoltre il "compromesso" raggiunto con il Piano Ahtisaari patrocinato dall'ex primo ministro finlandese per creare uno Stato kosovaro "multi-etnico" ha poco a che vedere con la "sovranità nazionale" o l'"indipendenza". Non è altro che un copia e incolla delle strutture imposte alla Bosnia-Herzegovina in base agli accordi di Dayton del 1995. Sostiene essenzialmente l'autorità dell'occupazione militare. Secondo questo schema, tutte le decisioni importanti relative alla spesa pubblica, ai programmi sociali, agli accordi monetari e commerciali resterebbero nelle mani dell'amministrazione d'occupazione NATO-Nazioni Unite.
La rielezione di un presidente "filo-occidentale", Boris Tadić, nelle elezioni serbe probabilmente "legittimerà" la secessione di fatto del Kosovo. Il Partito Democratico di Boris Tadić prende ordini da Washington. Nel 2000 ha partecipato attivamente alla cacciata di Slobodan Milošević dalla presidenza serba. Inoltre Boris Tadić, in quanto presidente della Serbia, è anche comandante in capo delle forze armate. È improbabile che agisca senza consultare Washington e Bruxelles del caso in cui vi sia una dichiarazione unilaterale di indipendenza.
Fin dall'invasione NATO del 1999 il Kosovo è diventato un territorio sottoposto a governo militare straniero. Il Kosovo resta sotto l'amministrazione delle Nazioni Unite. In pratica, però, si trova sotto la giurisdizione militare della NATO. La secessione dalla Serbia rafforzerebbe il controllo dell'autorità d'occupazione NATO-ONU.
Il governo civile della provincia è guidato dal primo ministro Hashim Thaci, ex leader dell'Esercito di liberazione del Kosovo, l'UCK (Ushtria Çlirimtare e Kosovës). Noto per i molti legami con la criminalità albanese ed europea, l'UCK fin dalla sua creazione alla metà degli anni Novanta ha goduto del sostegno della CIA e dei servizi segreti tedeschi, il Bundes Nachrichten Dienst (BND). Durante la guerra del 1999 l'UCK era direttamente appoggiato dalla NATO.
Il primo ministro del Kosovo Hashim Thaci, ora alla guida del Partito Democratico del Kosovo, negli anni Novanta era noto per i suoi legami con la criminalità albanese, dedita al traffico internazionale di stupefacenti e di prostitute. Durante l'amministrazione Clinton godeva della protezione di Madeleine Albright. Negli anni Novanta Thaci fondò il cosiddetto "Gruppo di Drenica", un cartello criminale con base in Kosovo e collegamenti con la mafia albanese, macedone e italiana. Questi legami con la criminalità sono stati riconosciuti sia dall'Interpol che dal Congresso statunitense.
Nel 1997 l'UCK fu riconosciuto dagli Stati Uniti come un'organizzazione terroristica legata al traffico di stupefacenti. L'inviato speciale del presidente Clinton nei Balcani, Robert Gelbard, descrisse l'UCK come "senza alcun dubbio, un gruppo terroristico".
Il Partito Democratico del Kosovo è composto da ex membri di un'organizzazione terroristica. Ha mantenuto i suoi legami con il crimine organizzato. Anzi, gran parte dello spettro politico kossovaro è dominato da ex membri dell'UCK. Il precedente primo ministro del Kosovo Ramush Haradinaj, capo dell'Alleanza per il Futuro del Kosovo, eletto nel 2004, è un ex comandante dell'UCK. Oltre ai suoi legami con il crimine organizzato, Haradinaj nel 2005 è stato accusato di crimini di guerra dal Tribunale Penale Internazionale per l'ex-Jugoslavia.
