Nel satanismo di Francis Dashwood un vasto progetto di eversione morale e religiosa
di Francesco Lamendola - 15/11/2011
Chi fu realmente Sir Francis Dashwood (1708-81), nobiluomo e politico inglese del Settecento, il quale ricoprì l’ambita carica di Cancelliere dello Scacchiere nel prestigioso biennio 1862-63, che vide l’apice della potenza politica e finanziaria della Gran Bretagna, vittoriosa sulla Francia in quella guerra mondiale “avant la lettre” che è stata la Guerra dei Sette Anni?
E chi erano i suoi compagni di oscure sregolatezze nell’ex abbazia cistercense di Medmenham; quali riti innominabili praticavano all’interno della grande sfera dorata e giù, nei sotterranei che correvano in ogni senso dentro la collina, intrecciandosi con antichissime caverne ove i druidi, e forse sacerdoti di epoche ancora più remote, avevano officiato prima che i Romani sbarcassero nelle Isole Britanniche e molto prima che vi giungesse il cristianesimo?
Che cosa si celava dietro il cosiddetto Ordine dei Frati di Newcombe, meglio conosciuto con il nome raccapricciante, anche se alquanto kitsch, di Hellfire Club, il Club del Fuoco Infernale: degli innocui scioperati dediti a pratiche di cattivo gusto, dei seguaci di un rinato paganesimo, oppure degli autentici adoratori del Diavolo, capaci di praticare la magia nera e l’assassinio rituale, pur di ingraziarsi le malvagie forze delle tenebre?
Erano davvero dei semplici libertini, oppure dei debosciati interamente sprofondati in una vita di stravaganti depravazioni e di eccentriche licenze d’ogni genere; o erano qualcosa di assai più oscuro e di assai più sinistro, dei veri e propri satanisti organizzati, che recitavano la messa nera al lume di candela, profanando la liturgia cristiana e servendosi, come altare, del corpo di belle donne nude, appartenenti alle migliori famiglie dell’aristocrazia inglese?
Che ruolo avevano, nelle cerimonie segrete che si svolgevano nelle sale e nei locali sotterranei di quel luogo inquietante, la Massoneria ed altre società segrete miranti alla distruzione del cristianesimo e alla sua sostituzione con nuove religioni di stampo deista o, magari, con nessuna religione, ossia con l’ateismo radicale?
Le voci che circolavano su di loro e sulle loro sinistre cerimonie erano frutto di esagerazione, magari incoraggiata da loro stessi per il gusto del paradosso e dell’irriverenza; oppure erano ancora al di sotto della realtà e non rendevano che una idea pallida e sbiadita di qualche tremenda verità che si celava dietro le antiche pietre di un’abbazia abbandonata da secoli e poi improvvisamente restaurata, con la spesa di somme decisamente ingenti?
Tutte queste domande, ed altre ancora, sorgono nell’animo di chi si accosti al mistero di una delle associazioni più chiacchierate ma, in fondo, meno conosciute dell’Inghilterra del XVIII secolo, in pieno clima illuminista, laicista e secolarista: un esempio della sconcertante eccentricità di certi membri delle classi alte, annoiati dalla loro stessa vita di agi e divertimenti, oppure un laboratorio demoniaco di sovversione morale e religiosa, in cui s’incontravano, secondo una logica ben pianificata, elementi libertini, atei, massoni, neopagani e satanisti, tenuti insieme, in qualche modo, dal comune denominatore di una violenta avversione nei confronti del cristianesimo e specialmente del cattolicesimo romano?
Così delinea la figura di Dashwood la saggista Lynn Picknett nel suo libro «La storia segreta di Lucifero» (titolo originale: «The Secret History of Lucifer», 2005; traduzione italiana di Roberto Lanzi, Newton & Compton Editori, Roma, 2005, pp. 253-55):
«Nel XVIII e XIX secolo società segrete e semisegrete presero a spuntare fuori come funghi - forse stimolate dalla neonata corrente del Romanticismo, dalla politica rivoluzionaria o dal pensiero radicale che avrebbe prodotto sindacati in forma embrionale - dedicandosi, probabilmente e principalmente, a crapule e libertinaggio, con una ricca presa di pseudosatanismo che conferiva al tutto un gusto leggermente più speziato. In Inghilterra la più famosa tra le associazioni di questo genere - una vera e propria panacea per chi era oltremodo fiaccato dalla noia quotidiana era l’Ordine dei Frati di Wycombe o Monaci di Medmenham, l’Ordine dei Cavalieri di West Wycombe o - come era più comunemente, ma inesattamente noto, l’Hellfire Club, il club del fuoco infernale.
