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Cosa propone Beppe Grillo?

di Alessio Mannino - 30/04/2012

Fonte: alessiomannino.blogspot





Proprio fra ieri e oggi venerdì 27 aprile, Beppe Grillo, mente politica, guida carismatica e megafono del Movimento 5 Stelle, fa tappa nel Vicentino, a Sarego, Rosà e Thiene. Le sue liste civiche corrono in questi Comuni, nonchè a Marano Vicentino, Sandrigo e Villaverla. Era evidentemente a lui che il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, si riferiva nel suo discorso del 25 aprile quando ha condannato i «demagoghi» che soffiano sul fuoco della cosiddetta «antipolitica». Grillo, infatti, è contro questa politica per intero, come sistema di partiti e lobby economiche, ed essendo estraneo alla logica destra-sinistra viene attaccato sia da destra sia da sinistra.

L’accusa nei confronti del suo movimento che forse coglie maggiormente nel segno è però un’altra: l’indefinitezza del programma ( Programma Movimento ) . Bisogna dire che risale a tre anni fa ed è un work in progress aperto ai partecipanti, tuttavia è il materiale prodotto finora e su cui ci si può fare un’idea abbastanza precisa. Perciò, senza pregiudizi (che ammorbano spesso troppi affrettati giudizi), una disamina dei punti che lo compongono ci sta tutta. Anche perchè fa da testo ispiratore di ciascuna lista locale.

Anzitutto, spiace per i “grillini” in totale buona fede, ma il programma sarà pure stato elaborato coi loro contributi via web, e tuttavia i temi di fondo li decide Beppe coi suoi post quotidiani sul blog . E il collante emotivo e identificativo è fornito dalla sua persona, dalla sua irruenza, dai suoi slogan (con buona pace della “democrazia interna”: a livello di singolo meetup sì, ma l’agenda e l’ultima parola spettano a lui, c’è poco da girarci intorno). Scorrendo i contenuti del programma, sintetico e vivaddio scritto in un italiano comprensibile, le proposte ci sono e la maggior parte di esse sono condivisibili. Ma altre sono francamente ingenue o strampalate. Vediamo le più significative.

Stato e cittadini: via il lodo Alfano, basta Province, fine dei privilegi per la Casta, referendum abrogativi e propositivi senza quorum. Tutto bene. Partecipazione via web dei cittadini ad ogni incontro pubblico: in che senso? Ci si limiterebbe a guardare le sedute dei consigli comunali come già avviene da qualche parte, o i cittadini potranno dire la loro in qualche modo, cosa realisticamente impraticabile? E soprattutto: una volta fatto il repulisti da pregiudicati e collezionisti di poltrone, in cosa sarà migliore l’attuale sistema parlamentarista, se non si cambia la forma-Stato, ufficialmente una democrazia rappresentativa su scala nazionale, di fatto una partitocrazia al servizio degli interessi economico-finanziari sovranazionali? Energia: bene l’adeguamento degli edifici, a partire dalle case private, a standard di consumo sul modello ecologista della Provincia di Bolzano e della Germania, bene gli impianti di auto-generazione, bene le fonti rinnovabili, bene che venga espressamente citato l’autoconsumo. Eppure, senza che questa voglia essere una critica ma semmai uno stimolo, bisognerebbe chiarire una questione fondamentale: si è disposti o no alla rinuncia di certe comodità, di alcuni comfort dati per scontati, pur di ridurre il volume di energia prodotta? Insomma, sì o no ad una decrescita volontaria, per vivere meglio con meno?

Capitolo informazione: ok l’abolizione dell’abominevole legge Gasparri, dell’inutile Ordine dei giornalisti, degli oligopoli editoriali (televisioni e stampa) con lo stop a quote proprietarie superiori del 10% e l’obbligo di azionariato diffuso (public company), tetto del 5% alla raccolta di pubblicità nazionale, divieto di partecipazione in giornali, radio e tv a banche ed enti pubblici. Naturalmente, e come potrebbe essere altrimenti, c’è una forte sensibilità alla promozione dello strumento internet (cittadinanza digitale, accesso mobile generalizzato, tariffe più basse). Domanda: visto che l’orizzonte tracciato da Grillo è quello di un mercato puro, seppur mitigato dalla public company, dove a farla da padrone sarebbe il web, come sostenere l’insostituibile valore della carta stampata ultimo baluardo di riflessione nella video-overdose della comunicazione moderna?

Economia. Qui emergono chiari i limiti del grillismo. Perché va benissimo la class action, auspicabile l’eliminazione della legge Biagi, sottoscrivibile l’appoggio a industria agroalimentare e manifatturiera «con un prevalente mercato interno», d’accordissimo sul favorire le produzioni locali. Ma come le si favoriscono? E una volta cancellata la Biagi, come regolare il mercato del lavoro? E poi: aboliti i monopoli di fatto (ferrovie, Eni, Enel, Telecom, ecc), che facciamo, diamo in pasto servizi essenziali al solito mercato? Con quali regole? Sussidio di disoccupazione: e sia, ma non viene spesa una parola che sia una sul modo in cui superare l’economia capitalistica globale che abbisogna di una riserva permanente di disoccupati infelici per prosperare e inseguire la mitica “crescita”. Sul potere ricattatorio della finanza bancaria su imprese e singoli cittadini, strozzati a vita dalle rate del mutuo e del prestito, non c’è assolutamente nulla. Per non parlare della costruzione a misura di banche che è stata fatta dell’Unione Europea, di cui gli italiani sono sudditi stupidamente europeisti: su questo, nada de nada. Su trasporti, salute e istruzione ci sono luci (incentivazioni mercati locali, blocco di grandi opere come il Tav, promozione dei farmaci al di fuori del circuito delle multinazionali, liste di attesa pubbliche e online, obbligo di insegnamento dell’italiano agli stranieri per la cittadinanza) e ombre (il telelavoro che ci relegherebbe auto-internati a casa, l’ambigua integrazione della scuola con le aziende, l’inglese fin da poppanti, internet al posto dei libri – praticamente le “tre I” berlusconiane).

Il valore positivo del “grillismo” non sta tanto nel singolo punto programmatico, quanto in una doppia funzione obbiettivamente utile: informare e demistificare. Nel suo blog, Beppe ha dato voce a idee, istanze e prospettive realmente controcorrente, alternative, fuori dal binario morto del pensiero dominante. Ha fatto quella che di solito si chiama “contro-informazione”, facendo cadere una goccia sulla pietra giorno dopo giorno, anno dopo anno. D’altra parte, invitando la gente comune a impegnarsi al di fuori dei recinti istituzionalmente e mediaticamente accettati, e abbattendo uno dopo l’altro totem e tabù coi suoi  “vaffa” (da ultimo, persino l’euro così come lo conosciamo, persino il moloch del debito, che sembra un’entità divina, un destino trascendentale, e invece è una creazione umana che ovviamente fa comodo a chi è in credito), svolge un’opera liberatoria di rottura. Insufficiente, magari. Ma che sia pericolosa, cripto-fascista, semi-terrorista, come gridano impauriti i vecchi arnesi d’establishment, questo proprio no.