Con Monti e Draghi l'Italia è in mano a poteri esterni che ci porteranno alla catastrofe
di Giulietto Chiesa - Ignazio Dessì - 17/11/2011
Mario Monti, il presidente del governo tecnico, incaricato di salvare l’Italia dai colpi dello spread, dagli scricchiolii della Borsa e dall’incedere del debito pubblico, insomma dalla crisi, ha annunciato agli italiani che occorreranno molti sacrifici per rivedere il sereno e tornare a crescere. E’ giusto dunque dare con fiducia un contributo nell’interesse generale o bisogna preoccuparsi? Ne abbiamo parlato con Giulietto Chiesa, il noto giornalista, scrittore e politico, che più volte ha puntato il dito contro i giochi speculativi dei potentati finanziari internazionali.
Giulietto Chiesa, gli italiani devono gioire perché i loro guai stanno per finire o devono preoccuparsi?
“C’è molto di cui preoccuparsi perché Mario Monti è la sintesi e l’emblema di un nuovo governo esterno alla democrazia italiana. Forse è la prima volta che il nostro Paese è governato formalmente da un gruppo di persone espressione di un potere esterno”.
A quale potere si riferisce?
“E’ difficile definirlo in termini sintetici. Formalmente è un potere europeo, sostanzialmente è un potere finanziario che interviene direttamente sulle sorti del nostro Paese attraverso due persone che si chiamano Mario Monti e Mario Draghi. L’uno è il banchiere centrale europeo, l’altro il nuovo capo del governo di questo Paese. Entrambi sono uomini della Goldman Sachs e, per meglio dire, uomini che hanno partecipato alla guida di una delle più importanti banche d’investimento mondiale. Il primo come vice presidente per l’Europa (2002-2005), l’altro come consigliere internazionale (2005). Ora assumono la guida dell’Italia e la lettera Draghi-Trichet, inviata questa estate al nostro governo, di fatto indica ciò che Monti si appresta ad eseguire”.
In poche parole l'unica cosa certa è che i cittadini devono aspettarsi ancora di versare lacrime e sangue. Del resto la Bce ce la sta mettendo tutta per farci capire che il nostro debito è un pericolo per l’economia europea e dobbiamo estinguerlo. E’ giusto che ci dissanguiamo per pagare questo debito?
“No, è assolutamente ingiusto. Questo debito è iniquo e illegale e per questa ragione ritengo che l’Italia non debba pagarlo. Lo dico basandomi su molti dati probanti. L’Italia è uno dei Paesi più sani d’Europa dal punto di vista del debito privato, corrispondente al 42% del Pil, mentre Paesi come la Francia, l’Inghilterra, la Spagna e altri sono in condizioni di gran lunga peggiori. Basti pensare alla Gran Bretagna, che è fuori dall’euro, ma con un debito privato del 103% del Pil, praticamente più del doppio dell’Italia. Addirittura, se facciamo la somma del debito pubblico più il debito privato, scopriamo che l’Italia si trova al secondo posto come stabilità finanziaria dopo la Germania”.
Perciò dipingere l’Italia come una nazione sull’orlo del fallimento non è corretto?
“Presentare l’Italia come una nazione sull’orlo del fallimento è una evidente forzatura. Gli italiani hanno seguito molto meno di altri le favole della globalizzazione, non si sono indebitati, e hanno continuato a lavorare sulla base delle proprie risorse. Lo Stato italiano ha inoltre tra i 300 e i 400 miliardi di debito verso i propri cittadini (che dunque gli hanno prestato i soldi), cosa molto diversa dall’essere indebitati completamente verso l’esterno. Grosso modo abbiamo 750 miliardi del nostro debito imputabili all’intervento di grandi banche d’investimento che hanno acquistato Buoni del Tesoro italiani. Cifra enorme frutto della speculazione. Poi ci sono circa 900 miliardi frutto degli investitori istituzionali italiani sul mercato dei Bot, in parte dovuti alle banche italiane che hanno comprato questi bond e in parte al fatto che, per esempio, tutti i fondi pensione si sono buttati in attività speculative accumulando prodotti tossici. In sostanza siamo di fronte a un debito che va disaggregato. Una parte va ripianata ed un’altra no. La parte da ripagare è quella derivante dal fatto che lo Stato ha speso più del dovuto, e l’ha fatto perché le classi dirigenti hanno consentito ai ricchi di non pagare le tasse. Questa parte del debito va ripianata ma la domanda è chi la deve ripianare?”
Già, chi la deve ripianare?
“La devono ripianare quelli che non hanno pagato le tasse, non il popolo italiano nel suo complesso”.
Chiedere agli italiani grandi sacrifici è quindi ingiusto? Siamo nel pieno di un contrasto tra interessi della finanza e interessi dei cittadini?