L'occupazione NATO del Kosovo corrisponde a obiettivi strategici della politica estera statunitense. Garantisce una zona di influenza statunitense altamente militarizzata nell'Europa Meridionale. Garantisce la militarizzazione delle rotte degli oleodotti e dei corridoi di trasporto che collegano l'Europa Occidentale al Mar Nero. Protegge inoltre il multimiliardario traffico di eroina, che usa il Kosovo e l'Albania come zone di transito dell'eroina afghana verso l'Europa Occidentale.
Camp Bondsteel
Il Kosovo è sede di una delle più grandi basi militari americane, Camp Bondsteel.
La costruzione di Camp Bondsteel fu appaltata dal Pentagono alla Halliburton, attraverso la compagnia controllata Kellogg, Brown and Root (KBR). Camp Bondsteel è considerato "la più vasta e costosa base militare dai tempi del Vietnam" e conta più di 6000 soldati.
"Camp Bondsteel, la più grande base militare degli Stati Uniti costruita all'estero 'partendo da zero' dai tempi della Guerra del Vietnam (...) Si trova nelle vicinanze di oleodotti e corridoi energetici di importanza vitale attualmente in costruzione, come l'odeodotto Transbalcanico voluto dagli Stati Uniti. Così i contractor, in particolare la Halliburton Oil subsidiary Brown & Root Services, stanno guadagnando una fortuna.
Nel giugno del 1999, subito dopo il bombardamento della Jugoslavia, le forze statunitensi confiscarono 1000 acri (circa 400 ettari) di terreno agricolo nel sud-est del Kosovo a Urosevac, vicino al confine con la Macedonia, e cominciarono a costruirvi un campo.
Camp Bondsteel è noto come la "gran dama" in una rete di basi statunitensi sui due lati del confine tra il Kosovo e la Macedonia. In meno di tre anni è stato trasformato da un accampamento di tende in una base autosufficiente e altamente tecnologica che ospita quasi 7000 uomini: tre quarti di tutte le truppe USA che stazionano in Kosovo.
A Camp Bondsteel ci sono 25 chilometri di strade e più di 300 edifici, circondati da 14 chilometri di barriere di terra e cemento, 84 chilometri di filo spinato e 11 torri di guardia. È così grande da avere un distretto commerciale e quartieri residenziali, negozi al dettaglio, palestre aperte giorno e notte, una cappella, una biblioteca e l'ospedale meglio attrezzato d'Europa. Al momento vi sono 55 elicotteri Black Hawk e Apache, e sebbene non vi sia una pista d'atterraggio il luogo è stato scelto proprio per le possibilità di espansione. Vi sono indizi infatti che suggeriscono che Bondsteel possa sostituire in futuro la base di Aviano, in Italia".
(Paul Stuart, Camp Bondsteel and America’s plans to control Caspian oil, WSWS.org, April 2002)
Camp Bondsteel non è il risultato di una "Guerra Giusta" o umanitaria a favore degli albanesi kosovari. La costruzione di Camp Bondsteel era stata prevista molto prima dei bombardamenti e dell'invasione del Kosovo nel 1999.
Il progetto di costruzione di Camp Bondsteel, con un appalto multimiliardario concesso dal dipartimento della difesa alla sussidiaria texana dell'Halliburton, fu concepito quando Dick Cheney era amministratore delegato della Halliburton.
La costruzione di Camp Bondsteel fu avviata subito dopo l'invasione del 1999, durante l'amministrazione Clinton, e fu completata durante l'amministrazione Bush, quando Cheney aveva lasciato la sua carica alla Halliburton:
"Gli Stati Uniti e la NATO avevano progettato di bombardare la Jugoslavia già prima del 1999, e molti governanti europei ora pensano che gli Stati Uniti abbiano deliberatamente usato il bombardamento della Jugoslavia per costruire Camp Bondsteel nel Kosovo... Secondo il colonnello Robert L. McCure, 'La pianificazione delle operazioni in Kosovo cominciò mesi prima che fosse sganciata la prima bomba".
