Qualche buona idea ecologica contro "La Grande Stagnazione"
di Alessandro Farulli - 22/12/2011
Mentre ci si affanna a cercare soluzioni finanziari per risolvere la crisi o per almeno evitare che si materializzi lo spettro della grande depressione, con la Bce che presterà denaro al tasso dell'1% alla banche che potranno reinvestire come vorranno e si spera anche per i mutui alle famiglie e alle imprese, Martin Wolf (noto editorialista economico del Financial Times, nella foto) commentando il libro "La Grande Stagnazione" di Tyler Cowen, professore della George Mason University di Washington, riporta tutti con ‘i piedi per terra'. Nel pezzo pubblicato sul Sole sotto il titolo"La Grande Recessione si batte solo con buone idee" viene messo in evidenza nell'analisi di Cowen sulla situazione degli Stati Uniti una novità davvero di rilievo: «L'economia americana per secoli ha potuto contare su condizioni estremamente favorevoli: terra gratis, manodopera immigrata, nuove e potenti tecnologie. Ma durante gli ultimi quarant'anni questi frutti facili da cogliere hanno iniziato a scomparire, e noi abbiamo iniziato a far finta che fossero ancora lì. Non ci siamo resi conto che tecnologicamente siamo in stallo e che i rami dell'albero sono più spogli di quanto ci piaccia pensare. Ecco. È questo che è andato storto».
Ecco dunque fare capolino il nodo dei nodi: l'economia che ha perso la sua ragione di gestione delle risorse scarse e che dunque deve essere riportata alle sue più concrete interconnessioni ecologiche. Non è una nostra forzatura, perché Wolf poi va nello specifico: «La cattiva notizia è che l'era delle risorse a buon mercato sta tramontando non solo per gli Stati Uniti. Cose che un tempo venivano trattate come se fossero gratuite ora costano. È un'altra forma di gioco politico a somma zero - probabilmente molto più pericoloso - rispetto a quello a cui assistiamo all'interno degli Stati Uniti. Di fronte a scelte dolorose, gli esseri umani optano per la negazione. Può non essere un gran problema per quelle risorse che sono commerciabili, ma conta enormemente per le risorse non commerciabili, come gli oceani e l'aria».
Le risorse o beni comuni che dir si voglia, va aggiunto, oggi non solo hanno costi molto più elevati, ma sono - è una conseguenza proprio del fatto che finora erano a buon mercato - anche molto più depauperate. Gli ecosistemi sono infatti più in crisi dell'economia mondiale. Materie prime come il petrolio devono essere ricercate sempre più in profondità o nelle sabbie bituminose e con rischi sempre maggiori per l'ambiente e per l'uomo. Qui nasce l'esigenza di un'economia ecologica che qualche buona idea già la fornirebbe. Un piano energetico che ponga il risparmio e l'efficienza al primo posto è una buona idea. La riduzione dei consumi di materia, che necessariamente deve stare dentro una logica di cambio di paradigma rispetto al consumismo/acquistismo come unica ragione di vita, ha comunque nel riciclaggio dei materiali e nel loro reinserimento sul mercato e nell'abbandono dell'obsolescenza programmata altre due ottime idee per far fronte alla crisi. Dalle questioni mondiali alle nostre tristi vicende italiote sarebbe una buona idea, a maggior ragione di fronte alla ormai prossima recessione del 2012 - fare una lotta vera contro la corruzione e l'evasione fiscale (che sommate assieme ammontano alla cifra astronomica di 180 miliardi pari a tre manovre tipo quella in corso!). Metter mano al dissesto idrogeologico. Un piano di mobilità davvero sostenibile.
Le buone idee non mancano, si tratta di trovare una classe politica che le sappia mettere in pratica e che ponga fine a quest'era della "negazione" come dicono Wolf e Cowen o che potrebbo dire della "rimozione". Distogliere lo sguardo nei mercati, nei parlamenti, nelle banche, nei sindacati e nelle confindustrie (e anche tra i cittadini impauriti del necessario cambiamento di paradigma che muterà benessere ed equilibri) e far finta che un problema non esiste o negarlo, equivale a mettere la polvere sotto il tappeto, qualcuno (tanti) magari ci fanno pure carriera, ma ora il re è nudo e la polvere sotto il tappeto non ci sta più.