ONU: un rapporto di 43 pagine analizza i crimini di guerra israeliani
di Alberto Stabile - 24/03/2009
Non s´era ancora spenta l´eco delle gravi ammissioni fatte da alcuni soldati sul trattamento riservato ai civili durante la guerra contro Hamas a Gaza, che una nuova, sconvolgente accusa arriva dalle Nazioni Unite.
Un ragazzino palestinese di 11 anni sarebbe stato utilizzato come scudo umano da un´unità dell´esercito israeliano. Nelle 43 pagine del rapporto voluto dalla segreteria generale per la protezione dell´infanzia si dà conto di altri crimini commessi ai danni di bambini. Il che rende ancora più discutibile l´affermazione del Capo di Stato Maggiore, Gabi Ashkenazi, secondo cui le Forze armate israeliane sono «l´esercito più morale del mondo».
Era il 15 gennaio quando i carri armati israeliani sono entrati sparando nel quartiere Tel al-Hawa, a Gaza. Radhika Coomaraswamy, a capo di un gruppo di nove esperti inviati dall´Onu per indagare sulle violazioni commesse a Gaza, ricostruisce nel suo rapporto l´accaduto. In breve, le truppe di Tsahal hanno intimato al ragazzino palestinese di camminare di fronte a loro e di entrare per primo nelle case dove si sospettava la presenza di miliziani. E non basta. Secondo il rapporto, soldati israeliani hanno sparato sui bambini; una casa, con dentro una donna e un bambino, è stata abbattuta dai bulldozer; un edificio dove, il giorno prima, erano stati costretti ad entrare dei civili, è stato bombardato. Sono questi - ha detto Radhika Coomaraswamy - «soltanto pochi esempi su centinaia di incidenti che sono stati documentati e verificati».
Non poche denunce di gravi violazioni dei diritti umani riguardano anche Hamas. I miliziani islamici sono stati accusati di aver ucciso o gambizzato avversari politici, nonché di aver essi stessi fatto uso di scudi umani. Ma le Nazioni Unite, hanno detto gli esperti, devono ancora verificare queste accuse.
Quanto alle Forze amate israeliane, ieri, prima che scoppiasse il caso del ragazzino di Tel al-Hawa, era stata l´organizzazione umanitaria israeliana Medici per i Diritti Umani (Phr) a denunciare l´esercito di aver «palesemente violato il codice etico», non soltanto «non evacuando famiglie di civili assediate e ferite», ma anche «impedendo ai soccorritori palestinesi di raggiungere i feriti».
Gli stessi medici del Phr, una Ong che collabora con analoghe organizzazioni palestinesi, sono stati testimoni diretti di alcune di queste violazioni. E le raccontano. Il 3 gennaio, per esempio, la casa della famiglia Al Aaidi, nel rione Jahar Adik, venne attaccata dai soldati. Sei dei suoi venti componenti furono feriti. Il giorno dopo, in seguito alla richiesta di aiuto degli Al Aaidi, Phr si rivolse all´esercito. «Ma per sei giorni - si legge nel dossier - l´Idf ha impedito alle ambulanze di passare». Soltanto 10 giorni dopo sono stati permessi i soccorsi.
Un altro caso è quello del 16 gennaio, quando Mahmud Shar e i suoi due figli, abitanti nel quartiere Algharahi, usciti in cerca di cibo durante le due ore di cessate il fuoco umanitario, furono colpiti dal fuoco di una mitragliatrice. Uno dei due figli morì subito dopo l´attacco. L´altro fu ferito ad una gamba. Il padre subì lievi ferite da schegge. Le richieste avanzate dal Phr di soccorrere i feriti «non vennero raccolte». Risultato: anche il secondo figlio morì, dissanguato. In generale, sostengono i Medici per i Diritti Umani, l´esercito non ha mostrato rispetto per i soccorritori e per le istituzioni mediche. In guerra 16 medici e infermieri sono stati uccisi, e 25 feriti mentre facevano il loro dovere. 34 centri sanitari sono stati bombardati.