Per comprendere compiutamente cos’è l’ Ecologia profonda, bisogna avere chiari 4 concetti difficili da digerire:
1) La vita è un essere collettivo. Ogni essere vivente è come la cellula di un organismo unico. I più ottimisti possono pensare che noi forse siamo i neuroni.
2) Tutto è collegato: si passa da un approccio riduzionista a una visione olistica. Siamo abituati, specialmente noi biologi, a partire dal concetto di specie. Anche i medici specialisti e gli scienziati hanno spesso una visione analitica anziché globale. Tutto sbagliato.
3) L’uomo è parte di questo essere collettivo alla pari con tutti gli altri esseri viventi. Non è speciale né sovra ordinato.
4) Il complesso vitale è il primo soggetto da tutelare prima ancora della nostra specie: si passa da antropocentrismo a ecocentrismo.
Se noi partiamo da questi concetti, da questa rivoluzione copernicana della visione del mondo, derivano automaticamente le risposte agli eterni quesiti tipo Chi siamo, perché siamo qui, quale è lo scopo della nostra vita, cose che ci chiediamo da sempre, e spesso sono causa di crisi, di ansia.
Le risposte diventano semplici.
Noi siamo una delle tante forme in cui la vita si manifesta. In particolare siamo una scimmia. Siamo qui perché siamo uno dei prodotti della differenziazione della vita, che ad un certo punto, circa 4 miliardi di anni fa, si è generata. E lo scopo della nostra vita è in fondo quello che si fa in famiglia con i figli, oppure in compagnia con gli amici veri: si sta bene con loro, e se necessario li si protegge e difende.
Il nostro scopo è quindi partecipare al gioco della vita, ognuno per la propria parte e partecipare gioiosamente perché la vita è piacevole, altrimenti non ci sarebbe: la vita fa accompagnare i gesti principali col piacere: l’atto procreativo e la bellezza dei bimbi, una giornata di primavera, stare a casa, cioè nel bosco, nei prati, al mare, all’aperto e non fra quattro mura, perché è da là che noi veniamo. E non commettiamo l’errore di sottovalutare questa istanza in un mondo dove la mentalità comune indica come valore la sofferenza e la volontà rispetto alla calma.
E l’altro scopo è lasciar procedere la vita nel suo complesso, senza stravolgerla, e proteggerla soprattutto dagli egoistici interessi umani, rispettando quindi ciò che è: la composizione dell’acqua, dei mari, dell’aria, del suolo, la biodiversità.
Cosa oggi minaccia la vita? Cosa toglie gioia e stravolge la natura? Cosa rende la vita così incerta del proprio futuro?
Che l’uomo è in questa fase storica un animale impazzito, come i lemming, che sono dei topastri delle regioni Artiche, o le cavallette, che si riproducono molto velocemente e percorrono devastando interi territori e alla fine si buttano in mare o muoiono tutte.
L’uomo sta distorcendo in modo pericoloso il flusso spontaneo della vita in particolare a causa di un modello di economia deviante e incompatibile con i limiti di un pianeta finito, sferico, modello caratterizzato da economicismo, crescita, finanziarizzazione, globalizzazione, che porta :
o Alla distruzione degli ambienti naturali, delle stesse risorse naturali, dei supporti necessari alla vita (qualità e fertilità dei suoli, effetto serra, inquinamento diffuso e inarrestabile da prodotti chimici cancerogeni e generatori di altre malattie, perdita di biodiversità, problema dell’impronta ecologica).
o Al Pensiero unico, mentre è importante che esistano diverse concezioni del mondo, e alla diffusione planetaria del pensiero economicista, scientista, razionalista, sviluppista e tecnicista, che tende a trasformarci in automi stupidi che producono e consumano e che tende a negare il valore della natura, dei rapporti umani e sociali e della nostra interiorità.
o Ad un Sistema sociale pieno di disuguaglianze, e le disuguaglianze generano competizione e la competizione consumismo o guerra.
o Al degrado in generale del pianeta, dovuto anche al fenomeno della sovrappopolazione: 7 miliardi di umani.
Ecco, noi dobbiamo fare in modo che una specie bella e interessante e intelligente come l’uomo non finisca così, come i lemming e le cavallette e soprattutto non faccia “Terra bruciata” della vita sul pianeta.
