Tribunale penale internazionale: perseguire Gheddafi e ignorare le atrocità NATO e di Israele
di Andy Dilks - 04/07/2011
Luis Moreno Ocampo |
Il Tribunale Penale Internazionale ha richiesto un mandato di cattura per il colonnello Gheddafi e i suoi figli per “crimini contro l’umanità”, accusandoli di aver ordinato, progettato e partecipato ad attacchi illegali contro i civili. Luis Moreno-Ocampo, il Procuratore del Tribunale Penale Internazionale, ha detto: “In base alle prove raccolte, l’accusa ha applicato la camera uno pre-processuale per l’emissione di mandati di cattura contro Muhammar Mohammed abu Minyar Gheddafi, Saif al-Islam Gheddafi e Abdullah al-Sanoussi”.
Ma quali sono le prove? Il comunicato stampa[2] sul sito web del Tribunale Penale Internazionale fa frequente riferimento a “prove dirette” ma non riesce a citare nessuna di tali prove in particolare. Per cercare di chiarire i fondamenti dell’accusa, ho inviato una email all’ICC[3]:
Sto studiando le accuse, da parte del Procuratore dell’ICC, di crimini di guerra contro il colonnello Gheddafi e i suoi figli e sto cercando di trovare le prove su cui queste accuse si fondano. In riferimento al comunicato stampa diffuso il 16 maggio 2011 ( http://www.icc-cpi.int/NR/exeres/1365E3B7-8152-4456-942C-A5CD5A51E829.htm ) si fa spesso riferimento a “prove dirette” ottenute dall’ICC ma mai alle prove stesse. Potreste indicarmi un’analisi esauriente delle prove in modo che possa farvi riferimento nel mio articolo?”.
Un punto secondario per il quale potreste essere di aiuto riguarda il seguente passaggio: “l’Ufficio indagherà inoltre le accuse sugli stupri di massa e i crimini di guerra compiuti da differenti parti durante il conflitto armato iniziato alla fine di febbraio, e gli attacchi contro africani sub-sahariani erroneamente considerati quali mercenari”. Dato che alcune delle parti coinvolte in questi stupri e attacchi sono state armate e finanziate da potenze occidentali tramite i propri mandatari in Egitto e in Arabia Saudita, anche le forze affiliate alla NATO saranno sottoposte a indagine per la parte da loro avuta in queste atrocità? Sono, le forze della NATO, sottoposte a indagine per le morti di civili in conseguenza dell’Operation Mass Appeal[4], oltre alle operazioni nascoste compiute da forze operative speciali prima della campagna di bombardamenti condotta dalla NATO?
Aspetto una vostra risposta e un vostro chiarimento
L’ICC ha risposto subito, fornendomi un documento intitolato PUBLIC REDACTED Version Prosecutor’s Application Pursuant to Article 58 as to Muammar Mohammed Abu Minyar GADDAFI, Saif Al-Islam GADDAFI and Abdullah AL-SENUSSI[5] [Versione PUBBLICA REVISIONATA della Richiesta del Pubblico Ministero in conformità all’Articolo 58 riguardo a Muammar Mohammed Abu Minyar Gheddafi, Saif Al-Islam Gheddafi e Abdullah Al-Senussi].
Ovviamente, la parola chiave è “redacted” [revisionata].
Le fonti a sostegno delle frequenti asserzioni, nel documento, riguardanti i crimini contro l’umanità commessi da Gheddafi e dai suoi figli, brillano per la loro assenza. Ad esempio, il documento dichiara: “Nei primi giorni delle dimostrazioni, Gheddafi trasmise ordini, tramite la sua segreteria, per “punire” i civili – uccidendoli e distruggendo le loro proprietà – che si erano ribellati apertamente contro il regime. Inoltre, AL-SENUSSI, in base alle istruzioni di Gheddafi, diresse e coordinò a Bengasi le operazioni delle forze di sicurezza, e ordinò espressamente di sparare ai civili. I dimostranti furono attaccati da membri delle forze di sicurezza che aprirono contro di loro il fuoco, con mitragliatrici, in differenti zone della città, come il ponte Juliyana e la via Jamal Abdun Naser”. Le fonti, per queste presunte trasmissioni [di ordini] e susseguenti attacchi non vengono fornite. Inoltre, il rapporto utilizza vaghe generalizzazioni riguardanti la storia della Libia per cercare di corroborare la propria tesi. “Prove dirette del piano di usare violenza estrema e letale sono corroborate dalla scala, dallo scopo e dalla durata degli attacchi; lo schema degli attacchi in varie città; i discorsi e le dichiarazioni di GHEDDAFI, SAIF AL-ISLAM e AL-SENUSSI; la storia della risposta del regime ad ogni opposizione politica all’interno della Libia; e l’assoluta autorità esercitata da Gheddafi e dai suoi subordinati su tutte le decisioni importanti riguardanti la sicurezza”. Di nuovo, le fonti delle “prove dirette” non vengono fornite, mentre il ricorrere ai precedenti del regime riguardo ai diritti umani non prova nulla riguardo ai crimini attuali di cui costoro vengono accusati.
