I rischi del "legalitarismo"
di Massimiliano Viviani - 01/07/2009
Da diversi anni in Italia si sente molto spesso denunciare i misfatti di chi -politico o rappresentante delle istituzioni- infrange le leggi e non tiene un comportamento politico dignitoso. Da qui, una sempre maggiore insistenza da parte di certe persone per l'adozione di una "cultura della legalità" per scongiurare il rischio dell'emergere prepotente della corruzione o peggio ancora del crimine organizzato. A prima vista una tale denuncia non è criticabile: un comportamento probo e corretto si adatta ad ogni orientamento ed ideologia, ed anche noi -in linea di principio- non abbiamo nulla da dire su chi porta a galla certi comportamenti che richiedono solo una condanna totale e senza appello.
Ma nel caso delle tendenze emerse negli ultimi anni le cose stanno un po' diversamente. Innanzitutto le parole tradiscono le intenzioni. Il termine "cultura della legalità" tanto per cominciare è estremamente ambiguo. Entrambe le parole -"cultura" e "legalità"- sono pericolose in questo contesto. Innanzitutto non sarebbe da menzionare la legalità, e neppure la correttezza -che suona formale ma superficiale- quanto semmai l'onestà e l'integrità. Queste parole invece, inspiegabilmente non vengono mai menzionate dai cavalieri della legalità, della democrazia e della libertà.
Legalità significa obbedire alla legge. Ma obbedire alla legge non significa necessariamente essere onesto, probo o integro. Si può seguire la legge ed essere dei criminali. Le leggi spesso sono lì per questo, per costituire l'autostrada a chi vuole delinquere in tutta sicurezza. I politici sono molto spesso laureati in Legge e quindi conoscono la materia molto bene.
Seguire la legge è un fatto empirico. E' il punto di partenza, non il punto di arrivo. Lo si deve fare tutti per vivere, spesso solo perchè non si ha altra scelta. La cosa dovrebbe finire lì. E invece quando la legalità addirittura si richiede diventi una "cultura", un comportamento quasi sacrale, che ispira reverenza e timore, allora o c'è puzza di bruciato o c'è odore di imbecillità. Perchè è troppo evidente che il legalitario, chi si appoggia alle leggi non solo per vivere ma per moralizzare, per condannare e per reprimere, spesso ha la coscienza sporca.
La legalità la si fa rispettare dall'esterno, non dall'interno: la coscienza umana deve rispondere a ben altre leggi che non a quelle della semplice condiscendenza verso i legislatori! O forse c'è qualcuno che avrebbe tutto l'interesse a fare diventare gli uomini dei perfetti legalitari, ossia degli obbedienti, dei passivi. E' evidente che l'uomo onesto e integro darebbe molto più fastidio del passivo e sorridente legalitario che se lo fa mettere in quel posto consenziente, con tanto di ringraziamento. Perchè l'uomo integro, consapevolmente tale, si può ribellare al potere. Il legalitario no.
Spesso la legalità viene addirittura confusa con il concetto di "giustizia". Ma mentre la giustizia appartiene a una dimensione che prescinde dal mero rispetto della legge per elevarsi a una visione etica dell'uomo in rapporto alla società -dal concetto di giustizia deriva la giurisprudenza, che è la base ideale o ideologica approntata dai giuristi, da cui scaturiscono le leggi- la legalità riguarda l'esecuzione e il rispetto della legge: rappresenta quindi la fase finale, l'atto non ideale ma pratico. Come per l'onestà, è significativo osservare come il termine "giustizia" oggi sia stato dimenticato: la giustizia, come l'onestà, è un concetto elevato e -soprattutto- che può essere interpretato da diversi punti di vista. In effetti, uomini educati a un concetto di giustizia potrebbero anche dare fastidio, invece educati alla legalità no. Diventano docili come pecore.
Questa tanto osannata "cultura della legalità" molti intellettuali conformisti e falsi contro-informatori vorrebbero insegnarla persino a scuola, inculcandola nelle menti fresche dei bambini perchè da adulti possano diventare dei perfetti consumatori ed elettori globalizzati con tanto di certificazione a norma dell'unione europea. Perchè i legalitari sono quelli che se non metti la cintura di sicurezza alla guida della tua auto per la tua personale sicurezza, ti tacciano di inciviltà. Se invece rispetti le regole, ma sei un rischio per la vita di altre persone (per continuare l'esempio, chi compie sorpassi azzardati entro i limiti di velocità, rischiando di fare una strage) sei a posto. L'etica e l'integrità sono ben altra cosa, ma queste si guardano bene dall'insegnarle.
Ma c'è un altro aspetto della moda legalitaria che sta impazzando nel Belpaese da Tangentopoli in poi. E' quello di utilizzare la correttezza formale verso la legge o una facile morale come schermo, come paravento per nefandezze ben peggiori, al cui confronto il pagamento di una tangente è un furto di caramelle.
La legalità è spesso il modo per screditare gli avversari. Lo sanno bene i media americani che per una storia di corna fanno cadere un Presidente scomodo. Per questo quando magnati della finanza e dell'informazione d'oltreoceano, tramite i loro giornali, fanno la morale alla politica di una nazione europea per quattro tangenti (come l'Italia per esempio), c'è da drizzare le antenne. Il sistema mediatico americano protegge e nasconde ben altro.
Il Fondo Monetario Internazionale per esempio ha fatto fallire l'Argentina, ha portato sull'orlo del tracollo il Messico, il Brasile, la Russia, la Malaysia ecc, è coinvolto nella rovina di milioni di famiglie, nella povertà mondiale e nella fame, è implicato pesantemente nella crisi economica globale, eppure questo non costituisce scandalo per nessun giornale. E -cosa assai più grave- neppure per molti sostenitori della legalità. Se invece una carica istituzionale è implicata in affari di piccole tangenti sì.
E' quindi chiaro che il presupposto affinchè un discorso sul rispetto della legge sia accettabile, è che sia inquadrato dentro valori tali da portare ad affrontare temi ben più ampi e scomodi della legalità e della corruzione. Ma se una persona riduce la sua critica al mero rispetto della legge e alle tangenti, allora questo è ciò che vuole veramente il Sistema e i suoi aguzzini per trionfare. Tale specie di legalitari sono i veri difensori del Sistema.