La massoneria di Goldman Sachs
di Roberta Zunini - 17/11/2011
Monti, Draghi, Papademos e il “capitalismo di relazioni della banca d’affari Usa
Governatori dal capo cinto d’alloro finti inviati a redimere le corrotte province dell’Impero, sull’orlo della bancarotta, piuttosto che massoni tanto spietati quanto fedeli della “loggia americana Goldman Sachs”. Il neo establishment europeo, forte dell’ingresso di Mario Draghi, Mario Monti e Lucas Papademos alla testa rispettivamente della Banca centrale europea, del governo italiano e di quello greco, lascia perplessa la stampa internazionale. L’inglese Financial Times e il francese Le Monde, due giganti della stampa mainstream, hanno riportato alla luce il loro comune passato ai piani più alti della banca d’affari Goldman Sachs. Uno degli istituti bancari corresponsabili della crisi finanziaria mondiale scoppiata nel 2008. Per una volta il documentatissimo quotidiano francese vicino alla sinistra si trova d’accordo con i no-strani Giornale, Libero o il Manifesto.
Ecco allora una storia dettagliata e ragionata del “capitalismo di relazioni” – come lo definisce il corrispondente da Londra, Marc Roche – di cui la banca d’affari Goldman Sachs sarebbe l’apostolo in Europa. I crociati più agguerriti sarebbero per l’appunto il governatore della Bce, Draghi e i neo premier Monti e Papademos.
IL PRIMO fu addirittura vicepresidente della Goldman Sachs International per l’Europa tra il 2002 e il 2005, con il compito ufficiale di occuparsi delle imprese dei paesi sovrani, ma corso in aiuto alla Grecia “camuffando i suoi conti grazie a prodotti finanziari swap”. Monti, dal 2005 a ieri consigliere internazionale di Goldman, sarebbe stato a lungo un “apritore di porte” con il compito di entrare nel cuore del potere europeo per difendere gli interessi di GS.
Dal catalogo Goldman, il neo premier aveva la missione di consigliare i vertici della banca su non meglio specificati “affari europei e i grandi dossier della politica mondiale”.
Papademos, già governatore della Banca centrale greca tra il ‘94 e il 2002, avrebbe invece giocato un ruolo importante con l’aiuto della Goldman nel nascondere i rovinosi conti pubblici ellenici. Ma la banca d’affari, al contrario degli istituti suoi concorrenti, non cerca di fare pressione sui deputati, sui ministri, insomma sugli esponenti delle compagini politiche europee, bensì cerca di mettere direttamente i suoi consiglieri o gli ex esponenti del suo vertice a capo delle Banche centrali o delle commissioni europee. Mario Monti è stato infatti a lungo commissario europeo.
Il loro compito è di raccogliere informazioni sulle operazioni che le Istituzioni europee stanno mettendo a punto e sulla politica dei tassi d’interesse in via di realizzazione da parte delle Banche centrali. Tutto ciò per avvantaggiare gli stessi soci della Goldman. La banca privata quindi usa i suoi uomini come api per impollinare esponenzialmente le istituzioni pubbliche e far fiorire governi compiacenti.