La più bella della classe
di Massimo Gramellini - 23/01/2009
Un papà lettore della cui attendibilità non ho motivo di dubitare ci rivela l’ultima metamorfosi della scuola primaria: da luogo di studi più o meno sgangherati a succursale precoce di Miss Italia. La maestra di una terza elementare di Torino ha invitato gli alunni a votare la più bella della classe. Man mano che i piccoli elettori consegnavano alla cattedra le «nomination», la maestra aggiornava la classifica provvisoria sulla lavagna a colpi di crocette. Intanto le bimbe più sfacciate suggerivano ai maschietti per chi votare e non votare. Una tipica elezione all’italiana, con l’autorità di controllo - la signora maestra - che alla fine riscriveva la classifica, assegnando i primi tre posti in base ai suoi gusti.
Mi piacerebbe sfilare per un attimo nella testa di quella donna. Pare che da ragazza avesse vinto il titolo di miss qualcosa, almeno questa fu la prima notizia di se stessa che confidò alle allieve quando le conobbe. Avrà voluto far rivivere loro l’emozione, per lei impareggiabile, di un concorso di bellezza. Di sicuro sarà convinta, come tutti, di aver agito a fin di bene. Non discuto (anche se non condivido) che un’insegnante consideri educativo instaurare un clima di competizione fra bambine di otto anni. Ma trovo allucinante che l’oggetto di questa competizione infantile non sia la bella calligrafia, ma la bella fisionomia. Allucinante, sì, quindi perfettamente in linea con quanto accade fuori dalle aule. La vita non imita l’arte ma la cattiva televisione, diceva Woody Allen. E anche la scuola non fa più eccezione.