Ma mi FIAT il piacere
di Giovanni Petrosillo - 17/09/2009
Non dite che non l’avevamo detto. La Fiat è un ferro vecchio fuori mercato che si regge solo perché
noi contribuenti la manteniamo. L’ad del lingotto Sergio Marchionne, l’italo-canadese del miracolo
automobilistico, osannato da una sponda all’altra dell’Oceano Atlantico, per avere salvato l’azienda
torinese da un inevitabile declino, è tornato a chiedere soldi allo Stato.
Non è bastato acquisire la Chrysler per risollevare la Fiat o, anzi, proprio in virtù di questa
acquisizione si bussa ancora alle porte del governo affinché la spesa pazza venga accollata alla
comunità.
La strada maestra la indica lo stesso Marchionne: prorogare gli incentivi per tutto il 2010 e non di
certo per agevolare la famiglia Agnelli e i grandi azionisti della società, honni soit qui mal y pense,
ma solo “per il bene del paese”. Strano modo di tutelare il bene del paese quello di sottrarre risorse
alla nazione per tenere in vita un catorcio industriale che non può più conservare gli standard di
crescita economica ed occupazionale del passato.
Sarebbe meglio che Berlusconi desse questi fondi direttamente agli operai per favorire la loro
riconversione lavorativa.
Ma il governo, per bocca di Scajola, Ministro dello sviluppo economico, invece di rispondere con
una bella pernacchia a Marchionne e a tutta la stirpe degli Elkann lascia intendere che se ne può
anche parlare.
Evidentemente, non basterà raggiungere la fantomatica quota di 6 milioni di vetture prodotte per
abbattere i costi e la concorrenza - del resto, per una ineludibile legge capitalistica, le auto non
vanno solo costruite ma anche vendute - e gli americani, per i quali il vecchio adagio sulla FIAT
(Fix It Again Tony – Riparala ancora Tony) continua a valere non è detto che si precipitino in
massa a comprare le vetture della casa italiana, solo perché inquinano meno e consumano
altrettanto.
Insomma, sul mercato continua ad esserci di meglio nel rapporto qualità-prezzo.
Auguriamoci che il governo non ceda a queste pretese assurde.
Fiat: "Incentivi o sarà disastro". Scajola apre
di Redazione
L'ad del Lingotto lancia un grido d'allarme: "Senza il rinnovo degli incentivi statali sarà
disastroso". E su Chrysler: "Piano a novembre, arriveremo a 6 milioni di vetture". Il
ministro: "Estensione auspicabile, ne parleremo con la Ue"
Francoforte - Il grido d'allarme di Marchionne. L’amministratore delegato della Fiat,
Sergio Marchionne, auspica che gli incentivi all’auto vengano rinnovati anche nel 2010
"per il bene del Paese, altrimenti sarebbe disastroso" dice al Salone dell’Auto di
Francoforte.
Scajola apre "La prosecuzione degli incentivi al settore auto è una cosa auspicata e
auspicabile, anche se è prematuro parlarne". Questa la replica del ministro dello
Sviluppo Economico, Claudio Scajola, a margine di un’audizione alla Camera,
commentando l’auspicio formulato stamani dell’ad di Fiat. Poi scandisce i tempi: "Alla
fine di novembre, quando avremo i dati finali, valuteremo di concerto con gli altri paesi
europei se proseguire con gli incentivi per l’auto".
Lo strumento ha funzionato Secondo il ministro, analizzando la questione della
proroga degli incentivi al comparto auto per il 2010, bisogna tenere conto dei risultati di
quelli erogati per l’anno 2009 e valutare in particolare tre fattori: "Gli aiuti al settore
dell’auto hanno dato risultati molto soddisfacenti in Italia, migliori che in altri Paesi
perché sono stati ben mirati". In secondo luogo, ha proseguito Scajola, dal punto di vista
finanziario "c’è stato un rientro, fra Iva e riduzione delle emissioni, che riducono il conto
da pagare all’Europa". Infine, "la riduzione degli incidenti col nuovo parco auto". Questi
tre fattori, ha aggiunto, "ci fanno dire che lo strumento ha funzionato e, quando avremo i
dati finali a fine novembre, valuteremo di concerto con gli altri Stati dell’Unione
Europea quella che oggi è una cosa auspicabile e auspicata, quella di proseguire con gli
incentivi. Ma è prematuro parlarne, valuteremo con attenzione al momento dovuto".
