Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Hai 1 prodotto nel carrello Carrello
Home / Articoli / Dopo Annapolis le colonie in Palestina crescono. Col via libera di Tel Aviv

Dopo Annapolis le colonie in Palestina crescono. Col via libera di Tel Aviv

di Carlo M. Miele - 02/04/2008




Di “congelamento” delle colonie ebraiche in Cisgiordania si parlava nella Road Map del 2003. Lo stesso principio veniva sancito nell’ultima “conferenza di pace” tra israeliani e palestinesi, voluta dagli Stati Uniti e ospitata nel novembre scorso ad Annapolis. Eppure, negli ultimi quattro mesi gli insediamenti ebraici illegali all’interno dei Territori palestinesi occupati (Tpo) sono aumentati in maniera consistente, con il consenso del governo di Tel Aviv.

È quanto si apprende dalle indiscrezioni della stampa israeliana e dall’ultimo rapporto della ong Peace Now, reso noto lunedì.

Da gennaio a oggi – si legge nel documento - nelle 101 colonie israeliane in Cisgiordania sono stati messi in cantiere circa 500 nuovi edifici, per un totale di migliaia di appartamenti. Ai 275 edifici già in costruzione e agli altri 220 in via di completamento, vanno aggiunti gli almeno 184 prefabbricati supplementari che i coloni sono riusciti a insediare negli ultimi mesi senza autorizzazione ufficiale.

Particolarmente grave è la situazione di Gerusalemme Est, occupata e annessa da Israele nel 1967, dove nei primi mesi del nuovo anno sono stati messi in cantiere 750 nuovi appartamenti all’interno dei quartieri ebraici, contro i soli 46 del 2007.

"Negli ultimi due mesi – si legge nel rapporto – si è visto uno slancio senza precedenti nei sobborghi ebraici di Gerusalemme Est, con l’intenzione di espandesi a fondo nei territori palestinesi a est della Linea Verde".

A conferma di quanto sostenuto da Peace Now, lunedì scorso la municipalità della Città santa ha approvato la costruzione di 600 nuove abitazioni a Pisgat Zeev, una colonia ebraica costruita a est della Linea Verde e circondata da sobborghi arabi, nell’ambito di un piano che prevede la realizzazione di 40mila nuove case nell’area.

Infine, vanno segnalate le attività edilizie in corso all’interno delle 58 colonie ebraiche “selvagge”. Anche all’interno di questi insediamenti (circa un centinaio in Cisgiordania, ritenuti formalmente illegali anche dalle autorità israeliane, oltre che dalla comunità internazionale) le costruzioni sono riprese a ritmo serrato nel corso del 2008.

Via libera di Tel Aviv

Ieri il primo ministro israeliano Ehud Olmert ha contestato le affermazioni di Peace Now, affermando che “non è vero che (Israele) sta costruendo in violazione degli impegni presi".

Eppure – secondo l’ong israeliana – la nuova spinta edilizia all’interno dei Tpo è avvenuta proprio col consenso delle autorità di Tel Aviv.

In particolare, a febbraio il ministro della Difesa israeliano, Ehud Barak, avrebbe dato il via libera per la costruzione di almeno 960 appartamenti all’interno delle colonie della Cisgiordania, mentre all’inizio di questa settimana – secondo quanto rivelato alla stampa israeliana da fonti della stessa formazione ultra-ortodossa – lo stesso Olmert avrebbe promesso al leader spirituale del partito Shas, Ovadiah Yosef, che autorizzerà la costruzione sui terreni della "area di Gerusalemme" che “saranno scongelate quanto prima”.

A scanso di equivoci, l’organizzazione dei coloni Yesha Council of Settlements ha fatto sapere in un comunicato pubblicato lunedì che le costruzioni all’interno delle colonie ebraiche della Cisgiordania continueranno, con o senza l’autorizzazione governativa.