“Dicendo che l’Italia è sull’orlo della bancarotta si raccontano un sacco di balle, e chiedendo agli italiani grandi sacrifici per uscire dalla crisi si crea una situazione gravissima di scontro tra le esigenze finanziarie del mercato mondiale e le esigenze della vita di 60 milioni di persone. E io metto in testa le esigenze della vita, dello studio, della salute e del lavoro di 60 milioni di persone”.
Sta forse parlando della crisi di questo capitalismo essenzialmente finanziario, di un modello economico irrimediabilmente logoro?
“Tutti i dati ci dicono che siamo arrivati a un punto di non ritorno. Questa finanza sta creando da 30 anni una gigantesca massa di debito basata su una speculazione forsennata per tenere alti i tassi di crescita della finanza stessa. Non c’è invero nessun rapporto tra questa crescita e l’economia reale, l’attività produttiva, il lavoro e la vita della gente. C’è una massa monetaria, il debito, che cresce su se stessa e tramite se stessa. Questa massa produce un disastro generalizzato e molte banche occidentali ed europee sono fallite tra il 2007 e il 2010, ma sono state ricapitalizzate con denaro fittizio fornito dalla banca centrale del pianeta, cioè dalla Federal Reserve. Nessuno ha fatto azioni contro di loro per farle fallire: sono fallite da sole. Il crollo del sistema finanziario mondiale è già avvenuto per ragioni endogene, secondo le leggi del mercato, cosa per cui quelle banche dovevano essere lasciate al loro destino. Ma in virtù della legge Too big to fail (troppo grandi per fallire) sono state salvate con denaro pubblico e denaro fasullo, cioè inesistente".
E ora, a 5 anni dall’inizio della crisi, siamo di nuovo da capo ed anche il Belpaese rischia.
“Esatto. Tutte queste banche, dopo avere speculato sui mutui facili degli Usa e aver arricchito per 6 anni Wall Street con una gigantesca massa di denaro che arrivava da tutto il mondo, hanno scoperto di essere in fallimento perché quegli asset erano inesigibili. Abbiamo creato un debito superiore a qualsiasi possibilità di chiunque di pagarlo, compresi gli Stati Uniti d’America. Quindi le grandi banche d’investimento americane ed europee cosa hanno fatto? Si sono gettate sui Bot europei perché pensavano che questi sarebbero stati esenti da ogni rischio in quanto coperti dalla Banca Centrale Europea, ed hanno cominciato a comprare a man bassa con fini speculativi i bond europei, scegliendo i paesi più deboli perché i loro Buoni del tesoro offrivano tassi di interesse più alti. Si sono precipitati sulla Grecia, sull’Italia, sulla Spagna, sul Portogallo comprando il debito pubblico di questi stati e mettendoli in circolazione attraverso i derivati, cioè ingigantendoli ulteriormente e portando questi Paesi al disastro. Il disastro greco è stato organizzato dalle banche di investimento internazionali, protette dall’Europa, e con lo stesso meccanismo stanno cercando di creare il disastro italiano”.
Lei ha affermato che siamo commissariati dalla Bce, dal Fmi, ed ha parlato di una sorta di Matrix, un mondo in cui la democrazia è virtuale e non ci sono punti di riferimento per i cittadini i quali, per giunta, spesso non se ne rendono conto. Qual è la pillola da assumere come nel film per rompere il meccanismo? Forse prendere coscienza e mobilitarsi?
“Mi ha tirato fuori le parole di bocca. Stiamo andando verso la catastrofe, una crisi più grande di quella del ‘29. Le banche internazionali si sono scavate la fossa ed ora, per salvarsi, la vogliono scavare a noi. Quindi per sfuggire al disastro bisogna rompere questo meccanismo”.
Come?
“Prima di tutto non pagando il debito, denunciandolo, poi aprendo una discussione in Europa per modificare le regole che l’hanno retta finora. Le prime regole da cambiare sono gli accordi di Maastricht, che costringono gli stati europei a fare ricorso per finanziarsi al mercato speculativo internazionale. Un mercato drogato e impazzito, per cui gli stati diventano drogati e impazziti a loro volta. Inoltre, per rompere questo meccanismo perverso, bisogna creare un movimento internazionale popolare di opposizione che respinga questa linea e dica che questa Europa così com’è va riformata radicalmente, ridiscutendone la costituzione e le regole per andare a un’Europa che tenga conto degli interessi dei popoli".
E se non ci riuscissimo?
"O andiamo in questa direzione dove ci possiamo salvare o andiamo nella direzione che ci propone il signor Mario Monti, quella della catastrofe. Quando Monti e altri ci ribadiscono infatti che adesso dobbiamo sacrificarci perché poi ricominceremo a crescere mentono. Non possono non sapere che questa prospettiva non esiste. Noi andiamo semplicemente verso una recessione di proporzioni anch’esse gigantesche. E questo dimostra che queste persone sono in cattivissima fede”.