Il rapporto prosegue affermando che “il 20 febbraio SAIF AL-ISLAM parlò alla televisione di stato libica rifiutando di riconoscere le richieste della Libia, dando la colpa della sollevazione ad “agenti stranieri” e minacciando il paese di una “guerra civile” peggiore dell’Iraq e peggiore della Jugoslavia” che provocherebbe “migliaia di morti”. Né viene fatta menzione della presenza delle SAS e della CIA nel paese prima di questo punto, il che convalida la tesi che “agenti stranieri” furono davvero coinvolti nella sollevazione. Né il rapporto riconosce il punto decisamente ovvio che una “guerra civile” non può, per definizione, essere intrapresa senza più di una parte, il che implica le forze appoggiate da potenze straniere nelle “migliaia di morti” che secondo Saif Al-Islam ne sarebbero potute conseguire.
Il documento di nuovo afferma che Gheddafi aprì il fuoco su pacifici manifestanti senza fornire nessuna fonte per tale affermazione, e dichiara: “Durante quella notte, massicce dimostrazioni contro Gheddafi ebbero luogo in diverse zone di Tripoli, dopo le preghiere del tramonto. Le forze di sicurezza di Gheddafi aprivano il fuoco non appena incontravano gruppi di dimostranti pacifici che si stavano dirigendo verso la Piazza Verde. Incidenti analoghi si rinnovarono nel corso della giornata, principalmente nelle zone della Piazza Verde e del centro della città, nella zona del complesso del Tribunale Mojam’a Al-Mahakem e di Al-Dribi. I manifestanti diedero alla fiamme edifici governativi, incluso quello del Congresso del Popolo, e almeno una stazione di polizia e un ministero”. Il rapporto non fornisce nessun video, nessuna foto o qualunque altra prova di queste affermazioni. Forse il punto seguente vorrebbe fornire tali prove: “Il 22 febbraio Gheddafi parlò alla televisione di stato dal suo quartier generale di Bab Al-Azizia, a Tripoli. Rifiutò di riconoscere qualunque legittimità alle richieste dei dimostranti e non si rammaricò per i crimini commessi dalle proprie forze di sicurezza. Al contrario, Gheddafi definì i contestatori “ratti”, “spazzatura” e “mercenari”, e minacciò di “ripulire la Libia palmo a palmo, casa per casa, stradina per stradina, individuo per individuo, angolo per angolo, fino a quando il paese non sarà ripulito da tutta questa spazzatura e sporcizia”. Chiaramente, minacciare tali azioni non costituisce in alcun modo una prova che tali azioni vennero davvero intraprese – se questo fosse il caso, si dovrebbe presentare un’incriminazione per crimini di guerra contro lo Stato di Israele poiché, poco prima dell’Operazione Piombo Fuso, il vice-ministro della difesa Matan Vilnai minacciò una “Shoah”. Il massacro che ne seguì provò che non si trattava di una vana minaccia – e tuttavia l’ICC non fece alcun tentativo di istruire una causa contro Israele per l’uccisione dei civili di Gaza, inclusi oltre 300 bambini.
Il rapporto continua con ulteriori asserzioni infondate, affermando: “Il 25 febbraio, di venerdì, una settimana dopo l’inizio degli attacchi, e nel giorno di preghiera della comunità musulmana, Gheddafi impartì ulteriori istruzioni per attaccare i civili. Egli seppe che le dimostrazioni erano previste quel giorno dopo le preghiere, e ordinò il dispiego delle forze di sicurezza in tutta la città. Vennero posizionati dei cecchini in modo strategico, ad aspettare le folle che uscivano dalle moschee. Fonti multiple descrivono come i civili vennero colpiti in tutta la città mentre uscivano dalle moschee dopo le preghiere. In questa giornata soltanto, le forze di Gheddafi uccisero almeno cento civili a Tripoli nelle zone Piazza Verde, Souq al-Jomaa, Arada, Zawyet al-dhamani, Tajoura e Fashloom, tra le altre”. Nonostante il riferimento a “fonti multiple”, neanche una di queste viene citata.
