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Food-sharing: condividere comunitariamente il cibo per evitarne lo spreco

di Laura Pavesi - 05/01/2013

Fonte: ilcambiamento


Combattere lo spreco di cibo con il food-sharing. È stata lanciata in alcune città tedesche una piattaforma web per mettere in rete il cibo che non si riesce a consumare. Il principio è quello della condivisione degli alimenti che altrimenti finirebbero nella spazzatura.


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La prima esperienza di food-sharing è nata qualche mese fa in Germania attraverso il passaparola

Se possiamo condividere un’auto attraverso il car-pooling e il car-sharing ed evitare così inutili emissioni di CO2 in atmosfera, salvaguardare la qualità dell’aria e la salute pubblica, tutelare l’ambiente e risparmiare denaro, perché non applicare lo stesso principio anche al cibo?

Un gruppo di famiglie tedesche si è posto, qualche mese fa, la stessa domanda e ha dato vita ad un’iniziativa chiamata “food-sharing”: la condivisione degli alimenti freschi e/o cucinati in giornata che una famiglia non riesce a consumare interamente e che, altrimenti, finirebbero nella pattumiera domestica. A chi di noi, infatti, non è mai capitato di dover staccare il frigorifero prima di partire per le vacanze e regalare alimenti ancora commestibili a parenti e amici? Oppure scoprire di aver acquistato cibi in eccesso e di non essere in grado di consumarli tutti? Ed ecco che il food-sharing può essere la soluzione. Un’idea semplice e di buon senso.

La prima esperienza è nata qualche mese fa in Germania attraverso il passaparola, nelle città di Berlino, Colonia, Monaco di Baviera, Ludwigsburg (cittadina del Baden-Wuettemberg) e Chemnitz (città della Sassonia). Ma, in poco tempo, domanda e offerta sono diventate così numerose che il fai-da-te ha lasciato il posto ad una piattaforma online alla quale chiunque può iscriversi per scambiare gli alimenti in esubero con quelli di cui ha necessità o, semplicemente, per offrire ad altri le proprie eccedenze alimentari.

Il principio che ne sta alla base del food-sharing è spingere le persone a spartirsi il cibo, anziché gettarlo nella spazzatura. Il 'valore commerciale' degli alimenti offerti non ha alcuna importanza, perché ciò che conta davvero è il 'valore etico' della condivisione. Grazie al food-sharing, però, tutti possono fare qualcosa di concreto per impedire lo spreco di alimenti ancora perfettamente commestibili.

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Il principio che ne sta alla base del food-sharing è spingere le persone a spartirsi il cibo, anziché gettarlo nella spazzatura

Il portale web spiega come, nella sola Germania, lo spreco pro-capite sia di circa 82 kg di alimenti all’anno e come 500.000 tonnellate di cibo commestibile ogni anno siano dirette alla discarica (ad es. un panino su 5 e un ortaggio su 2 finiscono nella pattumiera), mentre un miliardo di persone nel mondo soffre la fame e un bambino malnutrito muore ogni 15 secondi.

Sulla piattaforma si possono trovare i più disparati generi alimentari: riso, pasta (anche fatta in casa), omogeneizzati per bambini, latte, cornflakes, cioccolato, caffè, marmellate, formaggi, birra, vino, biscotti, frutta e verdura km zero – queste ultime rigorosamente di stagione. Ogni offerta alimentare indica la città, la tipologia e la quantità del cibo, la data di scadenza e la data in cui i prodotti scelti possono essere ritirati. 

Anche le date di scadenza dei cibi sono le più varie: si va da un giorno a qualche giorno, fino ad arrivare ad alcune settimane o mesi. Naturalmente, per poter offrire alimenti quali carne fresca, latte e latticini, pesce, pollame, uova, cibi già cucinati, ecc. il portale chiede a tutti gli iscritti il rispetto della catena del freddo e di precise norme igienico-sanitarie e di conservazione.

Ma non è tutto. Il food-sharing, infatti, non si rivolge esclusivamente a singoli cittadini dotati di buona volontà, ma anche ad aziende alimentari, produttori, esercizi commerciali, società di ristorazione e associazioni che si occupano di recupero e gestione delle eccedenze alimentari.

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Il portale chiede a tutti gli iscritti il rispetto della catena del freddo e di precise norme igienico-sanitarie e di conservazione

Il food-sharing “non è solo condividere il cibo con i bisognosi, ma con tutti. Dobbiamo superare l’imbarazzo e le inibizioni che ci impediscono di accettare cibo da altri”, spiega l'attivista Raphael Fellmer. "Non si tratta semplicemente di offrire il cibo eccedente, ma di creare un nuovo modello sociale. Per questo collaboriamo anche con i supermercati e, a Berlino, con i produttori bio”. Il cibo non è una merce al pari delle altre: condividere le eccedenze alimentari significa anche evitare lo spreco di risorse e la produzione di rifiuti.

Il servizio di food-sharing - che è online dallo scorso 12 dicembre 2012 - per il momento è disponibile soli in alcune città tedesche (Berlino, Colonia, Monaco di Baviera, Ludwigsburg e Chemnitz), ma a breve il portale sarà online anche in Svizzera e Austria e, nel corso del 2013, in altri paesi europei.

Recenti studi hanno reso noto che il 2012 è stato l’anno del car-sharing in Italia: auguriamoci, quindi, che il 2013 sia l’anno del food-sharing.