Teheran, il nucleare degli altri
di Giuseppe Zaccagni - 16/04/2010
Le polemiche sul nucleare sembrano congelate in una sorta di binario morto, ma in realtà il contenzioso è più che mai aperto. La Repubblica Islamica annuncia una conferenza sul disarmo nucleare proprio a Teheran per il 17-18 aprile. All'incontro sono annunciati esponenti di 15 paesi tra ministri degli Esteri e circa 200 ospiti. Un vero e proprio controcanto rispetto a quello che s’ode a Washington al summit di conio analogo avanzato e convocato dal presidente americano Obama. Ora, visto il recente ed energico confronto Usa-Iran sul problema nucleare, la convocazione da parte iraniana della conferenza internazionale - intitolata "Energia nucleare per tutti, divieto delle armi nucleari" - mira ad ottenere il diritto di parola sul problema nucleare, così da ridurre la pressione delle sanzioni internazionali che il paese si trova di fronte.
E non è un caso se all'incontro di Teheran la dirigenza del Paese ha cercato in tutti i modi di assicurarsi la presenza di alti funzionari dell'AIEA e dell'organizzazione del "Trattato sulla completa interdizione degli esperimenti nucleari". E’ ancora difficile prevedere, ovviamente, i risultati della conferenza. Tuttavia è chiarissimo l'obiettivo dell'Iran di cogliere l'occasione per ottenere il diritto di parola sulla scena internazionale.
A questa situazione fa da sponda la recente iniziativa americana. Gli Usa, infatti, hanno pubblicato il "Rapporto sulla situazione nucleare", in cui promettono di non usare armi nucleari verso i paesi denuclearizzati che hanno firmato e rispettano il "Trattato di non proliferazione nucleare". Tuttavia Obama ha aggiunto che paesi come Iran e Corea del Nord che violano o hanno denunciato il Trattato non sono compresi nelle file dei paesi verso i quali il governo Usa promette di non usare le armi nucleari. L'affermazione di Obama ha suscitato l'energica reazione iraniana.
Intanto, mentre si parla dei due vertici nucleari, la scena politico-diplomatica si tinge sempre più di nero.
Obama fa sapere che paesi come Iran e Corea del Nord - che violano o hanno denunciato il Trattato - non sono compresi nelle file dei paesi verso i quali il governo Usa promette di non usare le armi nucleari. L'affermazione suscita ovviamente l'energica reazione della parte ufficiale iraniana. Con il leader supremo, Ayatollah Ali Khamenei, che accusa Obama di minacciare l'Iran con le armi nucleari e chiede di conseguenza all'esercito iraniano di effettuare una completa preparazione "militare e psicologica" in vista di una possibile minaccia.
L'11 aprile il ministro della Difesa iraniano, Ahmad Vahidi, ha annunciato che l'Iran ha già iniziato a produrre su vasta scala un missile anti-aereo di media gittata di nuovo tipo. Secondo i media iraniani, il nuovo missile "Mersad" può colpire caccia che volano a media-bassa quota, svolgendo benissimo il compito di difendere gli impianti nucleari iraniani. Secondo i media di Teheran, le parole di Obama sono molto pericolose, e in realtà danno il via libera ad un attacco nucleare. Sulla base della sua fede religiosa, l'Iran sostiene che non potrà mai produrre e usare armi di distruzione di massa.
Gli iraniani, comunque, si stanno preparando per respingere (per ora dal punto di vista politico e diplomatico) le sanzioni internazionali. Intanto sul fronte opposto - quello di Washington - c'è da segnalare che la Casa Bianca ha incassato l'impegno dell'Ucraina a disfarsi, entro il 2012, delle sue scorie di uranio altamente arricchito. Kiev trasferirà, con ogni probabilità in Russia, l'uranio di cui ancora dispone. L’ha precisato il portavoce di Pennsylvania Avenue al termine dell'incontro di lunedì fra Barack Obama e Viktor Yanukovich, in cui il Presidente ucraino ha formalizzato la sua decisione di liberarsi di tutto il quantitativo di materiale fissile conservato in due diversi siti nel Paese. È stato segnalato che l'Ucraina dispone di circa 90 chili di uranio altamente arricchito, anche se fonti indipendenti, come la Nuclear Threat Initiative, parlano invece di 163 chili, materiale sufficiente per alimentare sette testate nucleari.
La decisione rientra nel quadro di un più ampio desiderio in precedenza manifestato da Obama e cioè che i Paesi con strutture non propriamente efficienti "affidino" il loro patrimonio nucleare a Stati più in grado di stoccarli e assicurarne la vigilanza, al fine di evitare che cada in mani di organizzazioni terroristiche. Dalla delegazione olandese, poi, è giunta una proposta che difficilmente passerà. E cioè, la creazione di un Tribunale internazionale speciale con sede nei Paesi Bassi per esaminare denunce di violazioni dei trattati di non proliferazione nucleare. In pratica si alternano, sulla scena mondiale, opzioni di varia natura. Ma è l'Iran a trovarsi sotto accusa. E sarà interessante conoscere quale saranno le scelte di Ahmadinejad e se l’Iran sarà isolato o al centro di una più ampia alleanza. I risultati del vertice di queste ore in corso a Teheran, racconteranno in primo luogo questo.