(Lenora Foerstel, Global Research, January 2008)
Uno degli obiettivi di Camp Bondsteel era quello di proteggere il progetto di oleodotto albanese-macedone-bulgaro (AMBO), che doveva portare il petrolio del Mar Caspio dal porto bulgaro sul Mar Nero di Burgas fino all'Adriatico.
Casualmente, due anni prima dell'invasione, nel 1997, un alto dirigente della Brown and Root Energy, controllata dalla Halliburton, Edward L. (Ted) Ferguson, era stato nominato capo del progetto AMBO, e anche i piani di fattibilità dell'oleodotto sono stati eseguiti dalla società di ingegneria della Halliburton (la Kellog, Brown and Root).
Il contratto per l'oleodotto lungo 917 chilometri da Burgas a Valona, in Albania, è stato siglato nel 2004.
La criminalizzazione dello stato
L'UCK è stato creato come gruppo paramilitare alla metà degli anni Novanta, con la sponsorizzazione della NATO e degli Stati Uniti. L'obiettivo era quello di destabilizzare e infine disintegrare la Jugoslavia. L'UCK aveva estesi legami con Al Qaeda, che aveva anche un ruolo nell'addestramento militare. Nell'UCK, coinvolto in attività terroristiche e in omicidi politici, entrarono mercenari mujaheddin provenienti da vari paesi.
In questo contesto quali sono le implicazioni del "Piano Ahtisaari" che prevede la formazione di uno Stato kosovaro multietnico separato?
La configurazione politica kosovara proposta dal Piano è integrata da componenti criminali. I politici occidentali sono ben consapevoli del progetto politico kosovaro che hanno architettato.
Non abbiamo tuttavia a che fare con i soliti legami con la criminalità di singoli politici occidentali. Il rapporto è ben più complesso. Sia l'Unione Europea che gli Stati Uniti stanno usando organizzazioni criminali e partiti politici corrotti kosovari per raggiungere i propri obiettivi militari e strategici. Questi a loro volta fanno gli interessi delle compagnie petrolifere e dei contractor nel settore della difesa, per non parlare del traffico multimiliardario di eroina dall'Afghanistan.
A livello istituzionale, l'amministrazione degli Stati Uniti, l'Unione Europea, la NATO e le Nazioni Unite stanno di fatto promuovendo la criminalizzazione dello Stato kosovaro, che essi tengono sotto controllo. In senso più ampio abbiamo anche a che fare con la criminalizzazione della politica estera statunitense. Questi partiti e organizzazioni criminali sono stati creati per servire gli interessi statunitensi nell'Europa Meridionale.
L'indipendenza del Kosovo trasformerebbe formalmente il Kosovo in uno stato-mafia autonomo controllato dall'alleanza militare occidentale. Il territorio del Kosovo resterebbe sotto la giurisdizione militare della NATO
L'invasione del 1999 del Kosovo
Nel 1999 molti settori della Sinistra sia in Nord America che in Europa Occidentale erano tacitamente a favore dell'invasione guidata dalla NATO. Molte organizzazioni progressiste appoggiarono quella che percepivano come una "guerra umanitaria" a favore degli albanesi del Kosovo.
La propaganda e la disinformazione mediatiche continuarono a distorcere le cause e le conseguenze reali delle guerre dirette contro la Federazione Jugoslava.
Il movimento contro la guerra era nello scompiglio. Al culmine dei bombardamenti della NATO vari scrittori "progressisti" descrissero l'UCK come un autentico esercito di liberazione nazionale impegnato a difendere i diritti civili degli albanesi kosovari.
L'UCK, come confermato dalla missione degli osservatori OSCE alla fine del 1998, aveva compiuto innumerevoli atti terroristici e atrocità contro civili serbi e albanesi e minoranze kosovare.
Senza fornirne le prove, il governo jugoslavo del presidente Slobodan Milošević venne presentato come il responsabile della crisi umanitaria in Kosovo. La presunta violazione dei diritti umani dei cittadini di etnia albanese fu usata come pretesto per l'esteso bombardamento della Jugoslavia. Per una crudele ironia, i bombardamenti più intensi furono quelli sul Kosovo, le cui vittime furono per la maggioranza albanesi del Kosovo.