L’ordine fu fondato da Sir Francis Dashwood (1708-81), un autorevole membro del Parlamento, nonché ex Cancelliere dello Scacchiere di Giorgio III e ministro delle Poste: insomma, la personificazione del gentleman inglese di successo. Nel corso dell’immancabile grand tour dell’Italia, Dashwood aveva preso a detestare la Chiesa cattolica e, dopo aver incontrato il leggendario “Bonnie Prince Charlie”, l’esiliato principe Charles Edward Stuart, si arruolò come agente giacobita. La sua carriera proseguì e Dashwood entrò anche a far parte di logge rosacroce, neotemplari e massoniche. Nel 1738 papa Clemente XII aveva proibito la frammassoneria e scomunicato tutte le confraternite italiane, pena la consegna all’Inquisizione, ma Dashwoood rimase comunque in contatto con le logge italiane. Mentre da giovane viaggiava per la Francia, gli capitò di assistere a una messa nera che lo affascinò enormemente, coinvolgendolo, però, solo al livello superficiale di insulto contro la Chiesa.
Ritornato nella sua Inghilterra, fondò la Società dei Dilettanti, una delle innumerevoli associazioni edite all’alcolismo e al sesso mercenario. Nel 1746 fondò l’Ordine dei Cavalieri di San Francesco, che si dava convegno in un pub londinese del XVI secolo, il “George and Vulture”, reso famoso dal primo sedizioso romanzo di Charles Dickens, “Il Circolo Pickwick”.(1836). Le riunioni avvenivano in una delle stanze al piano superiore, il cui centro di interesse era “una inesauribile lampada Rosacroce”: questo enorme globo di cristallo cinto da un serpente d’oro che mordeva la sua stessa coda, e sovrastato da ali argentee, che costituiva un motivo profondamente gnostico, replicato anche sulla fonte battesimale che, qualche tempo dopo, Dashwood offrì alla chiesa di West Wycombe.
Fu proprio nei pressi di West Wycombe, nel Buckinghamshire, che Dashwood e i suoi compari nel 1751 costituirono il turpe “Hellfire »Club, precisamente all’interno dell’abbazia cistercense di Medmenham, sulla sponda del Tamigi, poco lontano da Marlow. Senza badare a spese, Dashwood restaurò l’ex monasteri di epoca medievale, facendo incidere, al di sopra della porta d’accesso, il motto dell’associazione: “Fa’ ciò che vuoi”. All’interno dei curatissimi giardini di questo tempio dedicato all’estetismo satanizzante, si ergevano un simulacro fallico e una voluttuosa statua di Venere che, nell’atto di piegarsi in avanti, faceva immediatamente trovare ogni maldestro nuovo arrivato in una posizione compromettente già prima di accedere al monastero.
Due antiche divinità del Silenzio, il dio egiziano Arpocrate e la dea romana Angerona, adornavano la sontuosa sala da pranzo dell’abbazia, probabilmente come memento per i membri dell’Ordine di non rivelare mai all’esterno ciò che avveniva tra le mura del tempio. La vita di Dashwood era invasa da divinità pagane: un’intera ala della sua dimora, progettata e realizzata da Robert Adam, era ‘esatta riproduzione di un tempio dedicato a bacco, mentre Arianna, Dioniso e un’intera frotta di altri satiri saltellanti rallegravano i soffitti; statue di altre antiche divinità abbellivano i giardini che, a detta di alcuni, erano stati disposti in modo da formare la figura di una donna nuda.
Nel 1750 Dashwood ampliò la labirintica struttura di gallerie sotterranee e caverne che si snodavano estesamente al di sotto della collina di West Wycombe per poterle utilizzare come luoghi di convegno dell’Ordine, sebbene, secondo alcune voci circolanti, gli incontri altro on erano che conviviali riunioni orgiastiche mascherate da funzioni religiose cristiane. Come spiega Mike Howard, autore di testi sull’occulto nonché profondo conoscitore di Dashwood: “Le caverne formavano cellette singole in cui i monaci si intrattenevano con le loro ospiti femmine […] Per accedere al santuario interno - una stanza di forma circolare in cui presumibilmente avevano luogo le cosiddette messe nere - era necessario attraversare un fiume sotterraneo che i monaci chiamavano fiume Stige”.