Il documento poi continua. “In breve, le prove dimostrano che GHEDDAFI concepì un piano per reprimere le dimostrazioni popolari di febbraio 2011 con ogni mezzo, incluso l’utilizzo di violenza estrema e letale”. Purtroppo, come appare ovvio dalle frequenti asserzioni infondate, insieme alla proliferazione di revisioni in tutto il documento, è forse giusto concludere che le prove, per dimostrare le tesi centrali della pubblica accusa del Tribunale Penale Internazionale contro il Colonnello Gheddafi e i suoi figli, sono molto scarse. Tutto ciò viene forse evidenziato nel modo migliore a p. 17 del documento: ( http://nifcrimes.com/Libya_redacted.pdf )
E. SOMMARIO DELLE PROVE E DI ALTRE INFORMAZIONI ATTE A COSTITUIRE MOTIVI RAGIONEVOLI PER CREDERE CHE MUAMMAR MOHAMMED ABU MINYAR GHEDDAFI, SAIF ALISLAM GHEDDAFI E ABDULLAH AL-SENUSSI ABBIANO COMMESSO CRIMINI CHE RIENTRANO NELLA GIURISDIZIONE DEL TRIBUNALE IN CONFORMITÀ ALL’ARTICOLO 58 (2) (d) DELLO STATUTO DI ROMA
1. REVISIONATO
1. REVISIONATO
2. REVISIONATO
3. REVISIONATO
4. REVISIONATO
5. REVISIONATO
6. REVISIONATO
Dopo di che, ho inviato un’altra email all’ICC:
Molte grazie – sembrerebbe che le prove siano deboli e al massimo indiziarie (e cioè: le prove che non sono state revisionate) – la maggior parte delle affermazioni chiave (uso di cecchini contro i civili ecc.) sembrano mancare totalmente di fonti. Verrà diffusa una versione di questo rapporto per uso pubblico senza le revisioni?
Potreste rispondere al mio secondo punto riguardante l’incriminazione delle forze NATO per le morti dei civili, gli attacchi contro gli ospedali e le infrastrutture civili e l’uso ripetuto di uranio impoverito? Inoltre, verrà istruita una causa contro Israele per le recenti uccisioni di manifestanti come pure per l’attacco contro la nave umanitaria Spirit of Rachel Corrie in acque internazionali?
Le prove di questi crimini contro l’umanità sono certamente schiaccianti a confronto delle prove fornite dall’ICC nell’istruttoria contro Gheddafi, e tuttavia l’ICC è rimasto tenacemente silenzioso quando si tratta dei crimini commessi dalla NATO e dalle forze israeliane, sia recenti che storici. I crimini di cui Gheddafi e i suoi figli sono accusati possono essere avvenuti davvero, ma la scarsità delle prove fornite – almeno, nella suddetta versione pubblica revisionata – sembrano gettare alcuni dubbi su tutto ciò. Non è stata fornita nessuna prova video o fotografica decisiva, né dall’ICC né dai media mainstream che hanno formulato accuse simili. Se esistessero, non vi sono dubbi che sarebbero state trasmesse in modo costante dai canali di news.
Tutto ciò è in antitesi con le solide prove dei crimini di guerra commessi dalle potenze occidentali, come gli Stati Uniti, l’Inghilterra e Israele, e la corrispondente assenza di incriminazioni contro queste nazioni da parte dell’ICC, e sembra giusto dire che tale istituzione ha un concetto della giustizia che appare quanto meno unilaterale.
[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=24819
[3] International Criminal Court, il tribunale in questione.
[4] Operation Mass Appeal è la denominazione della campagna mediatica di disinformazione, riguardante le presunte armi di distruzione di massa di Saddam Hussein, condotta dal governo inglese nel 2003 per far accettare all’opinione pubblica la guerra contro l’Iraq: http://en.wikipedia.org/wiki/Operation_Mass_Appeal. L’autore dell’articolo sostiene che l’attuale guerra è stata preceduta da un’analoga campagna di disinformazione.