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Arrivano i «diritti umani»: si salvi chi può!

di Enrico Galoppini - 06/06/2006

Fonte: Enrico Galoppini

 

 

 

 

Con l’andar del tempo, venendomi meno le poche certezze dell’adolescenza inculcatemi fin da piccolo dall’ambiente morale dominante, mi sono persuaso che più si elucubra su qualcosa e più questa cosa non c’è. Penso alla «libertà», per la quale gareggiano in odi televisive le lingue dei funamboli della parlantina, o alla «democrazia» multipartitica, una specie di totem politico-sociale attorno al quale danzano gli esperti dell’arte del far soldi.

Celebrati ad ogni piè sospinto ed onnipresente guarnitura delle perorazioni degli amateurs dei «mondi migliori», ci sono anche i «diritti umani».

“Che noi abbiamo a profusione – mi dice un loro convinto fautore. Anzi, ne abbiamo in tale sovrabbondanza che dobbiamo «esportarli» se non vogliamo affogarci dentro. Sì, d’accordo, sarà neo-colonialismo, ma non è per caso frutto di una visione coloniale paternalistica la pretesa di lasciare che ciascun popolo si governi come meglio crede dandosi originali ordinamenti e regole morali? No, noi non ci possiamo considerare di prima serie godendoci la manna dei «diritti umani» mentre gli altri li caghiamo lì nella «barbarie». Poi si penserà anche a come accordare l’«esportazione dei diritti umani» con la salvaguardia delle diversità, altra nostra stella polare (mi date per favore un «razzista» da scannare?)”.

E se per caso non li vogliono?, ribatto io. “Macché, se fanno resistenza è perché non li hanno mai sperimentati, e, al limite, con i «bombardamenti umanitari», altamente chirurgici perché colpiscono solo comunisti, nazionalisti fascisti e integralisti islamici, sopprimeremo le ultime sacche di resistenza.

Insomma basta, che volete, esportare i «diritti umani» è un imperativo morale. Lo raccomanda l’intero staff della Casa Bianca, e se lo dicono loro è una garanzia. Se proprio non vi fidate di Bush e soci allora credete alla «sinistra», alle Ong, ai missionari, alle avanguardie studentesche e ai loro siti di controinformazione. Ma adesso muoviamoci, che sennò si fa tardi!”.

 

Niente da fare, il tipo non mi ha convinto. Quando sento parlare di «diritti umani» metto mano alla pistola. No, cari democratici new global, non preoccupatevi: nessun pericoloso «nazista» vuole sparare al vostro santino umanitario. Perché sono in troppi quelli che, sentiti invocare sulla loro pelle i «diritti umani», tengono ben ritte le orecchie e pronto il colpo in canna dopo averli conosciuti. Tre popoli ‘a caso’, dalla lista dei cattivi più famosa del mondo: i serbi, gli iracheni e i cubani, resistenti all’assedio dei «diritti umani», ma che non si vorrà certo dipingere in blocco come «nazisti».

Questi tre di «diritti umani» non hanno mai parlato a vanvera ore ed ore. Li avevano o li hanno ancora, erano vita vissuta, quindi non avevano da sprecarci fiato sopra. Istruzione gratuita, dall’asilo alla specializzazione universitaria, sanità gratuita dall’aspirina ai trapianti, diritto alla casa e al lavoro. Hai detto nulla: conoscenza, salute, casa e lavoro. Curiosamente, in tutti i «Paesi canaglia» sono garantiti questi «diritti», che poi sono gli stessi che trasmettono fiducia nell’avvenire custodendo l’istinto alla riproduzione.

 

Ma se credete che qualcuno vi spieghi che cosa sono nel dettaglio i «diritti umani» parlando d’istruzione, salute, casa e lavoro, allora non avete capito niente dei «diritti umani». I «diritti umani», nella mente della massa beota, non sono quelli che garantiscono i diritti di una collettività, ma sono legati ad istanze individualistiche, o - loro degenerazione – narcisistiche, congeniali alla società del «produci, consuma, crepa». Eccone alcuni: il diritto di dire la propria (anche su cose su cui si è assolutamente incompetenti e comunque su ciclostilati da culto, carissimi opuscoletti e liste telematiche che leggeranno tre gatti), il diritto di «esprimere» sempre e ovunque il «proprio io», comprese le «preferenze sessuali» (ostentate oltre i limiti della decenza e della stabilità mentale per i nostri bambini), il diritto alla «libera impresa», cioè quello di far soldi strafogandosi nel lusso e facendo la pelle al prossimo pur di arrivare primi, fino al diritto di portare la pistola, in pieno stile cowboy!

