Sua pienezza Eugenio Scalfari
di Beppe Grillo - 07/05/2008
"Grillo impersona, secondo me, meglio di molti altri personaggi, il peggio dell’Italiano. E’ l’arci-italiano del peggio." Eugenio Scalfari
L’impiegato di banca Eugenio Scalfari nasce a Civitavecchia nell’aprile del 1924. Collabora al giornale fascista: “Roma Fascista”. Nel dopoguerra si fa crescere la barba per non farsi riconoscere dai partigiani. Diventa liberale e bancario alla Banca Nazionale del Lavoro. L’amore per le banche e per i soldi lo accompagnerà per tutta la vita. Diventa radicale e giornalista. Scrive il grande pezzo: “La Russia ha già vinto la grande sfida?” in cui afferma: “Nel 1972 l’Urss sarà addirittura passata in testa non soltanto come potenza industriale ma anche come livello di vita medio della sua popolazione. Tutti i vecchi luoghi comuni della maggiore efficienza dell’iniziativa privata e dell’enorme sperpero di ricchezze che inevitabilmente si accompagna al collettivismo, cadono come castelli di carta di fronte ai risultati raggiunti in quarant’anni dall’economia sovietica”.
Dopo una breve riflessione diventa socialista e consigliere comunale. Fa carriera. Diventa deputato e firmatario di un documento contro il commissario Luigi Calabresi.
Applaude all’assalto di extraparlamentari al Corriere: “Questi giovani ci insegnano qualcosa(…)l’assalto alle tipografie può essere un ammonimento per tutte quelle grandi catene giornalistiche abituate(…)a nascondere le informazioni, a manipolare le opinioni pubbliche”. Per coerenza fonda La Repubblica, parte di una grande catena abituata a nascondere le informazioni e a manipolare le opinioni pubbliche. Diventa il grande vecchio di sinistra con il grande portafoglio a destra. Anno dopo anno diventa demitiano, repubblicano, comunista, pidiessino, pidino. Dove passa non cresce più l’erba. L’ultimo successo è stato Walterloo.
Ha di sé una grande opinione che illustra nel sermone domenicale di Repubblica e ogni volta che gli viene offerta la possibilità. Nel libro: “Incontro con Io” ha svelato: “Ho finalmente raggiunto la pienezza di me”. Montanelli ha detto: “Conosco molti furfanti che non fanno i moralisti, ma non conosco nessun moralista che non sia un furfante. Senza, per carità, allusione a Scalfari. Solo come promemoria”.