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Regali alle banche? Abbiamo già dato: che falliscano pure

di Aldo Giannuli - 27/09/2011

Fonte: aldogiannuli




Nuova settimana di passione per la Borsa e, soprattutto per i titoli bancari, in particolare francesi che perdono quasi il 50% del loro valore, in poco più di un mese. Il sistema bancario europeo sembra un castello di carta velina: se i francesi piangono, gli italiani non ridono ed anche inglesi, tedeschi ed olandesi non hanno molto da stare allegri.

Ma, solo a giugno, non ci avevano detto che gli “stress test” erano stati superati a pieni voti e che il sistema bancario europeo era solido come la roccia? Erano state bocciate solo 8 banche mentre per tutte le altre le cose andavano a gonfie vele. Che razza di stress test erano?

Ma, ci si dice, i test erano stati fatti prima della crisi greca, per cui è il rischio del default greco che crea problemi alle banche francesi e tedesche allontanando i risparmiatori dai loro titoli azionari. Ma che la situazione greca fosse quella che è si sapeva già da tempo ed il più sprovveduto impiegato di banca sapeva perfettamente che, alla scadenza di maggio, si sarebbe presentata -peggiorata- la stessa situazione dell’anno prima. Dunque, che stress test hanno fatto?

E così viene fuori un altro pezzo di verità: in effetti i bond greci c’entrano, ma fino ad un certo punto: le banche francesi ne hanno in corpo per una cinquantina di miliardi, ma il guaio peggiore sono ancora i derivati dei mutui subprime (cdo, cds ecc.) americani che, nonostante l’alluvione di liquidità di questi anni, non sono stati smaltiti ed, a quanto pare, si tratta di cifre ragguardevoli. Per di più le banche francesi li posseggono e li riportano a bilancio con il loro valore nominale, non essendosi ancora decise a registrare la perdita di circa il 90% del loro valore. Prima o poi dovranno registrare la perdita a bilancio e, dato che la notizia ormai serpeggia, gli azionisti si dileguano.

Dunque, i soldi dati dagli stati in tre anni, non sono serviti a togliere di mezzo questa spazzatura; torniamo a dire: come caspita hanno fatto gli stress test sulle banche? Non si erano accorti che le tre maggiori francesi avevano un bilancio fittizio? Fra agenzie di rating e la European banking authority che fa i test a questa maniera, pensate in che mani siamo e quanto siano affidabili le notizie sulla situazione finanziaria. Dove la cosa peggiore non è che facciano imbrogli (se la finanza non ne facesse non avrebbe ragione di esistere) ma che non li sappiano fare, al punto che i mirabolanti stress test della Eba crollano miseramente dopo nemmeno tre mesi dal trionfalistico annuncio dei loro esiti. Se una bugia non sta in piedi più di due mesi, vuol dire che il bugiardo è anche cretino.

Ed allora che si fa? Che domande! Trichet già parla di “liquidità illimitata” alle banche per far fronte alla crisi, Ma il denaro è per sua natura un debito, per cui questo significa solo tappare le falle delle banche trasferendo il loro debito a qualche altro. E provate ad indovinare chi è questo altro? Ma lo Stato (o gli Stati europei) of course! Che, alla fine del giro, non potranno che emettere altri bond per la bisogna.

Insomma: le banche stanno male per colpa dei troppi bond statali che hanno in pancia e che sono sempre più rischiosi e cosa fanno? Chiedono altri soldi agli Stati, che ovviamente non possono reperirli che emettendo altri bond e peggiorando la propria situazione debitoria: geniale!
Per non far fallire le banche, dobbiamo far fallire gli Stati. Ma non si era detto che occorreva a tutti i costi raggiungere il pareggio di bilancio? E come pareggiare il bilancio con un’altra alluvione di denaro regalato alle banche? Potremmo fare così: aboliamo la sanità pubblica, sospendiamo il pagamento delle pensioni, chiudiamo scuole ed università, raddoppiamo le tasse e poi i soldi ricavati li diamo tutti alle banche. Così l’economia è salva.

Diciamoci le cose schiettamente: è arrivato il momento di lasciar fallire le banche (e le assicurazioni) senza muovere un dito per salvarle. Punto e basta. E’ una delle poche volte che ci sentiamo in piena sintonia con il pensiero liberista: se dei soggetti non si reggono da soli, il mercato li spazza via. Impeccabile. Qui invece, i “neo liberisti del buon tempo” che vantano le virtù del mercato quando tutto va bene, poi pretendono subito l’intervento dello Stato quando c’è da socializzare le perdite. Troppo comodo.

Ma, si dice, in questo modo la recessione diventa catastrofe perchè crolla il sistema creditizio e con esso le imprese.

Siamo sicuri che le cose stiano così?

In primo luogo, occorre procedere con discernimento: le (poche) banche che sono soltanto illiquide, ma non insolventi, vanno salvate con prestiti (ho detto prestiti, non regali), utili anche a riattivare il mercato interbancario. Un’altra parte delle banche potranno salvarsi attraverso fusioni oppure “rottamando” qualche attività collaterale e lasciando fallire qualche consociata minore.

Quelle insolventi, ma in grado di riprendersi, possono essere salvate, ma, nello stesso tempo, nazionalizzate: appunto, niente regali.
Le altre (probabilmente la parte più consistente) falliscano pure e liberiamo il mercato da imprese insane. Magari lo stato potrebbe fare un fondo di protezione dei risparmiatori, a parziale indennizzo delle perdite subite.

Certo ci sarà il problema di sostenere le imprese, fondi pensione, cooperative ecc. in difficoltà: vuol dire che il denaro che qualcuno pensa debba essere devoluto alle banche, lo sarà ad un fondo statale di sostegno all’impresa (possibilmente da gestire con criteri non clientelari).
In fondo, se lo Stato deve intervenire a sostegno dell’economia reale, perchè mai non lo fa direttamente? Dove sta scritto che per dare soldi alle imprese deve darli alle banche perchè poi queste li diano alle imprese?
E, d’altra parte, in una situazione del genere non sarebbe affatto una eresia dar vita ad una nuova Iri (peraltro profondamente rivista nei criteri di gestione e nella struttura). Fu una sciocchezza sciogliere le Ppss che, semmai, andavano riformate, risanate e moralizzare. Si preferì farne grazioso regalo agli amici ed agli amici degli amici. E questo va messo sul conto più dei governi di centro sinistra che su quelli di centro destra. E forse sarebbe il caso di aprire una inchiesta su come fu liquidato quel patrimonio dello Stato.

Dunque, non è scritto da nessuna parte che per salvare e rilanciare l’economia occorra far regali ai banchieri, Quegli stessi soldi possono essere impiegati più proficuamente.

Nello stesso tempo, sarebbe bene che tutti i beni personali dei manager e dirigenti vari (sino all’ultimo euro) siano pignorati cautelativamente ed affidati ad un apposito organismo statale che li gestirà sino a quando il processo per fallimento non finisca. Se poi emergeranno loro responsabilità, quei beni siano incamerati per ripagare i risparmiatori ed alimentare il fondo di ripresa.

Che ne dite se i sindacati (a cominciare dalla Cgil, ma noi vorremmo non solo quelli italiani) convocassero uno sciopero generale con uno slogan semplice e chiaro: “Basta con i regali alle banche”?