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La libertà sessuale, tra storia e sociologia. Un tentativo di approfondimento

di Carlo Gambescia - 22/05/2006

 

Nel 1895 Oscar Wilde, oltre a venire perseguito per la sua omosessualità, dovette essere protetto da una folla inferocita. Oggi nell'anno di grazia 2006, si celebra regolarmente nelle principali città dell'Occidente (come è giusto che sia in una società tollerante) il "Gay Pride", senza che nessuno si scandalizzi più di tanto. Ma il discorso può essere esteso anche ai rapporti eterosessuali, oggi molto più liberi e "fluttuanti": ci si incontra, ci si piace,"si fa sesso", come dicono gli americani, e poi ci si separa, senza tanti drammi.
Tuttavia, nonostante la libertà sessuale, oggi la qualità della vita interiore, non è migliore di quella di un secolo fa... Le nevrosi dilagano, il senso di insicurezza individuale pure, le paure sono rimaste quelle di sempre (di perdere il lavoro, di diventare poveri, di morire...): uomini e donne continuano a non essere felici... Almeno così dicono sondaggi e analisi sociali più approfondite.
Perché? Come mai una maggiore libertà sessuale, presentata e da molti vissuta come liberazione da ogni senso di colpa, non ha condotto a un migliore equilibrio interiore? Si possono dare due risposte (diciamo tentativi di risposta...), di tipo storico e sociologico.
Sul piano storico la sessualità in Occidente ha osservato un andamento ciclico: la nostra non è l'epoca per eccellenza, come dire, del "sesso matto" o sfrenato: Lawrence Stone, uno storico inglese che ha studiato questi problemi, ha rilevato un'alternanza di fasi "repressive": ascesa del cristianesimo (secoli III-VI); nascita della città borghese (secolo XIII): riforma e controriforma (secolo XVI): consolidamento delle borghesia puritana (secolo XIX); e di fasi "permissive": il mondo greco-romano antecedente al cristianesimo; il rilassamento morale tardo medievale (secolo XI-XII); la prima modernità, già libertina, almeno in alcune sue élite (secoli XVII-XVIII); la seconda metà del Novecento che ha identificato la libertà sessuale col progresso e la civiltà.
Quel che emerge dalle indagini di Stone è che la "sessualità normale" non è mai esistita. La realtà storica è sempre stata caratterizzata da eccessi nell'uno e o nell'altro senso: o troppo o troppo poco. Di conseguenza l'equilibrio interiore dell'uomo, ma questa è una nostra considerazione, non può che risentirne ogni volta.
Sul piano sociologico invece si può parlare di regolazione sociale del "residuo sessuale": termine introdotto da Pareto. Ogni società, o gruppo sociale, ha sempre regolato questo residuo ("il semplice appetito sessuale") in chiave permissiva o repressiva, "imprimendo" su quella che è un'attività fisiologica, i più diversi valori. In questo senso è "normale" quel che rispecchia i valori e i comportamenti dominanti. Il dato costante però è quello della regolazione sociale: si va dalla pena di morte per il peccato di sodomia alla legalizzazione dei matrimoni omosessuali; dalla lapidazione dell'adultera alla separazione consensuale tra coniugi: quel che non muta mai - il dato profondo, costante - è il fattore del controllo sociale, che proprio perché è imposto dall'esterno (dal gruppo sull'individuo, e di qui la sua "artificialità"), non può risolvere mai completamente le tensioni interiori dell'uomo: ci si accontenta della sua adesione formale ai valori dominanti, e non importa se libertini o ascetici.
Riassumendo: non esiste una sessualità "normale", ma un conflitto tra differenti visioni della sessualità, che le società cercano di normalizzare di volta in volta, secondo i valori dominanti, in chiave permissiva o restrittiva. Ovviamente, come per tutti i processi sociali, c'è un punto limite. Quando si passa dal "troppo" al "troppo poco", o viceversa, l'individuo entra in crisi e inizia a desiderare una forma di sessualità opposta a quella dominante. Il problema perciò non è nella maggiore o minore libertà sessuale goduta, ma nel grado di saturazione raggiunto da una delle due forme. Un "livello" o "grado" che poi si ripercuote sull'equilibrio spirituale dell'uomo.
Oggi pare che abbiano la meglio i sostenitori della libertà sessuale. In realtà, e contrariamente a quel che alcuni osservatori sociali superficialmente sostengono, stiamo invece entrando in una fase di saturazione, dal momento che nonostante nessuno si scandalizzi più per "certe cose" (per usare un'espressione "vittoriana"), persiste una diffusa condizione di infelicità. Già si scorgono - a saperli vedere - alcuni segni cambiamento: il risveglio della morale sessuale puritana negli Stati Uniti e la riscoperta del valore della castità, da parte di molti giovani europei di fede cristiana. Si tratta di una constatazione e non di un giudizio...
Pertanto, può piacere o meno, ma nel volgere di una generazione, potremmo passare dal sesso matto al sesso morigerato.
E così via, fino a quando, la ruota della saturazione sociale non inizierà un altro giro.