Direttamente da Londra venivano fatte arrivare sul luogo intere carrozze stipate di prostitute pesantemente truccate, chiamate a partecipare al rito come “suore” officianti mascherate, mentre donne di nobili natali offrivano il proprio corpo nudo come altari per le messe nere. Molti potrebbero dire che le attività di Dashwood e del suo entourage altro non erano che un banale e scontato tentativi di fugare l’ennui, abbandonandosi a qualche piccolo divertissement sessuale con mercenarie e a blasfeme ritualità in ambienti quanto mai eccitanti e spettrali. Eppure, sembra che ci fosse ben altro. Uno dei “frati” principali era John Wilkes il quale dichiarò: “Nessun occhio profano ha mai osato penetrare i misteri eleusini inglesi della Camera del Capitolo [il santuario interno] dove i monaci si riunivano in occasioni solenni […] dove venivano compiuti riti segreti e crapule in onore della Bona Dea”. Nonostante molti, se non gran parte, dei “monaci” di Medmenham - le cui file annoveravano personalità estremamente importanti come il Principe di Galles e forse persino lo statista e scienziati americano Benjamin Franklin (1706-90)si dedicassero alle proprie indecenti attività con spirito adolescenziale, alcuni altri, invece, osservavano le ritualità con una disposizione d’animo di più antica ispirazione. È significativo che le cosiddette “caverne” dell’Hellfire Club risalissero ad epoche preistoriche ed erano conosciute dai locali come “catacombe pagane”, con un altare dedicato a una divinità sconosciuta nei pressi. Mike Howard conclude:”Come scrive un autore del XIX secolo, “Sir Francis stesso officiava in veste di sommo sacerdote […] e versava una bevanda dalla coppa della comunione sul misterioso oggetto a cui rendere omaggio”. A giudicare dagli indizi di cui si dispone, è giusto supporre che “il misterioso oggetto a cui rendere omaggio” fosse, in realtà, la Dea e che Sir Francis Dashwood e i suoi allegri monaci non erano satanisti, bensì seguaci di Misteri pagani”.
In ogni caso, la celebrazione della messa nera - se effettivamente non si trattava solo di semplici voci di territorio - rivela non solamente una venerazione per gli antichi dei della fertilità e per l’appagamento sessuale, ma anche una concreta avversione e scherno del cristianesimo. Quando Dashwood pagò per il restauro della sua chiesa locale, il risultato fu una “sala egizia” che non dava “la benché minima idea di un luogo sacro al culto religioso [cioè, cristiano]”.
In ogni caso, ancora una volta, ci troviamo di fronte a quella che fondamentalmente era un’esplosione luciferina di euforia orgiastica e di godimento pagano della sessualità intenzionalmente contaminata da falso satanismo. È probabile che le voci sulle messe nere fossero fatte circolare per tenere alla larga occhi curiosi, ma sembra comunque che alcuni s dedicassero effettivamente a quell’attività di cattivo gusto e priva d uno scopo preciso. Erano forse anche loro convinti, come i cavalieri templari, i giovanniti e altri luciferiani, fin nel profondo del cuore, di essere realmente malvagi e perversi come li si accusava di essere? Il cristianesimo era - e in una certa misura continua a essere - una potentissima forma di condizionamento, e sovvertire i suoi insegnamenti rappresentava, per i tanti cresciuti nella fede, un passo di estrema gravità, indipendentemente da quanto vistosa e fragile fosse la loro spavalderia pseudo-luciferiana.»
Un circolo segreto, esoterico, ancorché in odore di satanismo, è per sua natura buon custode dei propri retroscena e non ama far parlare di sé, se non per depistare l’opinione pubblica: il che può ottenere anche incoraggiando una lettura riduttiva, in chiave puramente orgiastica e sessuale, delle sue attività nascoste, riuscendo così a mascherare nel modo più efficace, dietro un velo di banalità e di pessimo gusto, le sue vere finalità e i suoi autentici obiettivi.
Il poco che sappiamo di certo su Dashwood e sul suo gruppo ci fa rimpiangere di non saperne di più, perché potremmo forse vedere in essi l’anello di congiunzione fra le sette blasfeme a sfondo semplicemente goliardico, allora numerose in Europa e specialmente in Inghilterra, e i primi gruppi di moderni satanisti organizzati.
Sappiamo, per esempio, che un amico di Dashwood, George Augustus Selwyn, era stato espulso da Oxford per aver parodiato il rito dell’Ultima cena in una osteria; e che, più tardi, manifestò una vera ossessione necrofila, quale coronamento delle sue sregolatezze sessuali: questo potrebbe essere un indizio che collega il Club del Fuoco Infernale con il satanismo vero e proprio, ma è troppo debole per guidarci verso qualcosa di sicuro.
Sappiamo, d’altra parte, che fiorivano all’epoca circoli finalizzati alle orge sessuali e ad altre forme di sregolatezza, fra i quali il Club dell’Astragalo, fondato da William Innes, e il Circolo della Nocca, una società segreta vicina alla Massoneria, che riuniva i giocatori di golf della città di Blackheath.
Eric Towers, biografo di Dashwood, propende per interpretare il culto praticato nell’abbazia di Medmenham come una forma di paganesimo a sfondo sessuale, particolarmente rivolto a Venere ed incentrato sulle prestazioni di un ricco campionario di prostitute ben pagate per sottoporsi a tutti i capricci di quei facoltosi libertini.