L'invasione e la successiva occupazione militare furono presentate come azioni umanitarie volte a prevenire un pulizia etnica diretta contro gli albanesi del Kosovo. La guerra contro la Jugoslavia fu definita una "Guerra Giusta". Il Professor Falk, un eminente intellettuale "progressista" giustificò il bombardamento della Jugoslavia su basi morali ed etiche:
"La Guerra del Kosovo fu una guerra giusta perché venne intrapresa per evitare un probabile caso di 'pulizia etnica' da parte dei serbi dell'ex Jugoslavia, e riuscì a dare alla popolazione del Kosovo l'occasione di un futuro pacifico e democratico. Fu una guerra giusta anche se intrapresa illegalmente senza l'autorizzazione delle Nazioni Unite, e nonostante sia stata condotta in un modo che ingiustamente provocò vittime tra i civili serbi e kosovari nell'intento di minimizzare il rischi sul fronte NATO".
(http://www.wagingpeace.org/articles/2003/08/01_falk_interview.htm)
Vari media progressisti condannarono il "regime Milošević" esprimendo una certa simpatia per l'UCK:
"Attualmente la sola forza armata in grado di difendere i villaggi albanesi del Kosovo è l'Esercito di liberazione del Kosovo. Nonostante le carenze politiche generate dallo stato di illegalità in cui il 90% della maggioranza albanese vive negli ultimi 10 anni, cioè da quando Milošević ha abolito l'autonomia del Kosovo, lo scorso anno l'UCK è riuscito a organizzare un esercito di circa 40.000 soldati".
Gran parte del dibattito a sinistra si incentrò sulle sue potenzialità e sul suo programma politico, nonché sulla desiderabilità della lotta armata in generale. Per esempio Stephen Shalom, in un articolo su ZNet (i cui collaboratori comprendevano Noam Chomsky e Edward Said) che riassume bene l'atteggiamento contro sia la NATO sia Milošević, afferma: "Sono sensibile alle argomentazioni che affermano che se un popolo vuole combattere per i propri diritti, e non chiede ad altri di farlo per lui, allora bisognerebbe fornirli le armi per aiutarlo nella sua impresa. Una tale argomentazione mi è sembrata adeguata al caso della Bosnia".
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"Michel Chossudovsky, professore di economia all'Università di Ottawa, ha montato meticolosamente delle false accuse in un articolo intitolato 'Freedom Fighters Financed by Organised Crime' ('Combattenti per la libertà finanziati dal crimine organizzato'), che è stato ampiamente fatto circolare su internet. Pieno di mezze verità e insinuazioni sul presunto uso da parte dell'UCK di denaro proveniente dal traffico di stupefacenti, l'articolo di Chossudovsky cerca di screditare l'UCK come autentico movimento di liberazione che rappresenta le aspirazioni della maggioranza albanese oppressa".
(Michael Karadjis, Chossudovskys frame-up of the KLA, Green Left Review )
Nove anni e due guerre dopo, la questione del Kosovo è riemersa. È parte integrante di un più ampio piano d'azione militare, ed è strettamente connesso con le guerre condotte dagli Stati Uniti in Asia Centrale e Medio Oriente dopo l'11 settembre.
I Balcani costituiscono la porta d'accesso all'Eurasia. L'invasione del 1999 stabilisce la presenza militare permanente degli Stati Uniti nel Sud dell'Europa, utile ai loro piani strategici più ampi. La Jugoslavia, l'Afghanistan e l'Iraq: queste tre guerre di teatro sono state condotte su presunte basi umanitarie. Senza eccezioni, in tutti e tre i paesi sono state installate basi militari statunitensi.
Articolo originale pubblicato il 4 febbraio 2008
Traduzione di Manuel Zanarini.
Revisione di Manuela Vittorelli.