Tutti agricoltori, per salvare il mondo dai banchieri
di Giorgio Cattaneo - 25/06/2012
Sono loro, i contadini, che difendono il suolo dai dissesti idrogeologici, che razionalizzano l’uso delle risorse idriche, che conservano la memoria. Occorre quindi mettere in campo gli strumenti economici e culturali necessari a far tornare ai giovani la voglia e l’orgoglio di coltivare la terra. Ma finché gli agricoltori sono costretti a vendere un litro di latte a 30 centesimi al litro e un quintale di grano a 14 euro, questo non sarà possibile. Riformare il modo di provvedere al nutrimento di un pianeta in continua crescita demografica è il primo tassello per uno sviluppo sostenibile. Ma il cambio di paradigma non arriverà da improbabili accordi internazionali siglati all’imminente conferenza di Rio+20.
Il summit non porterà a nulla, perché si potrà solo prendere atto che questa governance è fallita. Ma Rio sarà una tappa nel cammino di quelle che Edgar Morin chiama “le comunità di destino”. Ce ne sono migliaia in tutto il mondo e rappresentano una realtà vera e crescente, fatta di gente che sente il peso della responsabilità, anche se non ha rappresentanza perché la politica dorme e non se n’è accorta, mentre è lì che dovrebbe stare, soprattutto la mia amata sinistra. Eppure, la “primavera” sta arrivando.
(Carlo Petrini, estratti dell’intervento del 20 giugno 2012 a “La Repubblica delle idee”, ripreso dal sito del Movimento per la Decrescita Felice).