I prodotti israeliani: codice a barre 729
di redazionale - 14/01/2009
Fonte: forumpalestina
Cominciamo con qualcosa di piccolo... ma, in questo mondo governato dal mercato, efficace: quando andate al supermercato, nei negozi, nei mercati controllate la provenienza dei prodotti che acquistate. Se il codice a barre riporta il numero 729 non comprateli. Cominciamo a togliere qualche arma a chi ne sgancia a tonnellate sulla popolazione palestinese. Lista prodotti israeliani: AHAVA: prodotti estetici e dermatologici distribuiti in Italia da P.M. |
L’importanza, l’ignoranza e la consapevolezza sul boicottaggio verso Israele
Comunicato del Forum Palestina
In questi anni ci siamo impegnati nel cercare di promuovere anche nel nostro paese – come negli altri paesi europei – una efficace campagna di boicottaggio dell’economia di guerra israeliana intesa come forma di sostegno internazionale al diritto all’esistenza e alla resistenza del popolo palestinese contro il colonialismo israeliano.
Questa campagna ha avuto alcuni successi (nel 2002 su Auchan e Hazera Genetics, l’anno successivo facendo saltare l’accordo fra l’azienda romana per l’elettricità e l’acqua ACEA e Israele per il furto dell’acqua palestinese e poi nel 2008 alla Fiera del Libro di Torino), ma ha incontrato alcune difficoltà sul piano politico, culturale ed organizzativo. Le polemiche di questi giorni su una iniziativa sindacale che invitava genericamente al boicottaggio dei negozi – scatenando la consueta manipolazione e isteria politico/mediatica a cui siamo ormai abituati e contro cui siamo vaccinati - ci offre l’occasione per rilanciare con maggiore forza e chiarezza una campagna comunque necessaria e che può rivelarsi efficace come lo è stato nel caso del Sudafrica dell’apartheid fino al 1990. E' sempre meglio che tutti coloro che intendono avviare campagne di boicottaggio, si documentino prima adeguatamente e scelgano bene gli obiettivi delle loro campagne.
E’ importante sapere che è attiva a livello internazionale una campagna denominata BDS (Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni) approvata da una vastissima coalizione di forze progressiste palestinesi ed internazionali – fra le quali citiamo sindacati europei, nordamericani e sudafricani - ma ideata e lanciata sin dal 2001 proprio da una rete di ebrei che lottano contro l’occupazione israeliana della Palestina. Cosa significa e come si articola questa campagna?
L’avvio e l’efficacia di questa campagna devono superare due ostacoli:
- Rompere la subalternità e il tabù culturale secondo si può boicottare tutti e tutto tranne Israele. Nel resto dell’Europa e nel mondo anglosassone nessuno ha di questi problemi. Nel resto del mondo neanche se lo pongono
- La campagna per essere efficace deve concentrarsi su pochi prodotti e su poche aziende con marchi molto conosciuti, identificabili e che consentano di socializzare rapidamente la notizia del boicottaggio.
A tale scopo, dopo la manifestazione del 17 gennaio a Roma, che vede già impegnati al massimo in tutta Italia i movimenti e le associazioni di solidarietà con il popolo palestinese, riteniamo che vada costruito e convocato un gruppo di lavoro che prepari e gestisca con professionalità, capillarità e grande capacità di comunicazione la campagna Boicottaggio - Disinvestimento-Sanzioni contro Israele anche in Italia nelle prossime settimane.
Il Forum Palestina
Cenni storici (ad uso e consumo di chi ignora il senso profondo del boicottaggio)
La parola “boicottaggio” comparve nella lingua inglese durante la “Guerra della Terra” irlandese e deriva dal nome del capitano Charles Boycott, agente immobiliare di un latifondista inglese, Earl Erne, nella contea irlandese di Mayo. Nel settembre del 1880, i contadini irlandesi protestarono contro gli abnormi aumenti dei canoni di locazione richiesti da Boycott. Egli non solo rifiutò ogni dialogo, ma li sfrattò dalle loro terre. Charles Stewart Parnell, in un celebre discorso, propose a tutti i cittadini di non ricorrere alla violenza, ma di rifiutarsi di avere qualsiasi rapporto con lui. Nonostante le grandi difficoltà economiche e di altro genere che ricadevano su chi decideva di impegnarsi in questa azione, Boycott si trovò presto isolato, senza più nessuno che andasse a lavorare nei suoi campi,nelle sue stalle e persino nella sua stessa casa. Imprenditori e commercianti locali troncarono ogni rapporto con lui e anche il postino si rifiutò di consegnargli la posta.
L'azione concertata contro di lui fece sì che Boycott non fu più in grado di trovare qualcuno per raccogliere le colture nella sua proprietà, per cui fece ricorso ad una cinquantina di collaborazionisti da Cavan e Monaghan, scortati da un migliaio fra poliziotti e soldati. Alla fine, risultò che il costo della protezione era di gran lunga superiore al valore del raccolto.
Il 1 ° dicembre 1880 il capitano Boycott lasciò l’Irlanda e si ritirò in Inghilterra, con tutta la sua famiglia.