Monti, i mercati e le alternative ai tecnocrati
di Augusto Grandi - Michele De Feudis - 03/10/2012
Fonte: barbadillo
Con le elezioni politiche all’orizzonte, nel dibattito pubblico non c’è traccia di una riflessione profonda sui contenuti e sui programmi sui quali gli italiani saranno chiamati a votare. Per questo abbiamo chiesto ad Augusto Grandi, giornalista del Sole24Ore, di commentare per Barbadillo.it le mosse di Mario Monti e i tentennamenti dei partiti, intimoriti dalla grisaglia dell’accademico milanese. Grandi è autore con Daniele Lazzeri e Andrea Marcigliano de “Il Grigiocrate” (fuorionda), un ritratto controcorrente dell’attuale presidente del Consiglio.
Grandi, nell’ultimo mese – dall’inaugurazione della Fiera del Levante fino al Forum della Cooperazione di Milano – il presidente del Consiglio Mario Monti ha lanciato messaggi contraddittori in merito alla sua disponibilita’ a ricevere un nuovo incarico di governo. Da cosa nascono queste fibrillazioni?
Da un lato i mercati, i veri padroni di Monti, vorrebbero la garanzia assoluta di essere tutelati e di poter continuare ad incassare i lauti interessi sul debito italiano. Per questo premono per la riconferma. Dall’altro il professore è perfettamente consapevole che il popolo italiano, quello che per lui rappresenta un fastidio ed un ingombro, non ha per nulla apprezzato le stangate del governo. Che hanno depredato i cittadini senza ridurre il debito (che è aumentato) e facendo crescere la disoccupazione mentre il Pil è crollato. Dunque c’è il timore di contare i sostenitori. Meglio il solito percorso: Monti si ritira, i “mercati” mettono l’Italia sotto attacco ed i partiti hanno l’alibi per richiamare il professore al governo.
L’attuale esecutivo, pur appoggiato con linearità parlamentare da Udc, Pd e Pdl, registra a destra e tra i democratici forti critiche all’eventualità di un Monti bis. E’ un tema che potrebbe dividere le coalizioni che si stanno formando per le prossime politiche?
In teoria sì. Ma dall’idea all’azione il passo è lungo. L’ala sinistra del Pd, oltre all’eventuale alleato Vendola, si rende perfettamente conto che le manovre di Monti sono fallimentari in assoluto e hanno costi altissimi per chi non fa parte della sedicente élite. Se le primarie le vincesse Bersani, riuscirebbe a tenere unito il Pd su una posizione di finta critica, con cambi modesti rispetto alla politica economica dei tecnocrati. Ma in caso di successo di Renzi, il Pd potrebbe ritrovarsi con ampie sacche di malcontento, a partire dall’ampio settore legato alla Cgil ed alla Fiom. Quanto al centrodestra, la voglia di fuga dal Pdl di parte della componente ex An è nota. Ma non può aver successo un nuovo partito che punti su vecchi personaggi. Inutile rifare An, o pensare al Movimento sociale, riproponendo ai vertici i responsabili del disastro attuale, tutti coloro che hanno rinnegato la provenienza politica, l’appartenenza, e che ora vorrebbero i voti dei “camerati”, dopo averli scaricati in ogni occasione pubblica. E poi i “colonnelli” hanno paura di tornare a confrontarsi in campo aperto, senza la comoda protezione di Berlusconi.
L’Italia e i parametri europei: Monti è riuscito ad alleggerire la morsa tedesca sui conti italiani?
Il problema non è la morsa tedesca, ma la servitù di Monti nei confronti delle banche e della speculazione. I tedeschi vogliono un’Italia meno competitiva sul fronte industriale e Monti sta distruggendo la manifattura italiana. Per far questo serve impoverire il Paese ed il Grigiocrate presidente del Consiglio sta eseguendo alla perfezione il compito che gli hanno affidato.
Quanto peserà il fiscal compact sulle prossime politiche economiche italiane? Che margini di manovra restano per chi vincerà le elezioni?
Il margine di manovra sarebbe ampio, se ci fossero politici competenti, coraggiosi, indipendenti. Politici in grado di strappare questo immondo accordo e rinegoziare il tutto. Ma politici così non abbondano. Quanto al peso sulle elezioni, sarà poco più che nullo. Pd, Pdl e Udc hanno votato il fiscal compact (con lodevoli eccezioni interne), dunque non avranno interesse a parlarne. Lega Nord e Grillini potranno anche parlarne a lungo, ma i media al servizio dei poteri forti non daranno certo molto spazio alle loro posizioni.
Quale e’ stato il livello del dibattito parlamentare su un tema così delicato per gli anni futuri?
Un livello inesistente, ed ignobile le rare volte in cui si è discusso. L’Italia verrà massacrata di tasse nei prossimi anni (45 miliardi di euro all’anno) e nessuno ha fiatato. Poche righe sui giornali e scarsissimi dibattiti.
Nello scacchiere politico si preparano le alleanze in vista delle prossime elezioni. Che scelta potranno avere sulla scheda gli elettori che non hanno condiviso l’operato dell’esecutivo Monti?
Le scelte sono limitate. Certo, parte della protesta confluirà sul Movimento 5 stelle, e non ha caso è stato subito messo sotto attacco con la consueta trafila di illazioni, polemiche interne, delazioni. Tutto già visto ogni volta che un movimento nuovo si è presentato sulla scena. Poi c’è la Lega Nord , alle prese con le squallide vicende interne (emerse, non a caso, appena la Lega si è schierata contro Monti) e con una gestione Maroni che non ha ancora individuato la propria strada. E anche l’Idv, coraggiosa su alcune scelte ma ampiamente reticente su altre. E con il problema, non da poco, delle candidature. Va bene il ruspante Di Pietro, ma altri personaggi – tra l’isterico ed il patetico _ sono francamente impresentabili. La Destra resta un’incognita, perché non basta avere un ottimo candidato in Sicilia per ottenere consensi ovunque. La classe dirigente del partito di Storace lascia molto a desiderare, in varie parti d’Italia. E con gli attacchi, orchestrati, contro i politici, sarà importante anche la figura di chi verrà presentato. Non basteranno le idee.