Gaza, Diario di un operatore umanitario
di Hatem Shurrab - 03/01/2009
Hatem Shurrab lavora a Gaza con Islamic Relief Worldwide – una organizzazione umanitaria che ha sede in Gran Bretagna. Nella quinta parte del suo diario, dice che la situazione umanitaria a Gaza si sta facendo sempre più disperata.
BBC News, 1 gennaio 2009
La notte scorsa non sono quasi riuscito a dormire, a causa delle continue esplosioni: sembra che stiano colpendo ogni parte della Striscia di Gaza.
Malgrado i pericoli, Islamic Relief intensificando le sue attività umanitarie: non abbiamo scelta. Questa mattina abbiamo consegnato quattro camion di generi alimentari al principale ospedale – quello di Shifa.
Anche mentre stavamo consegnando il cibo, all’ospedale continuavano ad arrivare feriti. Mi chiedo se i medici riescano qualche volta a riposare – sembra che i feriti continuino ad arrivare senza sosta.
Gli aiuti alimentari consistevano in farina, riso, fagioli, carne e pesce in scatola. Islamic Relief ha fornito anche ai magazzini dell’ospedale quattro grossi camion pieni di provviste alimentari. Ce n’era un bisogno disperato. Le provviste sono sufficienti agli ospedali della striscia di Gaza per oltre un mese.
Da quando sono iniziati i bombardamenti, sei giorni fa, la disperazione della gente aumenta sempre più. Ho incontrato famiglie che si sono ridotte a bollire le erbacce che hanno strappato dal terreno per dare da mangiare ai loro componenti.
La gente fa un’ora di fila per ricevere le razioni di pane. Le lunghe file sono pericolose: le bombe potrebbero cadere in qualunque momento, e trovarsi fuori all’aperto è il posto peggiore.
Si sta facendo più freddo, e questo è un altro pericolo per gli abitanti di Gaza. Islamic Relief ha già distribuito coperte. Oggi ne abbiamo distribuito 400 ai feriti dell’ospedale Shifa perché se le portino a casa.
Bambini vulnerabili
Data la densità di popolazione a Gaza, le case sono costruite assai vicine agli edifici governativi, quindi quando vengono sganciate le bombe vengono danneggiate anche le case.
In molti sono senza porte o finestre, mandate in frantumi dalla forza delle bombe. La gente è preoccupata delle strutture delle proprie case, dato che i muri sono crollati. Alcuni cercano di sostituire i vetri rotti col nylon. Ma il nylon, come la maggior parte delle cose a Gaza, scarseggia, e non sono molti quelli che possono permettersi di comprarlo.
La maggior parte della gente non ha gas, e l’elettricità è poca: per lunghi periodi a Gaza manca del tutto.
La gente cerca di tenersi al caldo usando qualche coperta in più. In molti hanno iniziato a bruciare la legna per cucinare – un’altra cosa che li aiuta a stare caldi. Altri bruciano i fogli dei quaderni per fare il tè.
Come al solito, chi soffre di più sono i più vulnerabili, e io temo per i bambini: sono affamati, stanchi, spaventati, e hanno freddo. Non è facile per un adulto cancellare dalla memoria il suono simile a un urlo degli F-16, o delle bombe che vengono sganciate, a maggior ragione per i bambini.
Come operatori umanitari, sappiamo di correre grossi rischi a uscire di casa la mattina per andare al lavoro, ma non abbiamo scelta, dato che non possiamo restare a guardare mentre la nostra gente soffre – perciò andiamo avanti.
Il personale dell’Islamic Relief staff sta cercando di fare tutto il possibile, nei limiti delle proprie possibilità. Siamo abitanti di Gaza come tutti gli altri, e siamo tutti spaventati. Ma nello stesso tempo sappiamo che se non usciamo noi ad aiutare i nostri compatrioti chi lo farà?
E’ l’anno nuovo, ma per gli abitanti di Gaza sembra che il 2008 non sia mai finito.
(Traduzione di Ornella Sangiovanni)