L'unica democrazia del Medio Oriente?
di Marino Badiale - 17/11/2012
Fonte: il-main-stream
Ciò che è importante chiederci è: cos'è una democrazia? Difficile darne una definizione, tuttavia non c'è dubbio che essa non sia presente laddove il popolo sia privo di ogni forma di controllo sul potere cui è sottoposto.
Ma chi detiene il potere in Palestina? Se “l'unica democrazia del Medio Oriente” può pensare di rovesciare Abu Mazen, se può impedire a Chomsky di parlare a Ramallah, se le è consentito uccidere un qualsiasi palestinese (l'ultimo di tali omicidi mirati è di questi giorni) senza mai rendere conto in nessun modo al popolo palestinese o ai suoi rappresentanti, è evidente che il potere reale è nelle mani di Israele.
E il popolo palestinese può esercitare una qualche forma di controllo su tale potere? Ovviamente no. Possiamo allora parlare di democrazia? Ovviamente no.
La situazione nella Palestina occupata è quella di una dittatura militare che si protrae da più di quarant'anni con la complicità dell'intero Occidente. E tutto ciò non è dovuto al caso né alla malvagità di qualcuno. E' la logica conseguenza di una precisa scelta politica, quella di costruire uno Stato ebraico in Palestina. E il problema non è certo l'aggettivo “ebraico”. Il problema sarebbe lo stesso se si volesse costruire uno Stato coreano in Slovenia, o uno Stato finlandese in Paraguay. Si tratterebbe in ogni caso di una follia, foriera di violenze e sangue.
Infatti, come si potrebbe riuscire a costruire uno Stato coreano in Slovenia, visto che, ahimé, la Slovenia è abitata dagli sloveni? Bè, per prima cosa bisognerebbe portarci i coreani, ovviamente, ma non basterebbe. Perché se non si volesse uno Stato binazionale, cioè se si volesse specificatamente uno Stato coreano, bisognerebbe anche risolvere il problemino rappresentato dalla presenza degli sloveni. E non ci sono molte alternative: o li si tiene sotto un regime repressivo, o li si caccia, o li si stermina. Il progetto sionista di creazione di uno Stato ebraico in Palestina, nelle condizioni storiche date, poteva realizzarsi solo attraverso la dittatura, o la pulizia etnica, o il genocidio. Finora Israele, nei confronti dei palestinesi, ha usato le prime due opzioni: pulizia etnica al momento della fondazione dello Stato, dittatura militare nei territori occupati nel '67. Non siamo ancora giunti al genocidio, e ne siamo felici, naturalmente. Resta il fatto che l'oppressione del popolo palestinese è un'infamia intollerabile, e che di fronte all'oppressione non si può essere equidistanti: bisogna scegliere se si sta con gli oppressi o con gli oppressori, e qualunque tentativo di evitare questa scelta è infame anch'esso.