E allora a questi problemi bisogna porre rimedio attraverso un nuovo modello economico – sociale:
o cambiare sia le politiche economiche che gli stili di vita e di consumo, ricostruendo una economia reale e non finanziaria, rilanciando il localismo e abbandonando la globalizzazione
o ripartire dalla Terra e soprattutto dalla terra più vicina: agricoltura locale, prodotti locali, monete locali, Kilometro zero, aumento della resilienza, agricoltura contadina, orti urbani, e anche energia autoprodotta e riannodare i fili della compenetrazione con la natura, deviata dalla città e dal fenomeno della urbanizzazione
o rilanciare la socialità, il rapporto collaborativo anziché competitivo con gli altri uomini e riprenderci la politica e la democrazia, oggi in mano ai grandi gruppi finanziari, che nulla sanno dai loro ovattati uffici, dei cicli della natura. Per loro il verde non è il colore delle foglie ma quello dei dollari.
E qui possiamo capire perché il termine Ecologia Profonda.
L’ecologia vera, quella che difende veramente la vita e la natura, non è quella di superficie, che non esce da una logica antropocentrica e viene a mediazioni col sistema economico (sviluppo sostenibile), ma quella che può definirsi profonda, sia perché ritiene che siano necessari cambiamenti notevoli del sistema economico, e quindi bisogna agire a monte, sia perché ritiene che l’ecologia dobbiamo viverla col cuore, perché l’ecologia è un sentimento profondo, è una parte del legame tra l’uomo e la Terra, che ci dice che tutto è collegato, che non possiamo danneggiare una parte senza danneggiare il tutto, che facciamo parte di un unico Organismo (l’Ecosistema, o la Terra) insieme a tutti gli altri esseri viventi, che se noi distruggiamo o danneggiamo la natura, causiamo un danno anche per noi e che la natura è nostra sorella e mamma.
Le azioni che bisogna intraprendere sono imponenti ma non tali da farci sentire impotenti. Sono azioni che bisogna che facciamo insieme agli altri, per fare massa critica, per contrarre naturali e simpatiche alleanze.
Ma quando agiamo con gli altri, non dobbiamo essere passivi e neanche leader, ma dobbiamo dare il nostro personale contributo.
E allora bisogna che ognuno di noi costituisca un buon esempio di vita saggia e intelligente e si apra al confronto e alla collaborazione con gli altri da persona consapevole, forte e preparata, che sappia ciò che vuole e conosca abbastanza se stesso per sapere cosa può offrire di specifico alla collettività.
Una persona che è forte delle proprie idee, sa suggerire proposte e sa trasformarle in attività. Potremo così anche scoprire, in un clima di non competizione, la bellezza di ritrovarsi tra persone in vera e profonda sintonia, e la forza che questo dà.
Allora cosa può fare ciascuno di noi? Una serie di atti rivoluzionari. Almeno quattro.
Ripartire da noi. Essere noi stessi.
Quello che ho capito è, dopo aver frequentato organizzazioni, sociali, politiche, amministrazioni pubbliche e visto buoni e cattivi esempi, che l’atto veramente rivoluzionario ed efficace è ripartire da noi e dalla nostra vera natura, personale e relazionale.
Se andiamo a trovare il nostro io, nascosto e offuscato, troviamo la scimmia, il rettile, il pesce, il batterio primordiale, il tutto, ma anche la nostra particolarità individuale. Non lasciamo ad altri la guida della nostra esistenza. Ribelliamoci a essere in una città che si può chiamare Anestepolis (la città dell’anestesia). Siamo noi i protagonisti di noi stessi. E una volta che abbiamo capito chi è ciascuno di noi, dobbiamo seguire la strada con decisione, forti dell’essere nel giusto, perché la vita vuole che si seguano le nostre predisposizioni naturali, ed è questo il motivo per cui ci ha fatti tutti diversi, anzi biodiversi.
Non essere schiavi, ma far uscire quello che si è. Cercare la felicità di essere se stessi. Uscire dai condizionamenti culturali e educativi di un pericoloso modo di pensare, materialista, consumista ed economicista, che ha ristretto la nostra libertà e ha deviato la nostra naturale indole.
Partecipare alla vita con gioia.
Anche questo è un atto rivoluzionario. La cultura corrente spesso invita al sacrificio, al senso del dovere, la religione cristiana presenta un Dio crocifisso, e predica la sopportazione, con compenso delle pene nell’al di là.
Ma ogni essere, umano e non, deve cercare di essere felice ora, perché la vita vuole che tutte le creature siano felici, altrimenti si ammalano e muoiono. E’ la felicità che le tiene in vita. Quindi la felicità è funzionale alla continuazione della vita; senza la gioia, tutta la vita appassisce e scompare.
