Stati Uniti, come ti globalizzo il debito
di Roberto Marchesi - 02/08/2011
Non c’è niente di divertente per i cittadini nel sapere che il debito pubblico del proprio paese, gli Usa, sia giunto a dimensioni di dichiarazione di bancarotta (o “insolvenza” di cassa).
Il sinistro ticchettio di quell’orologio-contatore rivela come il debito sia già arrivato alla soglia “stellare” di 14.354 miliardi di dollari e che per di più continua a crescere imperterrito al ritmo di 3.810 milioni al giorno (più di due milioni e mezzo al minuto). Con il risultato che il comune cittadino (neonati compresi), è già caricato del cospicuo e preoccupante debito di circa $46.150 a cranio.
Ma si tratta di una farsa spettacolare. Il “tetto” dei 14 trilioni e mezzo di debito stabilito per lo scattare dello shut-down è infatti soltanto un tetto simbolico. La soglia potrebbe giungere a 15 o 16 trilioni, ma il giudizio, in termini finanziari sulle potenzialità del paese, cambierebbe poco o nulla.
Senza quell’artificioso (e pericoloso) limite le agenzie di rating valuterebbero il debito e l’economia Usa per quello che è, non per quello che dice un numero messo là a caso. E se non fosse per le “amicizie” e le “connivenze” che convivono nel sistema finanziario globale a favore degli Usa, il declassamento sarebbe già arrivato da un pezzo, perché il problema del debito pubblico non nasce certo il primo agosto 2011, ma quasi esattamente 10 anni fa, quando il nuovo presidente USA (Bush) decise di utilizzare il surplus del budget lasciato da Clinton per generosi sconti fiscali a tutti, ma in particolare alle classi più abbienti del paese (che non ne avevano certo bisogno).
Quindi tutta questa sceneggiata ha solo motivazioni politiche. Dato che però nel mondo non tutti sono disposti a “scherzare” su queste cose, potete scommettere che l’intesa su quanto alzare il tetto è scontata. Ma la paura amplificata artificialmente dai media, sarà sufficiente a far digerire all’inconsapevole cittadino la “purga” micidiale di qualche trilione di dollari di tagli alle spese sociali (ricordo che 1 trilione vale mille miliardi). E Obama firmerà senza batter ciglio la nuova legge e il nuovo tetto.
Vediamo di riassumere brevemente dove sono stati spesi grossomodo questi 14 trilioni di debito. Circa 3 trilioni sono arrivati in eredità da Clinton. Un debito normale per gli States, considerando anche il budget lasciato in surplus, cioè le entrate di cassa superavano le uscite (con quel trend il debito sarebbe stato azzerato nel giro di qualche anno). 2 o 3 trilioni si sono aggiunti per il costo degli sconti fiscali concessi da Bush (e adesso da Obama) in dieci anni. 5 o 6 trilioni (o più) sono il costo delle guerre in Iraq e Afganistan.
Da 2 a 4 sono le spese sostenute per la crisi finanziaria del 2008. Cioè soldi per sostenere la liquidità del sistema, ovvero le banche, e in minima parte il sostegno sociale alla disoccupazione e il naturale incremento dei costi legati alla sanità pubblica.
Pertanto la parte di debito per costi sociali è soltanto di due o tre trilioni, che verrebbero tranquillamente coperti recuperando gli sconti fiscali concessi da Bush ai benestanti. Gli altri sono denari che qualcuno si è messo in tasca arricchendosi smisuratamente a colpi di guerre e di spregiudicate speculazioni finanziarie, e che adesso lo sprovveduto cittadino è chiamato a rifondere per intero.
Con l’approvazione del Congresso su spartito orchestrato ad arte dai repubblicani con il beneplacito dei democratici e grazie alla firma conclusiva di Obama sull’ingegnoso misfatto.