Farc: la guerriglia in Colombia
di Manuel Zanarini - 26/05/2008
Le “Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia - Esercito del Popolo”, in spagnolo “Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia–Ejército del Pueblo”, più note con gli acronimi di “FARC” o “FARC-EP”, sono il braccio paramilitare del “Partito Comunista Clandestino della Colombia”, di orientamento marxista-leninista di ispirazione bolivariana.
La loro storia inizia il 27 Maggio 1964, quando una massiccia spedizione militare, attaccò la regione di Marquetalia, dove i contadini, molti dei quali coltivatori di piante di coca, si stavano organizzando nel Partito Comunista.
L’operazione fu sostenuta anche dagli Stati Uniti, che notoriamente considerano il Sud America il loro cortile di casa, ma nonostante la disparità delle forze in campo, i contadini si sollevarono in massa, dando vita ai primi nuclei armati delle FARC.
Il pomo della discordia, da sempre in Colombia, è la gestione della terra. Infatti, tanto i latifondisti, che guidano il Paese, quanto le multinazionali statunitensi, che tramite la CIA appoggiano il regime colombiano, si oppongono alle rivendicazioni dei contadini.
Da quel momento in poi, la guerriglia delle FARC, non si è più arrestata, anzi, ormai intere zone del paese sono interamente sotto il loro controllo.
Solo durante il governo di Belisario Betancourt (1982-1986) fu possibile sviluppare i primi dialoghi, tanto da arrivare agli accordi di Uribe. I progressi furono notevoli, così , il 28 maggio del 1984 venne firmato il primo Cessate il Fuoco bilaterale, annunciato simultaneamente dal Presidente della Repubblica e dal Comandante in Capo delle FARC-EP, Manuel Marulanda Vélez. In seguito al Cessate il Fuoco, nacque nel paese come risultato degli Accordi dell’Uribe una nuova forza politica, l’Unión Patriotica, allo scopo di superare l’opposizione latifondisti-comunisti, aggregando ampi settori sociali.
Ma i settori più conservatori, in particolar modo gli ambienti militari, hanno più volte sabotato il processo di pace, attraverso omicidi extra-giudiziari, massacri, sparizioni, torture, minacce,ecc., ai danni di militanti del Partito Comunista e dell’Unione Patriotica e dei Sindacati.
La nomina del nuovo governo, guidato da Cesar Gaviria Trujillo, segna un colpo alle trattative. Infatti, nel Dicembre 1990 viene varata l’operazione “Centauro”, l’uccisione dei leaders delle FARC. Lo scopo era di indebolire la guerriglia, proprio durante i dialoghi di pace, ma invece che deporre definitivamente le armi, le FARC si riorganizzano e contrattaccano.
Le cose sembrarono migliorare col successivo governo, col Presidente Ernesto Camper. La nuova linea fu quella dei “dialoghi in mezzo alla guerra”. Questa volta, le FARC posero una
pre-condizione: la creazione di una zona smilitarizzata nel Municipio dell’Uribe. I militari però si opposero, minacciando un colpo di stato, così il Presidente dichiarò lo stato di guerra totale contro le FARC.
Nel 1998, si svolgono nuove elezioni, che vengono vinte da Andrés Pastrana Aran. Già durante la campagna elettorale, si era impegnato ad intensificare gli sforzi di pace, accettando di smilitarizzare i 5 Municipi, come richiesto dalle FARC.
Sfidando i militari, appena eletto, organizzò un incontro con il capo delle FARC, cosa che portò alla creazione della “zona demilitarizzata” e al contempo all’apertura di un “Tavolo Nazionale dei Dialoghi”, la cui inaugurazione avvenne il 7 Gennaio 1999. Per segnalare come i militari si opponessero a questo progetto, basti ricordare che lo stesso capo delle FARC non poté partecipare, in quanto fu scoperto un piano per ucciderlo in quell’occasione.
Visto che “ufficialmente” i militari non potevano più sabotare il processo di pace, diedero il via al “lavoro sporco” dei paramilitari.
Due giorni dopo l’inizio delle trattative, 200 civili vennero uccisi dagli squadroni della morte, in vari villaggi di contadini, e per tutto il tempo in cui le trattative si protrassero, le stragi dei paramilitari non si fermarono, così le FARC interruppero le trattative, finchè il Governo non avesse posto fine al lavoro dei paramilitari. A sua volta, Pastrana interruppe i dialoghi prendendo a pretesto un presunto “omicidio di stato” commesso dalle FARC.
Nel Luglio del 2000, le trattative ripreso, seppur la situazione di stallo non si sbloccò mai. Anzi, a seguito del dirottamento avvenuto nel Febbraio 2002 di un aereo in volo da Florencia a Bogotá, Pastrana decise di interrompere definitivamente i dialoghi e di porre fine alla “zona smilitarizzata”.
Dopo l’11 Settembre, e l’inizio della “guerra al terrore” di Bush, il conflitto è aumentato di livello, ma allo stato attuale, intere regioni della Colombia sono sotto il controllo delle FARC, principalmente giungle del sud-est dello stato e nelle pianure ai piedi delle Ande.
Chiaro esempio del controllo del territorio da parte delle FARC, è il sequestro Betancourt.
Durante la sua campagna elettorale del 2002, volle recarsi nella ex zona smilitarizzata per incontrare i guerriglieri, ma i militari le sconsigliarono il viaggio, in quanto non erano in grado di garantirle l’incolumità. Nonostante questo proseguì ugualmente, e le FARC la tengono in ostaggio a tutt’oggi!
Altro tema delicato è quello del narco-traffico. La cosa curiosa che entrambi le parti in causa, sia il Governo che le FARC, si accusano a vicenda di sostenere lo smercio internazionale di droga.
Infatti i guerriglieri sostengono che il Governo accetti il “lavoro” dei cartelli della droga per potersi accaparrare i miliardi di dollari derivanti dal “Plan America”, il programma finanziato da Washington che con la scusa di combattere il narco-traffico in realtà si compra interi governi sudamericani.
Di contro, le FARC vengono accusate di appoggiare i narco-trafficanti, in quanto molti contadini che vivono nelle zone da loro controllate coltivano le piante di coca.
Penso sia interessante sottolineare che le stesse FARC presentarono un piano molto articolato e strutturato su vari settori per risolvere il problema nelle zone sotto il loro controllo. Il punto è che affinché i contadini smettano di “produrre” sostanze proibite e si mettano a coltivare prodotti leciti, necessitano di infrastrutture socio-economiche che né il governo centrale né tanto meno gli USA hanno intenzione di concedere. Molto meglio avere sacche di miseria da poter sfruttare, che contadini liberi. E’ ovvio che finché i grandi poteri economico-politici terranno nella miseria i contadini, questi cercheranno di sopravvivere coltivando ciò che da loro maggiori guadagni.
Il 1 Marzo 2008, l’esercito colombiano, sconfinando in Ecuador, ha ucciso Raúl Reyes, numero 2 dei guerriglieri, insieme ad altri 18 membri delle FARC tra cui anche la figlia di Manuel Marulanda Vélez, capo delle FARC, compagna di Reyes.
Questa palese violazione del diritto internazionale ha spinto alcuni paesi sudamericani di orientamento bolivariano, il Venezuela su tutti, a condannare pesantemente il governo della Colombia, definito come servo degli Stati Uniti, e a rafforzare le truppe al confine tra i loro stati per tutelarsi da ulteriori scorribande dell’esercito colombiano oltre i propri confini.