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La scienza, orizzonte della modernità

di Alberto Cossu - 10/09/2009

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Se oggi andassimo in cerca dell’orizzonte di senso che sorregge la moderna way of life andremmo senz’altro a verificare che esso è per lo più quello fornito dalla divulgazione scientifica più becera. La giustificazione ultima per l’uomo comune di tutte le sue credenze, azioni e della propria progettualità è in ultima analisi la fede nella scienza. Invano si andrebbe a cercare nell’agire dell’uomo moderno un orizzonte religioso che non sia semplice facciata o una professione filosofica, politica o spirituale che fondi la sua dimensione dell’esistenza. La giustificazione di tutta la modernità è la fede nella scienza e soprattutto nella tecnologia. Già dalle elementari i libri di scuola pontificano sulle conquiste del progresso e forniscono un’immagine scientifica banalizzata del mondo funzionale a fondare tutto il pensiero moderno: dalla giustificazione dell’economia capitalista, alla fede nella medicina tecnologica e nelle teorie fisiche e biologiche che dovrebbero rendere conto di ogni mistero e dare ogni spiegazione possibile.
Naturalmente se fosse spiegato davvero quale è la portata epistemologica della scienza moderna e come stanno davvero le cose, molte persone non vedrebbero più come giustificate la maggior parte delle loro azioni e credenze e potrebbe addirittura crearsi un clima propizio per dei cambiamenti che sicuramente chi sta ai posti di comando non si augura.  Vediamo di fare un po’ di chiarezza su questo punto. Per prima cosa la scienza contemporanea si è staccata dal realismo più ingenuo, ad esempio i fisici parlano sempre di conoscenza probabilistica e non assoluta (e non solo riferendosi alla meccanica quantistica) e più che di teorie preferiscono parlare di modelli. Già da ciò si capisce che solo uno sprovveduto può scambiare un modello per la realtà che quel modello invece rappresenta in modo approssimato e considerare esso come il vero essere. Per capire meglio questo punto possiamo riferirci ad un’immagine di Wittgenstein. Egli considerava il discorso scientifico come un reticolato che viene poggiato sui fenomeni. Più le maglie del reticolo sono strette, più a suoi determinati punti numerabili corrisponderanno punti peculiari del fenomeno e cioè la descrizione offerta dal reticolo sarà più precisa. Considerando il discorso scientifico in questo modo risulta chiaro che non si può certo scambiare il reticolo per la realtà. Infatti, qualsiasi teoria scientifica non può eliminare, nonostante il suo potenziarsi e raffinarsi, un certo numero per quanto minimo di momenti arbitrari, contingenti o convenzionali, cosa che sapevano bene anche scienziati come Einstein o addirittura neo-positivisti come Schlick.
Perché allora oggi la versione divulgativa della scienza su cui si fonda la civilizzazione moderna non tiene conto di questi fattori e scambia teorie descrittive per teorie ontologiche in senso banalmente realista? Questo perché a nostro giudizio per motivi che in gran parte esulano dalla scienza stessa, la modernità con le sue declinazioni liberiste e progressiste aveva bisogno per reggersi e crescere non del dubbio ma del dogma, come ogni forma di autocrazia. Dogmi come il materialismo intriso del più banale realismo dovevano essere divulgati per rendere possibili cambiamenti politici, sociali ed economici per i quali residualità mitiche, religiose, tradizionali ed anche solo non materialiste e scientiste sarebbero state un ostacolo. Bisognava convincere la gente che l’unica cosa che conta è il corpo, i piaceri fisici e i sollazzi più banali, l’accumulazione di beni materiali, la vita intesa solo come pura durata biologica dell’individuo nel tempo a dispetto di ogni menomazione e umiliazione, la bellezza cosmetica in un tripudio di corpi di plastica, unti e ben depilati. La manovra è riuscita, nessuno crede più in nulla se non nel big bang, nel fatto che l’uomo discende dalla scimmia, che la materia è composta di atomi e che la vita termina con la morte. Per cui giù a godersela, a comprare gadgets, coca cole, cellulari e un paio di reni e cuori di scorta, sempre tutto in fretta prima che qualcuno si accorga che siamo diventati vecchi e decida di metterci in qualche “centro per gli anziani”.
In realtà la scienza contemporanea offre modelli causali molto potenti e certamente, anche se non nel senso del realismo più ingenuo, è necessario riconoscere realtà ad enti come i campi elettromagnetici o gli atomi: critiche totali del discorso scientifico, che arrivino a parificarlo alla magia come spesso sembra fare ad esempio un Feyerabend, appaiono sia imprecise che a volte talmente estreme da poter essere rovesciate da considerazioni banali come il fatto che quando Feyerabend aveva mal di denti sicuramente andava dal dentista e non dal mago….  Quello che bisogna capire, invece, è che il discorso scientifico offre solo modelli compatibili con le possibili evidenze empiriche. Insomma non si deve scambiare una possibile interpretazione della realtà per la realtà, la realtà fisica rimane un mistero, così come la vita. L’uomo se vuole trovare di nuovo una dimensione di vita autentica dovrebbe ridiventare capace di accettare il Mistero dentro di sè, la sua precarietà, ridiventare capace di sentire il mondo come un’unità che si esprime nelle sue diverse parti tutte in contatto tra loro, non come un marchingegno da smontare e rimontare senza nessun valore se non quello di essere così più gradito all’arbitrio e alla vanità umana. E soprattutto bisogna che la tecnologia sia rispedita al ruolo che si merita, quello di essere di aiuto all’uomo negli aspetti più scomodi della vita, non quello di offrire senso e valore all’esistenza.