Sfatta l’Italia, facciamo gli italiani
di Antonio Serena - 28/10/2012
Fonte: Liberaopinione
Silvio Berlusconi, 24 ottobre 2012: «Il presidente del Consiglio e i suoi collaboratori hanno fatto quel che hanno potuto, cioè molto, nella situazione istituzionale, parlamentare e politica interna, e nelle condizioni europee e mondiali in cui la nostra economia e la nostra società hanno dovuto affrontare la grande crisi finanziaria da debito. Sono stati commessi errori… ma la direzione riformatrice e liberale è stata sostanzialmente chiara. E con il procedere dei fatti l’Italia si è messa all’opera per arginare con senso di responsabilità e coraggio le velleità neocoloniali che alcuni circoli europei coltivano a proposito di una ristrutturazione dei poteri nazionali nell’Unione Europea».
Silvio Berlusconi, 27 ottobre 2012: «Il governo dei tecnici ha introdotto misure che portano l’economia in una spirale recessiva (…) Il governo ha adottato al 100 per 100 le indicazioni della Germania egemone, anche sul piano dell’economia (…) Nei prossimi giorni decideremo con i vertici del mio partito se togliere la fiducia al governo o, vista la vicinanza con la fine della legislatura, se lasciargli finire il mandato».
Qualcuno disse una volta che “solo i paracarri non si muovono” e che quindi ogni revisione del proprio pensiero è lecita oltre che doverosa. E’ certo però che se una persona cambia giudizio su un’altra nel giro di 3 giorni, ci dev’essere qualcosa che non va; oppure il mutato giudizio dell’ex premier è determinato da un fatto personale, nella fattispecie dalla condanna a 4 anni nel processo Mediaset. E il confondere un fatto privato con l’interesse pubblico non depone certo a favore dell’ affidabilità del personaggio.
Ci riferiamo qui a Silvio Berlusconi, non a Nicole Minetti o a un oscuro consigliere comunale o circoscrizionale, quindi ad un uomo che ha retto, nel bene o nel male, le sorti del nostro Paese per dieci d’anni e a capo di quattro governi. Se qualcuno pensa però di lavarsi la coscienza scaricando su quest’uomo tutti i mali d’ Italia, sbaglia di grosso. Berlusconi è uno dei tanti personaggi che pullulano sulla scena politica e certamente non il peggiore. Sfidiamo chiunque a dimostrare che i danni (soprattutto economici) da lui recati al nostro Paese siano minori di quelli recati da Azeglio Ciampi o dal professor Prodi.
La realtà è che la colonia Italia, che dal 1945 ha perso la sua sovranità ed è amministrata direttamente o indirettamente da Paesi e potentati economici stranieri, ha anche la sfortuna di essere rappresentata da una oligarchia partitocratica (cosa diversa dalla democrazia) che si nutre per sopravvivere, non solo di mediocrità e disonestà, ma anche di squallide manovre. Non si saprebbe definire in altri termini una classe politica (di destra, di centro e di sinistra) che sostiene, tutti o quasi d’accordo e con l’avallo del Presidente della Repubblica, un “ras” nominato dai poteri forti finanziari che ha detronizzato un Presidente del Consiglio comunque nominato dal popolo con libere elezioni.
Ha poi dell’incredibile il fatto che il popolo, la gente, i cittadini - pur rendendosi conto sulla loro pelle della tragedia che stiamo vivendo - non reagiscano adeguatamente per cacciare dal tempio mercanti e falsi profeti al servizio di oscuri potentati, dando forza alle antiche convinzioni aristoteliche: “Ogni popolo ha il governo che si merita”.
I partiti, per essere chiari, non sono delle aziende dove si va continuamente alla ricerca di persone valide che apportino sempre nuovi contributi di professionalità e competenza. I partiti hanno bisogno di mediocri, di imbecilli, di ladri ricattabili disposti a servire fedelmente e silenziosamente il capo di turno; in cambio, quando sarà il momento, essi potranno prendere il suo posto. Se andate a ripercorrere le storie di molti personaggi che cavalcano la scena politica italiana troverete molti esempi del genere, di autisti di “squali” diventati ministri o sottosegretari. E molte altre storie di personaggi illustri “fatti fuori” per aver espresso le loro opinioni in dissonanza con i diktat dei padroni del vapore.
Che fare dunque per impedire a queste associazioni prive di personalità giuridica di delinquere attraverso l’operato di molti suoi membri. Semplicemente sopprimerle, come suggerivano, non Stalin o Hitler, ma una persona insospettabile e rispettosa della democrazia come Simone Weil in tempi ormai lontani. Sopprimerle e sostituirle con le rappresentanze delle categorie produttive, cioè di chi concorre a produrre a vario titolo il reddito nazionale.
E se qualcuno obietterà che così si apre la strada alla dittatura, rispondetegli che non vi è nulla di più falso e che comunque non vi può essere nulla di peggiore di questa dittatura dei partiti, ora alleati della feccia usuraia mondialista, che ci sta portando giorno dopo giorno verso il baratro. In un assordante silenzio di popolo.