E’ evidente che ognuno ha un suo diverso modo di divertirsi e di trovare il piacere di vivere. Però ci sono alcuni aspetti che mi sento di raccomandare.
Coltivare le Relazioni: Tenere un comportamento lietamente sociale, curando i rapporti umani, la famiglia, gli amici, gli aspetti divertenti della vita, ciò che ci dà pace e letizia.
Riprendere il contatto con la natura. Esistono e vanno promosse un insieme di pratiche di ritorno alla natura e di ripresa dei contatti con se stessi, (coltivare ogni tipo di spiritualità, andare a piedi, passeggiare nel bosco, farsi l’orto, camminare a piedi nudi) che aiutino l’uomo a ritrovarsi e a vivere meglio la propria esistenza insieme alla natura di cui fa parte.
Seguire un’etica ecocentrica
Una efficace difesa della natura comporta una nuova etica. Allora penso che tutti gli esseri umani dovrebbero darsi quella che si definisce un’etica ecocentrica, che pone cioè l’ambiente al centro di tutto.
Si tratta di guardare il mondo con gli occhi della natura.
Una etica ecocentrica è fondata su 2 elementi cardine, ma carichi di conseguenze pratiche di notevolissima portata.
1) Stare nella logica della vita e non ostacolarla. Ogni essere deve avere un senso di accettazione dei meccanismi naturali ed eterni della vita, tra cui la difesa dai pericoli anche potenziali, l’autoaffermazione, l’importanza della diversità specifica ma anche intraspecifica (tutti gli uomini non sono uguali ma sono diversi e hanno diverse abilità), il valore della riproduzione (riconoscerle un premio) e della giusta istruzione dei figli (che sottovalutiamo), il rispetto del ciclo della vita e della morte (che invece tendiamo a governare attraverso la scienza o in nome di una fede).
2) Ogni essere deve essere consapevole di dover aiutare la vita a sopravvivere mettendo in atto comportamenti utili a conseguire tale finalità e vivendo in modo armonico con le altre specie. Ogni uomo deve essere partecipe della difesa della vita e quindi dell’ambiente, degli ecosistemi e dei luoghi climax, del rispetto verso gli altri esseri, della difesa dei meccanismi della vita (per esempio della fertilità del suolo). Ogni essere umano deve impegnarsi ad assumere azioni, comportamenti e stili di vita che non danneggino l’ambiente. Ogni essere umano deve impegnarsi a contrastare politiche economiche e modelli sociali che danneggino la vita. Ogni essere umano deve semplicemente vivere nella semplicità.
Riprenderci la spiritualità e il senso del sacro
La spiritualità è il fenomeno istintivo che rappresenta la nostra connessione con il tutto, il legame con il complesso della vita. La spiritualità può esprimersi in tante forme e ritengo che vadano tutte rispettate e siano quasi tutte utili. C’è una bella differenza però tra il Cristianesimo di San Francesco e quello di Torquemada.
C’è oggi chi nega la spiritualità in nome della scienza solo perché non è misurabile, tangibile e razionale. Poveri scienziati! Imparate a guardarvi dentro e vi apparirà una nuova luce che non avevate mai visto.
Oggi la cultura corrente dice che le ideologie sono morte e che nulla c’è di sacro.
Cos’è sacro? Nel linguaggio comune è sacro ciò a cui teniamo di più, che per noi è intoccabile e inalienabile. Per esempio un figlio è sacro, ma per molti il sacro è la divinità nella quale credono.
L’ecologia profonda vede il sacro nella natura e nelle sue diverse espressioni e relazioni. Sono sacri gli alberi, le montagne, il mare, tutti gli ambienti naturali, la fertilità del terreno, gli insetti molesti, le buone erbe spontanee e anche le cattive, i rapporti umani e i rapporti con la natura, tutto ciò che vive. Sono sacri soprattutto gli ecosistemi. E sono sacri i rapporti che noi abbiamo con il tutto, come il cibo, la nascita, la morte, e l’amore, che è il legame istintivo più forte che esista. E sono sacri i bambini e i cuccioli, l’espressione più lampante della continuazione della vita.
Perché è importante questa quarta rivoluzione? Perché solo una convinzione profonda, un pensiero radicato, una intima motivazione, un amore grande, che fa riferimento alla nostra parte non razionale ma emotiva, può darci la speranza e la forza di cambiare le situazioni e salvarci insieme a tutti gli esseri viventi.