L’assillo della moneta
di Francesco De Robertis - 19/02/2010
La moneta è da sempre oggetto di discussione ed argomento molto sentito che fa subito presa.
E’ ormai ovvio che nell’immaginario collettivo, il suo possesso si identifica con la ricchezza, una delle principali aspirazioni consce od inconsce dell’essere umano, spingendo l’ingegno a formulare sempre nuove soluzioni per accaparrarsene sempre di più.
Di origine antica, la moneta da sempre svolge funzioni di mezzo di pagamento, unità di conto e riserva di valore; pertanto facilita gli scambi eliminandone gli inconvenienti ma non il senso (come nel baratto), viene utilizzata per quantificare il valore dei beni e serve da accumulatore di riserva.
Da molti viene vista in negativo, demonizzata e deprecata ma rimane uno strumento essenziale della nostra vita, senza della quale ci troveremmo in serie difficoltà.
La civiltà consumistica è molto legata e sensibile a tutto ciò che è inerente le moneta, mentre man mano che si adotta uno stile di vita decrescente essa diventa sempre meno importante e relativa anche se utilizzata comunemente ed indispensabilmente.
L’assillo della moneta, colpisce sempre più famiglie: ormai nella vita cittadina niente si può fare senza denaro, al contrario di quello che avveniva in passato, quanto una parte della popolazione viveva ai margini dell’economia monetaria, pertanto siamo divenuti pressoché dipendenti del sistema ed incapaci di provvedere autonomamente ai nostri bisogni primari.
Lo spettro della povertà - intesa come mancanza di moneta - viene sbandierato ogni qual volta può ritenersi utile e frequentemente, è l’argomento cardine delle affermazioni pro-crescita economica o di critica alla decrescita. Poi vi è chi disquisisce improbabili teorie su complotti sovranazionali che mirano a impadronirsi del mezzo monetario espropriando i cittadini, utilizzando tecniche da leggende metropolitane, ma a quanto pare tali teorie servono solo a chi le utilizza a fini di lucro per pubblicare libri e partecipare a convegni e spettacoli sfruttando la sensibilità al tema di molti.
Tralasciando la storia, la moneta oggi, viene emessa dalla Banca Centrale Europea che, sulla base di taluni indicatori, cerca di mantenere la quantità di moneta pari a quelle necessaria per gli scambi di beni e servizi con l’obiettivo vincolante e dichiarato di mantenere stabili i prezzi. Le politiche monetarie sono state affidate alla BCE nell’ambito della UE, in quanto gli stati membri hanno ceduto il potere di emissione monetaria ad un organo indipendente ed autonomo svincolato dai governi.
Lo svincolo dal potere politico delle politiche monetarie e la moneta unica in ambito europeo, ha portato una stabilità monetaria inesistente ai tempi della Lira e ciò (a parte quanto è successo nel periodo di transizione) è un elemento positivo per la maggior parte dei cittadini, che possono risparmiare senza veder decimati i propri guadagni e che non perdono potere di acquisto repentinamente.
Fino a quando la moneta però è ancorata all’economia reale il sistema funziona, se invece - come è recentemente accaduto della crisi finanziaria dei sub-prime - approfittando della mancanza di regole vengono utilizzati nuovi strumenti per esasperare la speculazione, il sistema si pone in una situazione di forte rischio.
Il nostro sistema bancario (quello italiano) nasce per una funzione sociale, una delle banche più antiche, il Monte dei Paschi di Siena nacque basando il suo credito sui prodotti della natura e la sua attività era di ausilio e supporto per la pastorizia e l’agricoltura; lo scopo della banca, quella utile ed apprezzabile, non è creare soldi ma favorire l’incontro tra chi ha risparmi e chi ha necessità di ottenere un finanziamento per la propria attività. Trattasi di un servizio che va logicamente remunerato sotto forma di interesse o sotto forma compenso (come nel caso della Jak Bank, la prima banca senza interesse), ma nel corso del tempo, la funzione utile delle banche è stata via via prevaricata da forti speculazioni e la moneta è divenuta anche strumento per opprimere persone ed interi popoli. Se è vero che l’alta finanza speculativa è inutile ma soprattutto dannosa alla civiltà ed allo sviluppo umano, favorire adeguatamente l’accesso al credito anche alle sole idee attraverso vari strumenti come i prestiti d’onore, il micro-credito o formule similari basati su progetti concreti, è la strada da percorrere se vogliamo ritornare alle origini dell’utilità della funzione bancaria ad allo sviluppo di una nuovo rinascimento economico.
Il sistema bancario è riconosciuto quale sistema centrale e cruciale per un corretto funzionamento dell’economia, pertanto è giustamente sottoposto a vincoli e garanzie nei confronti dei cittadini-risparmiatori (anche se volte eluse o raggirate), ma nel contempo, non garantisce correttamente l’accesso al credito agli imprenditori che non hanno mezzi sufficienti, e tende a favorire i grossi poteri e le grosse realtà giudicate più solvibili e meritevoli creando una sorta di circolo vizioso che alla lunga porta danni al sistema.
Più che accanirci contro la moneta in se, quindi, si possono imparare a conoscere ed evitare strumenti subdoli e pericolosi quali il credito al consumo; buona parte del consumo del futile viene alimentato con tale strumento che deve essere opportunamente sfavorito e scoraggiato.
In Italia, fortunatamente o consapevolmente, in controtendenza, si sta accusando una forte flessione del credito al consumo e delle carte di credito, e non possiamo che esserne fieri, noi tra l’altro siamo sempre stati un popolo di risparmiatori e le forzature dell’indebitamento cominciano a stancarci. Ma nonostante tutto, i livelli di indebitamento delle famiglie italiane (considerando anche i mutui) sono purtroppo tutt’ora elevati (anche se meno rispetto il resto del mondo), si rende necessario quindi cogliere l’occasione per sradicare la cultura del debito dell’acquisto a rate e ri-sostituirla con la cultura del risparmio, acquistando un bene solo quando serve e non a “tasso 0”.
In più, per le stesse motivazioni che ci spingono ad acquistare locale potremmo indirizzarci ad un risparmio consapevole, quale quello di favorire le piccole banche locali alle grandi speculatrici o a rivolgerci a banche che si facciano carico di scegliere e selezionare eticamente le proprie attività (vedasi il grande e positivo esempio di Banca Etica ed Eticredito che di recente hanno rifiutato di fornire assistenza per lo scudo fiscale e che sono impegnate anche in campagne a favore dell’ambiente). Cosi facendo, come per la spesa di tutti i giorni, possiamo spingere attraverso un comportamento comune, il sistema verso obiettivi di equità e di giustizia sociale.
In sostanza vivere in sobrietà non è vivere senza moneta, ma diventarne sempre meno dipendenti in qualsiasi forma essa si presenti, evitando di mercificare ogni interazione sociale e di misurarla col metro di valore monetario, ma favorendo rapporti incondizionati in convivialità e nel reciproco scambio “senza interesse”.