Quota 6 milioni "Fiat, da sola con Chrysler, raggiungerà l’obiettivo di 5,5-6 milioni di
vetture" spiega Marchionne parlando ai giornalisti a margine del Salone dell’Auto di
Francoforte. Il manager ha aggiunto che il piano industriale di Chrysler sarà presentato a
novembre e che la ristrutturazione del gruppo americano è un processo lento ma sono
attesi miglioramenti significativi nel 2010. Sul fronte Opel, "io ho chiuso totalmente", è
stata la risposta di Marchionne ai cronisti.
«Bonus nel 2010 o sarà disastro»
di Pierluigi Bonora
nostro inviato a Francoforte
Si scalda il dibattito sugli incentivi. Martedì il presidente di Fiat, Luca di Montezemolo
(«pensiamo a che cosa sarebbe stato il 2009, per il lavoro e l’indotto, in assenza dei
bonus») e ieri l’amministratore delegato Sergio Marchionne, hanno ribadito la necessità
che gli aiuti all’auto siano confermati per tutto il 2010. Marchionne, al Salone di
Francoforte, non ha usato mezzi termini nel mettere in guardia il governo, delineando
«un impatto disastroso sul livello occupazionale nel Paese dal mancato rinnovo degli
incentivi». «Credo che per il bene dell’Italia - ha aggiunto - sia importante farlo, ma è
una scelta che deve fare il governo».
Il tema dei sostegni alle vendite è tra i più dibattuti in questi giorni a Francoforte.
Preoccupati, per le conseguenze di una mancata proroga degli aiuti nel 2010, sono i
costruttori generalisti. «Continueremo a chiedere ai governi di mantenere gli incentivi
finché il mercato non sarà migliorato, in alternativa si potrebbe pensare a una loro
graduale eliminazione per evitare uno shock», ha commentato, accodandosi a
Marchionne, il numero uno di Ford Europa, John Fleming. E anche se lo stesso top
manager di Fiat ha precisato che è prematuro organizzare un incontro con la presidenza
del Consiglio («la crisi è finita - ha ricordato l’ad - ma la macchina non è ancora
ripartita»), da Palazzo Chigi arriva una prima apertura: «La prosecuzione degli incentivi
all’auto - ha risposto il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola - è una cosa
auspicata e auspicabile». Secondo Scajola bisogna comunque tenere conto dei risultati
ottenuti nel 2009, grazie ai bonus, e valutare in particolare tre fattori: «Gli aiuti al settore
hanno dato risultati molto soddisfacenti in Italia, migliori che in altri Paesi perché sono
stati ben mirati. Dal punto di vista finanziario, poi, c’è stato un rientro, tra Iva e
riduzione delle emissioni, che diminuiscono il conto da pagare all’Europa». Infine, «la
riduzione degli incidenti».
Questi tre fattori, ha aggiunto, «ci fanno dire che lo strumento ha funzionato e, quando
avremo i dati finali al 30 novembre, valuteremo di concerto con gli altri Stati dell’Ue».
Indicazioni sui piani di Bruxelles, al riguardo, arriveranno probabilmente oggi, quando il
cancelliere Angela Merkel (in Germania si teme il crollo del mercato dopo il recente
stop ai bonus) e l’eurocommissario ai Trasporti, Antonio Tajani, inaugureranno la
rassegna tedesca. Lo stesso Tajani ieri ha riconosciuto che «il settore resta un comparto
fondamentale per uscire dalla crisi». Ancora Marchionne ha affermato di prevedere tra il
2012 e il 2013 la crescita del mercato mondiale ai livelli del 2007-2008, mentre per il
2010 «la sfida maggiore è quella di mantenere redditizio il gruppo». A Francoforte il top
manager del Lingotto si è soffermato anche su Chrysler: a fine ottobre il piano
industriale sarà pronto e a novembre verrà illustrato a stampa e analisti, con l’auspicio di
ricadute positive per il sistema produttivo italiano. Confermata la realizzazione di veicoli
Chrysler nella struttura di Bertone, mentre il nuovo gruppo italo-americano, ha spiegato
Marchionne, «varrà 6 milioni di automobili». In Borsa il titolo Fiat (+2,1%) ha ritrovato
quota 9 euro