 

Questi pifferai dei «diritti umani», con le loro isteriche campagne telematiche regolarmente amplificate soprattutto dai pagliacci di quella che chiamano «sinistra» (totalmente a digiuno di cultura «nazionale») sono i più subdoli alleati dei criminali planetari già all'opera in Nicaragua e in Jugoslavia, ora da Cuba al Venezuela e dalla Palestina all’Iraq, gli utili idioti adulati come gran cervelloni prima dal potere poi dai loro seguaci e posti infine a dirigere la massa di manovra che deve impedire la formazione di un blocco per la sovranità nazionale, senza la quale è inutile intraprendere qualsiasi altro discorso «sociale»; guarda caso i loro siti sono stracolmi di scoop sui «dissidenti» cubani, iraniani ecc. e di petizioni d'ogni tipo per le «donne oppresse dall'Islam». Se domattina a Washington mettono in lista nera San Marino questi sonnambuli se ne escono con mirabolanti interviste a «dissidenti» in vacanza a Rimini! Il loro sogno utopista del «mondo migliore» mondiale è il verso della medaglia il cui retto reca stampato quello della triade criminale che governa a Washington, a Londra e a Tel Aviv.

 

«No stati, no nazioni, no confini...»: ma si rendono conto che suonano solo una variazione sul tema preferito da quelli che dicono di contrastare? O forse - e mi viene da pensar male - questi allocchi vengono pagati (in modo che neppure sospettino chi li paga) per annunziare la buon novella della «globalizzazione dei diritti»… che poi - dopo quanto detto prima - non si è ancora capito se si riferiscono al «diritto» di vedersi portare le tasse universitarie da 300.000 lire che erano fino ai primi anni Novanta alle attuali cifre da capogiro, all'esproprio delle spiagge in nome del mito per cui tutto è un «servizio» (e che quindi va pagato), ad una pubblicità insolentemente onnipervasiva che violenta il nostro panorama urbano e rende tutto insipido e fasullo (dallo sport ai film), alla magnifica «libertà» di espressione dei ferrei oligopoli di fatto dell'informazione e della politica, all'iperregolamentazione di ogni cosa (patenti a punti, revisioni ecc.), sempre volta a mungere quattrini dalla solita gente e a favorire categorie di ammanicati, ai gratificanti «lavori interinali» e al nuovo caporalato delle agenzie private...

 

Sopra le teste dei burattini in buona e in cattiva fede, i fili dei «diritti umani» li tirano le multinazionali, gli speculatori di borsa e le lobby di ogni tipo, che senza la preliminare reductio ad hitlerum delle leadership dei «paesi canaglia» non potrebbero rapinare popoli interi della loro sovranità e dei loro «diritti». Che sono quelli che, in tutta libertà, di volta in volta scelgono di riconoscersi e di difendere quando sono insidiati dalle legioni dell’ipocrisia.

 

Serbi, iracheni, cubani… vada pure per questi qua, che qualche sopruso l’hanno subito, ma io, in fondo, di che mi lamento? La mia insignificante vanità è stata soddisfatta… anche oggi ho detto la mia. E sono davvero «felice», perché ho raggiunto lo scopo della vita fissato nella Costituzione degli Stati Uniti d’America, quindi dell’Umanità. E allora esportiamo ‘sto «diritto» anche agli iraniani: buona «libertà d’espressione» anche a voi!

 

fonte:

«Luci sulla città», a. II - n. 5, maggio-giugno 2006

mensile politico civile dei Comitati pisani nella "Città dei Diritti"

Associazione per la Salvaguardia e la Valorizzazione della città di Pisa (ASVP: asvpisa@virgilio.it)

Giornale gratuito finanziato dalla libera cittadinanza e distribuito in ben 42 edicole