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Impossibile seguire le vicende italiane

di Gianfranco La Grassa - 17/10/2010


 E’ del tutto impossibile, quanto meno complicatissimo, dare un senso alla (non) politica italiana, soprattutto di carattere interno. La menzogna regna sovrana, le notizie compaiono, ma si fa a gara per svisarle: o per attizzare il fuoco o per spegnerlo (diciamo, circoscriverlo). Attenendosi alle questioni fondamentali, non al chiacchiericcio quotidiano – dove pure escono notizie che dovrebbero sconvolgere il quadro economico, politico, istituzionale, e rimangono invece sullo sfondo; si pensi alle minacce confindustriali se fossero apparse certe notizie, alle aperte dichiarazioni del portavoce di “Emma” sul “cerchio strutturale” che invece tutti, a partire proprio da chi ne sarebbe la maggiore vittima, il centro-destra attorno a Berlusconi, tendono ad archiviare come elucubrazioni dietrologiche – bisognerebbe ripetere quanto detto da questo blog in pratica fin dalla sua apparizione.

La “sinistra” è ormai il vero cancro della situazione, non c’è salvezza possibile se non la si elimina con operazioni chirurgiche estremamente “invasive”. L’unico errore che abbiamo commesso è di accreditarla come “sinistra”. Questa, storicamente, è l’ala detta “riformatrice” dello schieramento politico diretto da gruppi diversi di dominanti. Non sempre le “riforme” proposte sono migliori degli intenti “conservatori” di quella che viene detta destra (l’altra ala dello schieramento dei dominanti), ma comunque non si ha a che fare con semplici mascalzoni e venduti, che hanno bisogno di salvarsi da un qualche naufragio. La socialdemocrazia tedesca, ad es., abbandonò ufficialmente il marxismo a Bad Godesberg nel 1959. Gridammo (noi comunisti) al tradimento, ma comunque si trattò della fine di un lungo percorso; e l’abbandono dipese non da svendite brusche e immotivate, ma dall’ormai netta divaricazione tra riferimenti ideologici stereotipati ed effettiva pratica politica seguita da tempo immemorabile.

La nostra “sinistra” – pur avendo iniziato la strada del cambio di campo (e di casacca) con la segreteria Berlinguer e il successivo appoggio dei degenerati “piccolo-borghesi”, ambiziosi e nefandi,  formatisi nel ’68 e ‘77, all’inizio grandi oppositori del Pci per alzare il prezzo delle loro capriole – non ha nulla di riformistico, non ha alcun progetto, nessuna riflessione autocritica. E’ il frutto del fallimento del “comunismo”, ma più precisamente dello sprofondamento del “socialismo reale” europeo, ivi compresa l’Urss. Vi è stato un fuggi fuggi generale, ma senza poter gran che elaborare questa via di fuga, data l’incredibile velocità dell’implosione “socialistica”. Essendo già caduto il Pci in mano alla marmaglia della generazione di mezzo – senza onore né storia, costituita da piccoli gruppi di parassiti intenzionati a vivere di attività sedicente politica, non avendo mai svolto un lavoro utile purchessia – il cambio di campo è stato veloce e senza motivazione, un reale tradimento e rinnegamento di ciò in cui prima si sosteneva, in modo truffaldino, di credere.

Non c’era alcun bisogno di essere di “sinistra”, era sufficiente prenderne l’etichetta e svendersi velocemente ai vincitori: Stati Uniti (che muovevano la loro pedina Buscetta e, via via, tutto l’ambaradan di “mani pulite”) in piena “alleanza” con i loro sostanziali alleati/subordinati, i dominanti italiani della Confindustria agnelliana, cioè della Confindustria del metalmeccanico, settore ormai superato, sempre in piedi tramite la mangiatoia statale. Non fu quindi “sinistra”, ma un’accozzaglia invereconda, putrida e maleodorante, di rinnegati e traditori. Ad essa si unirono altri gruppi egualmente marci e venduti, provenienti dalle fila di coloro, in specie Dc e Psi (e altri del pentapartito), che erano stati annientati dall’operazione giudiziaria. Niente sinistra, quindi, solo una poltiglia formata da quelli che sfuggirono, tradendo e svendendosi, alla sconfitta; non subita in una vera battaglia politica, poiché i dominanti usarono la questione morale, servita da un’azione giudiziaria, cavallo di battaglia di tutti gli ipocriti che non hanno appunto progetti se non di puro potere, privo di qualsiasi contenuto.

