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Quarto potere

di Francesco Mario Agnoli - 12/03/2012

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  Confesso che cominciavo a dubitare del mio buon senso, addirittura dei miei sensi.. A forza di chiedermi se fosse possibile che nessuno  notasse quella che ritenevo un'assoluta evidenza cominciavo a chiedermi se non stessi  prendendo lucciole per lanterne.  Per fortuna   a rassicurarmi ecco  un intervento di Costanzo Preve, che in un suo articolo dell'8 marzo (“La bussola si è rotta: andare oltre la destra e la sinistra”) scrive, partendo dagli Usa: “L’intera classe giornalistica, senza nessuna eccezione, è diventata una “gioiosa macchina da guerra” di menzogne integrali”, incaricata di unire mediaticamente i popoli  “contro sempre nuovi Hitler nemici dei diritti umani. Il gioco cominciò con Ceausescu, poi con Noriega, Saddam Hussein, Ahmadinejad, Milosevic, Gheddafi, adesso Assad”. Il compito affidato a questa “macchina da guerra” è di abolire la storia per insediare  al suo posto  “un canovaccio di commedia, sempre lo stesso: i Popoli uniti contro il Feroce Dittatore; i Dissidenti “buoni” cui è riservato il diritto di parola”. Grazie a questa commedia - conclude Preve - “in un anno di televisione manipolata non ho mai sentito intervistare un solo sostenitore di Assad, eppure la Siria ne è piena”.

    Il fenomeno riguarda anche le notizie dall'interno, ma  è soprattutto evidente  nella politica estera,  dove riesce più difficile nascondere i meccanismi della tecnica di informazione disinformante e meno ci sicura di farlo, potendo contare sul sicuro disinteresse  dei beoti televisivi. Il meccanismo è semplicissimo. Vi sono   occasioni, settori e campi per i quali  le notizie ammesse in nome del cosiddetto diritto-dovere di cronaca sono unicamente quelle ufficiali e provengono tutte, accompagnate dal marchio di garanzia di indiscutibile veridicità,   dai governi e dai loro rappresentanti. In altri, al contrario,  l'informazione è delegata in  esclusiva ai “Dissidenti buoni”, un'armata multietnica di cui fanno parte, fra gli altri,  i nostalgici del comunismo sovietico e gli apparati dei  miliardari petroliferi, che accusano Putin di avere truccato le elezioni,  i Fratelli musulmani  protagonisti della cosiddetta “primavera araba”, i muslim salafiti-wahabiti,  che, dopo avere distrutto la Libia, in Siria hanno scatenato la guerra di religione contro il feroce tiranno Assad. Il sistema è tanto incancrenito  e il pubblico da informare tanto rimbecillito che gli organi d'informazione nemmeno si preoccupano di avere in altre circostanze e i contesti diversi presentato quegli stessi “Dissidenti buoni”  sotto le vesti di  sanguinari terroristi di una qualche Al Qaeda, come  in Afghanistan, dove il diritto di parola  è riconosciuto soltanto al governo Usa e ai comandi Nato.

     A differenza di Preve credo che, se la televisione è completamente manipolata e  omologata,   nella stampa e nella “rete”  resista ancora qualche eccezione (questo giornale che mi ospita; “Arianna”, che diffonde  sullo web articoli in controtendenza). Tuttavia questa eccezioni sono troppo limitate e (purtroppo) modeste per riuscire ad evitare  che la stampa, gli organi di informazione  non siano  più come un tempo il “quarto potere”. Un potere lo sono più che mai, ma un potere di servizio, che non solo si guarda bene dal rivederne le bucce, ma si fa portavoce   degli altri poteri,  o meglio  di quello che è ormai l'unico  vero potere   e che,  almeno nella parte occidentale del mondo globalizzato, sta dietro  la dittatura degli economisti  liberali (stile Draghi, Monti, Papademos). Alcuni lo individuano genericamente  nei poteri forti, altri preferiscono dargli  corpi e   volti, quelli dei  grandi banchieri, dei gestori delle multinazionali o, preferibilmente, dei finanzieri di  Wall Street, che hanno preso il posto dei vecchi, e pressoché innocui al loro confronto “gnomi di Zurigo” degli anni '60 del secolo scorso. Costanzo Preve preferisce parlare di   “una entità impersonale, che è la riproduzione in forma speculativa  della forma storica attuale del modo di produrre capitalistico”.