Un anno a impatto zero
di Andrea Bertaglio - 05/08/2010
È possibile spostarsi solo a piedi o in bici, mangiare cibo prodotto localmente, eliminare la TV e lo shopping dalla propria vita e dire addio a pannolini e fazzoletti di carta nella New York della frenesia e degli acquisti compulsivi? Si può adattare il proprio ritmo veglia-sonno alla luce esterna, nella città delle mille luci, che non dorme mai? Sembrerebbe di sì, vedendo l’esperienza-avventura di Colin Beavan, giornalista specializzato in tematiche ambientali che, dopo essersi accorto che il suo problema non era la condizione del mondo, ma il suo immobilismo, si è iniziato chiedere se siamo davvero impotenti quando si tratta di ridurre il nostro impatto sull’ambiente, se davvero non possiamo fare nulla, o se siamo solo troppo pigri e spaventati.
Finalmente tradotto anche in italiano, “Un anno a impatto zero” (Cairo Editore) è un libro, diventato anche documentario, che racconta un’impresa che sembra incredibile, un’esperienza che ha permesso al no impact man, ma anche a sua moglie Michelle, la loro figlia Isabelle ed il loro cane Frankie di portare quasi a zero nel corso di un anno i loro consumi. Niente supermercati, auto, televisione, riscaldamento, condizionamento e luce elettrica per 365 giorni, con candele al posto delle lampadine e cibo locale o autoprodotto al posto di quello confezionato. Un esperimento ecologista estremo, improbabile da proporre come stile di vita da adottare, che si propone però di provocare tutti coloro che pensano di non potere fare nulla per cambiare i propri stili di vita (spesso spreconi), e che ha anche portato i protagonisti di questa inusuale storia a risultati inaspettati.
Vivere senza inquinare per un anno, infatti, ha permesso a Beavan e la sua famiglia di ridurre le proprie spese del 50%, mangiare cibi più sani, essere in migliore forma fisica, instaurare rapporti personali più stretti con le persone che gli stavano attorno e, cosa ancora più incredibile nella capitale mondiale dello shopping e dell’iperconsumismo, ad emanciparsi da negozi ed ipermercati, scoprendosi, dopo le inevitabili difficoltà iniziali, più liberi e più felici. Non solo, anche le persone attorno a loro sono cambiate, una “conseguenza non prevista” delle azioni individuali dei Beavan che hanno mostrato quanto “tutti noi possiamo cambiare chi ci sta intorno, se prima cambiamo noi stessi”.
L’autore scrive che dagli anni ’50 ad oggi il PIL degli Stati Uniti è cresciuto del 550%, ma il livello di felicità è rimasto più o meno lo stesso. La domanda che secondo Beavan ci si dovrebbe fare, quindi, è se stiamo vivendo la vita che vorremmo veramente vivere, se lavorare sempre di più per comprare sempre di più e ritrovarsi sempre più infelici è la direzione giusta da seguire; o se sprecare risorse equivale a sprecare la propria vita, e ciò di cui abbiamo bisogno davvero sono più relazioni, più attività e più gratificazioni che non costino necessariamente del denaro. La domanda è in sostanza: quanto costa una buona vita? A livello materiale ben poco, se si dimostra di potere vivere “Un anno a impatto zero”.
Un anno a impatto zero, di Colin Beavan, Cairoeditore, pagine 285, Euro 14,50