Abbiamo quindi sbagliato a parlare di “sinistra” poiché si tratta semplicemente di sicari, di bravacci, al soldo dell’industria e poi della grande finanza privatizzata con il loro aiuto; avendo alle spalle ambienti statunitensi, in un primo tempo apparenti vincitori di tipo monocentrico. Ci fu quella che sembrava un’ultima resistenza dei battuti (in specie dell’industria “pubblica” devastata e smembrata), che misero in primo piano Berlusconi. Non a caso, nel mio pezzo del 1994-95 – in cui descrivevo in modo rivelatosi esatto che cos’era stata l’operazione giudiziaria proditoria e vigliacca, chi l’aveva di fatto promossa e per quali intendimenti – sbagliai nel pronosticare una durata politica relativamente breve all’attuale premier. Sbagliai, però, perché ero convinto di un ormai lungo periodo di monocentrismo americano. Fu un felice errore perché dopo pochi anni la fase è svoltata in una direzione non certo mirabile – basta con le fesserie dei no global, delle Moltitudini, delle Onde, delle lotte del lavoro in crescita e baggianate varie – ma comunque più accettabile che non il solo predominio degli Stati Uniti.

La mutata situazione internazionale – e non è un caso che la migliore, o meno peggiore, politica estera italiana sia iniziata di fatto nel 2003, nell’estate dell’incontro sardo tra Putin e Berlusconi – ha consentito a quest’ultimo di durare più del previsto. Questo prolungamento, dato che l’alternativa era la metastasi di “sinistra” (cioè dei farabutti rinnegati e traditori), è da considerarsi, ancora una volta, come il meno peggio. Ma non può durare indefinitamente. Dice la frase fatta: “quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare”. Purtroppo, Berlusconi non è un duro, malgrado i sicari della finta “sinistra” – tra le cui fila hanno preso il sopravvento gli “antifascisti dell’ultima ora”, gli eredi dei pochi vecchioni rimasti di quel lontano tradimento da loro perpetrato nel 1943 – lo definiscano fascista. Un fascista in ascesa da 17 anni senza mai prendere definitivamente il potere e finalmente schiacciare i serpenti e vermi di cui sopra.

Berlusconi non sa che fare, non è nemmeno veramente un Craxi, neanche un Andreotti; appare dedito comunque a giochini che nulla possono nel contesto di durezza ormai affermatosi e da cui non si torna indietro. Intendiamoci. Il disegno contro di lui è immondo. Non c’è nulla che unisca i suoi avversari salvo il fatto di volerlo togliere di mezzo, malgrado ben due elezioni, politiche e regionali, lo abbiano confermato. La magistratura è ormai evidentemente un corpo dedito a manovre oscure che tentano di ribaltare i risultati del voto. Tuttavia, questo è evidente da quasi vent’anni. Si susseguono fatti e dichiarazioni, per lo più messe sempre in sordina dalla stessa stampa di “destra”, che rivelano il vero gioco politico nascosto dalle mosse dei rinnegati e traditori (cui si aggiungono via via nuovi pezzi, come quelli del Fli) e da chi sta loro dietro: Usa e Confindustria. Tuttavia, i berlusconiani sanno solo urlare contro i “rossi”, ivi comprese le toghe, piagnucolare e lamentarsi dell’antidemocraticità degli avversari. Nessuno è in grado di dire quanto ci si possa fidare di un Tremonti, quanto della stessa Lega, che si tenta di ammorbidire (come si fa con il baccalà) pestandola in Piemonte.

Se il portavoce della Confindustria, beccato “in flagrante” per eccesso di fiducia nella sua intoccabilità, dice sia pure con vaghe parole la verità, sono per primi i berlusconiani ad essere terrorizzati dal fatto che si accenni a qualcuno “molto in alto” intento a manovrare contro di loro. Certe cose non si devono dire! Così, cominciano un fuoco di sbarramento contro le “arpisellate”, sminuiscono cioè le rivelazioni dell’ex portavoce della Confindustria. Credono di poter sventare l’azione nemica agendo nello stesso modo dei nemici; cioè senza riferimento a fatti politici, ma a scandali, a questioni morali, a svendite immobiliari e quant’altro. Poi strepitano perché Scajola se n’è dovuto andare mentre Fini, che ha compiuto certo azioni molto più riprovevoli, se ne resta al suo posto. Subodorano un accordo tra costui e i magistrati. O sono deficienti o invece, questa è la verità, sono dei vili che non vogliono deludere i loro padroni: non Berlusconi, ma Usa e, tutto sommato, Israele. Si mettono a giocare stupidamente la parte degli antislamici, corrono in Afghanistan e fanno uccidere i cosiddetti “nostri ragazzi” (mentendo sul loro eroismo e martirio, un atteggiamento che provoca il vomito da tanto ipocrita e bugiardo è) perché non hanno il coraggio di dire che gli Usa sono intenzionati a non consentirci libertà di manovra verso Russia e altri paesi, dove invece i nostri settori produttivi avanzati (di punta e strategici), ma anche decine di migliaia di quelle piccolo-medie imprese che Berlusconi fa sempre finta di voler rappresentare, possono avere grandi sbocchi.

