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La “concreta impotenza” della sinistra occidentale

di Alberto Lodi - 05/01/2012

Fonte: statopotenza


Non è un mistero che la sinistra europea abbia tristemente smesso gli abiti rivoluzionari (o presunti tali) per vestire quelli da feroci apologeti del capitalismo e dell’imperialismo, persino nelle forme più fanatiche. L’odierna “cultura” (le virgolette sono d’obbligo) della sinistra europea, con il suo vagheggiare di innocue e ridicole “libertà”, si incastra infatti alla perfezione con le strutture del capitalismo, che è per sua natura flessibile ed essendo tale non apprezza la stabilità; al contrario esige flessibilità in ogni ambito, primo fra tutti quello dei rapporti sociali e umani. Nella fase “assoluta” dell’epoca del capitalismo questi rapporti, come tutto il resto della società in cui siamo immersi, tendono ad essere permeati di mercificazione e talvolta di spettacolarizzazione. Ma andiamo con ordine.
Come ha spiegato il filosofo marxista Costanzo Preve, quella forza politica storicamente nota come “sinistra” nacque agli inizi del ’900 dall’alleanza tra i ceti subalterni desiderosi di ottenere migliori condizioni materiali di vita ed il ceto intellettuale, che con le sue attività artistiche e letterarie mirava a demolire l’ipocrisia della morale borghese. L’alleanza si spezzò in seguito alle proteste studentesche comunemente note come “Sessantotto”, oggi autentico totem della sinistra europea, da non confondere con gli eventi dell’anno 1968. In quel periodo storico, infatti, ebbero luogo oltre alle proteste studentesche anche le legittime rivendicazioni operaie; ma quelle di operai e studenti furono rivendicazioni distinte, al contrario di quanto si fa comunemente credere. Infatti la fazione “culturale” della protesta, quella studentesca, che reclamava maggiori libertà individuali ribellandosi all’autorità di professori e genitori, si accorse successivamente che alla demolizione della morale borghese il capitalismo si prestava molto più di quella vetusta ideologia che era il comunismo (che nella sua versione sovietica, peraltro, non aveva molto di “libertario”).
Qui sta l’atto di nascita della sinistra contemporanea: quella del moralismo, delle patetiche libertà, dei diritti umani e civili, del laicismo fanatico e ossessivo. Ma soprattutto quella delle bombe, che invoca ormai senza pudore alcuno per mettere a tacere i “fascisti” di tutto il mondo. Gheddafi era fascista, Assad è fascista, Ahmadinejad è fascista. Gli unici non fascisti e moralmente puri sono loro e i loro padroni democratici con le mani grondanti di sangue.
E’ veramente singolare, peraltro, che un ambiente politico che ha alle spalle intellettuali di tutto rispetto si sia convertito integralmente all’idiozia di regime; ma del resto non è altro che un’ulteriore conferma della malafede della sua classe dirigente e dell’ignoranza completa delle masse belanti che seguono ciecamente i propri capi, pronte a reagire ad una serie di parole d’ordine (fascismo! diritti umani! omofobia! democrazia!) in maniera condizionata come i cani di Pavlov.
Se solo aprissero uno dei polverosi tomi di Karl Marx che tengono sugli scaffali delle loro tristissime librerie senza averne mai letto mezza pagina, scoprirebbero che il sentimentalismo ipocrita di un Vendola puzza di marcio da lontanissimo, e che per l’appunto la realtà sociale non si comprende grazie alla proclamazione beota di vacue idee di fratellanza universale, bensì attraverso una seria analisi che abbia ben chiaro il predominio della struttura sulla sovrastruttura; e allora vedrebbero che tutto s’incastra alla perfezione, e tutto ha una ragione a questo mondo, le loro scemenze di “uguaglianza” e “libertà” in primo luogo. E proprio il povero Marx scrisse che “sotto il dominio della borghesia gli individui sono più liberi di prima, nella fantasia, perché per loro le proprie condizioni di vita sono casuali”; insomma quelle “astratta onnipotenza e concreta impotenza” che per György Lukács costituivano percezione e realtà della vita nel mondo capitalistico. Ma non ditelo alla sinistra europea, mica vorrete mettere in crisi la loro fede in Obama…