Certo è che la leggenda di Dashwood, lui ancora vivente, procedeva a vele spiegate: il celebre pittore William Hogarth (1697-1764), ad esempio, volle riprodurne le fattezze in una stampa satirica, raffigurandolo nelle vesti di uno strano frate, un’aureola blasfema sospesa sopra la testa (dalla quale sembra emergere il volto di una strega), devotamente inginocchiato mentre sta adorando una oscena statuetta della dea Venere.
Fra le altre cose, si diceva che la grandiosa sfera dorata sovrastante la torre della chiesa di St. Lawrence fosse stata progettata appositamente da Dashwood e che potesse accogliere nove uomini comodamente seduti; e che proprio in quel particolare ambiente si svolgessero alcune delle orge più sfrenate e irriferibili dello strano club.
Una cosa è cera: Dashwood odiava i cattolicesimo almeno fin dall’epoca del suo viaggio in Italia e aveva stabilito dei rapporti con le logge massoniche italiane, incoraggiandole ad operare in senso decisamente anticlericale e antireligioso.
Si raccontava che il giorno di Venerdì Santo del 1728, mentre a Roma, nella Cappella Sistina, si svolgeva una flagellazione penitenziale, egli, armato di un robusto scudiscio, si fosse gettato con estrema veemenza contro tutti i presenti che gli capitavano vicino; può darsi che si tratti di un aneddoto inventato, ma, in ogni caso, bene esprime la particolare avversione che Dashwood nutriva nei confronti del cattolicesimo e della Chiesa romana.
È significativo, inoltre, il fatto che Dashwood e gli adepti dello Hellfire Club non si limitassero a praticare cerimonie sataniste o pseudo-sataniste, con tanto di messe nere che parodiavano la messa cattolica, ma che si vestissero con il saio dei veri frati e che si chiamassero “monaci” e “suore”; e, inoltre, che avessero deciso di restaurare una antica abbazia per farne il loro centro di ritrovo, quasi che nessun altro luogo si potesse immaginare più adatto ai loro scopi.
Questi, a nostro avviso, sono indizi a favore dell’interpretazione satanista; anche se è difficile, per non dire impossibile, separare la magia sessuale, la stregoneria e il satanismo, nel caso di un personaggio come Dashwood, che non pare fosse uno studioso e che si dedicava a simili attività, si direbbe, a tempo perso, piuttosto che nella prospettiva di praticare un culto demoniaco in maniera regolare.
Un altro elemento interessante è che il Club era stato fondato a Londra nel 1719 da Philip, duca di Wharton, uomo politico ateo e liberale, con il preciso intento di ridicolizzare le cerimonie religiose per mezzo di riti parodistici, che avevano luogo in una taverna nei pressi di St Jame’s Square. Il club era stato chiuso nel 1720, perché Wharton si apprestava a diventare Gran Maestro dei massoni inglesi: e questo è un legame sicuro fra l’Hellfire e la Massoneria, anche se, poco dopo, egli uscì da quest’ultima per fondare un proprio ordine antimassonico, quello dei Gomorgons, che pare avesse qualche collegamento con il movimento giacobita.
Nel 1746 il Club, che era rimasto abbandonato a se stesso, ricevette un nuovo, poderoso impulso da Francis Dashwood, che aveva ricevuto preziose informazioni dall’ex amante di Wharton, lady Mary Wortley Montagu, la quale aveva partecipato personalmente ai riti satanici: altro elemento positivo che fa pensare a qualcosa di molto più serio e socialmente altolocato di una semplice organizzazione per godere le grazie di qualche prostituta da strada. Anche la partecipazione, sia pure occasionale, di uomini colti e importanti come Benjamin Franklin, rafforza questa impressione.
Un altro elemento che fa riflettere è che la carriera di Dashwood nella vita politica inglese non soffrì minimamente per tutte le sinistre chiacchiere che correvano su di lui, al punto che egli poté raggiungere indisturbato le vette più alte del governo: evidentemente né la Chiesa d’Inghilterra, né il re in persona, capo di quella chiesa, trovavano niente da eccepire sulla moralità del Cancelliere dello Scacchiere.
Ci sembra che vi sia materia a sufficienza per riflettere.
Anche accogliendo, in parte, la testi minimalista, ossia che l’Hellefire Club fosse solo un circolo di nobiluomini dissoluti, ci pare almeno probabile che in esso vi fosse pure una componente più “seria”, volta a combattere, principalmente con l’arma della dissacrazione e del ridicolo, il cristianesimo in quanto tale: un po’ come facevano - è una osservazione di John Michael Greer - i Chevaliers de la Jubilation, società fondata nei Paesi Bassi solo qualche anno prima.