Non vi è dubbio che non sono difendibili; sono dei reazionari stupidi e vigliacchi. Si scaricano sui più deboli nella convinzione di poter rabbonire chi li sta fottendo e inc…..A questo punto, è evidente l’inadeguatezza dell’uomo dietro cui, forse, alcuni gruppi politici ed economici si sono trincerati dopo le batoste del ’92-’93, dopo il panfilo “Britannia” e la svendita dell’industria “pubblica”. Anche questi gruppi – se dopo quasi vent’anni non riescono a trovare una forza politica capace e decisa nello svolgere un’azione coerente, sono inadeguati. Pensano di traccheggiare, di salvare il salvabile dei loro rapporti instaurati con Russia e altri paesi emergenti come nuove potenze e subpotenze, magari anche lasciando perdere Berlusconi. Che debbano lasciar perdere costui sembra inevitabile, data la pochezza e la mollezza del personaggio, dato il personale cialtrone di cui è circondato, dati i media che ha a disposizione; mentre gli “alleati” si dimostrano a ondate successive subdoli e infidi. Che questi gruppi riescano egualmente negli affari lucrosi con un “certo estero”, appare tuttavia piuttosto difficile.

Difficile in questo momento valutare la complicata partita che sta giocando Tremonti con la UE. La partita è come al solito truccata; è politica e viene invece mostrata come se tutto fosse affidato a pure questioni economiche. La UE vuol costringerci ad una resa incondizionata imponendoci un rientro dal Debito Pubblico che stroncherebbe qualsiasi paese. Tremonti vuol far entrare nella valutazione delle compatibilità anche il debito privato (per mutui immobiliari, per possesso di derivati, ecc.), dove l’Italia, con cittadini poco amanti del rischio, si trova in condizioni migliori degli altri, in particolare della Germania, che infatti si oppone a questo marchingegno. Non si vuol però dire che la partita non è economica, ma politica, che si vuol danneggiare e indebolire l’Italia poiché si è permessa delle politiche parzialmente autonome verso Russia & C., tese a favorire alcune grandi imprese strategiche e anche, come già rilevato, molte piccole e medie.

Il vero atto decisivo sarebbe, per intanto, l’uscita dall’euro e la messa in discussione dell’organizzazione attuale dell’intera Europa. Si dovrebbe però parlare chiaro, rivelare alla popolazione italiana, con tutti i media a disposizione, che la UE gioca a favore degli Usa, ma forse è pure attraversata da subdominanze assai complicate e intricate. Bisognerebbe dire basta al mascheramento monetario di obiettivi che sono in realtà di supremazia, anche parziale e d’area, e dunque eminentemente politici. Non si tratta per nulla di “equilibri finanziari”! A questa menzogna danno il loro apporto decisivo gli economisti di sinistra, perfino alcuni pseudomarxisti, un insieme di venduti (o altrimenti di mentecatti) di “prima qualità”; tutti quelli che, fra l’altro, ci hanno portato al disastro dell’euro. E lo ripeterò sempre: sono i falsi antifascisti, azionisti e cattolici, ma non quelli “nobili” (che meritano tutto il nostro ricordo e rispetto), bensì gli eredi dei traditori del 25 luglio, personaggi di cui tutti, spero, ricorderemo il nome perché passeranno alla storia per averci rovinato.

Vivremo i prossimi mesi come periodo cruciale; sommovimenti sono in vista, le inadeguatezze si pagano. Dal punto di vista dell’azione pratica siamo obbligati ad assistere, ma non da quello dell’analisi e della denuncia. Questo il compito primario da assolvere adesso. Magari potessimo entrare in certi giochi; ce la caveremmo meglio di altri, imbonitori e mentitori. Tuttavia, mentitori sciocchi che produrranno solo sfacelo e vuoto politico assoluto. Chi lo riempirà? Qui sta l’incertezza. Prima o poi, ma non in tempi secolari, la richiesta d’ordine salirà da una popolazione sempre più stufa di una situazione simile di caos e paralisi. Dove sono le forze finalmente politiche in grado di esaudirla? E di mantenere l’ordine con mezzi eccezionali, senza mezze misure né condizionamenti della UE, degli Usa o di chicchessia? Finché non ci saranno queste forze, prepariamoci al disordine, alla violenza, all’inganno. Non esiste “sinistra” e dunque nemmeno la “destra”; solo traditori e rinnegati, che hanno di fronte confusi e poco amalgamati settori incapaci di salda reazione. Il cancro è ormai verso la metastasi.         G