Rischiarare tutto: perché?
di Marcello Frigeri - 08/06/2012
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L’Occidente, più o meno dal ‘500 –ma nella seconda metà del ‘900 con più insistente nevrosi– si è imposto un compito ben preciso come fosse una missione sacra: "occidentalizzare" il resto del mondo, con la convizione che la propria società sia a tutti gli effetti “il migliore dei mondi possibili”. La storia, tuttavia, ci insegna che ogni civiltà, dall’ellenica alla romana, dall’egiziana alla mesopotamica, si è sempre creduta un “vaso d’elezione”: l’uomo tende a far coincidere l’universo con il proprio modello etico, considerando la sua verità la più giusta. Ma mentre le altre civiltà, passate o presenti, non sono andate oltre il ritenersi le più grandi della loro epoca, noi occidentali siamo convinti che quanto abbiamo fatto negli ultimi secoli sia qualcosa di incomparabile, dunque non solo ci riteniamo i migliori, ma imponiamo il nostro modello al resto del mondo. Pretendiamo di inculcare, in estrema sintesi, il sistema liberal-capitalista a popoli la cui cultura –che sia tribale o di stampo medievalista o naturalista non importa– è lontana a noi migliaia di anni luce, sia per storia che per tradizione, contaminandole e, di conseguenza, cancellandole dalla faccia della terra. Il problema è che considerando l’universo occidentale una “creazione perfetta”, non lo si metterà mai in discussione, pur sapendo tuttavia che niente di ciò che crea l’uomo è perfetto. E non mettendo in discussione la nostra cultura ed il suo stile di vita, essa non progredirà e anzi, la condanneremo al ristagnamento.Ciò che critico è il fondamento principe della cultura occidentale: la ragione illuminista che, come spiega il termine stesso, ha uno scopo ben preciso: rischiarare tutto ciò che all’uomo non è chiaro. Si tratta dunque di sondare e vivisezionare la realtà che ci circonda, per comprendere ogni singolo mistero di questa terra e oltre –dall’astronomia alla medicina, dalla natura al modus operandi dell’individuo stesso. Nulla, insomma, deve avere angoli d’ombra, perché la ragione è spinta da un desiderio insaziabile di conoscenza.Ma la sete illuminista del sapere a tutti i costi ci ha tolto il sapore della filosofia, portandoci ad essere più calcolatori e più razionali ma meno filosofi, più materialisti ma meno sognatori. Galileo, che nel ‘600 è diventato il padre della scienza moderna, di fatto ha contribuito all’obbiettivo illuminista di spostare il campo visivo dell’uomo dalla filosofia delle cose alla scienza delle cose. Ma togliendo il chiaroscuro alla vita, si toglie anche il sogno e il dubbio. Il problema, però, è ben più grande: la ragione umana pretende di portare l’uomo alla conoscenza assoluta senza però poterla realmente raggiungere. Così quando arriveremo ad illuminare l’ultimo angolo remoto della nostra stanza, scopriremo che ci saranno altre stanze da far brillare, e così via, fino all’infinito. L’uomo occidentale, per questo, è un individuo frustrato perché ossessionato dal desiderio di agguantare la perfezione, cioè Dio, che in questo caso si personifica nella sapienza oltre ogni confine. Ma una volta avvicinatosi all’Onnipotente esso sfugge, generando una rincorsa che non avrà mai termine. I greci, ben si guardavano da questo “traguardo”, avendo nella loro etica il senso del limite. Noi, invece, questo senso lo abbiamo completamente perduto. |