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Il Pd fa “l'amerikano”

di Sergio Cararo - 24/01/2013

Fonte: contropiano


american-pd

Rassicurazioni sul possibile governo Bersani: le misure adottate dal governo Monti non si toccano. I mercati non avranno nulla da temere. Rottura degli accordi energetici con la Russia. Coordinamento con Usa e Francia. Come per le bombe del '99 su Belgrado?

Una delegazione del Pd guidata dal responsabile esteri Lapo Pistelli è negli Stati Uniti, ufficialmente invitata per la cerimonia di insediamento di Obama. Ma in calendario ha avuto anche una serie di incontri con l'amministrazione e il Partito Democratico Usa, con membri del Congresso e vari think thank per illustrare l’agenda di un eventuale governo italiano guidato da Bersani all'indomani delle prossime elezioni. 
Gli americani conoscono bene i numeri, sanno che fra poco più di un mese saremo noi al governo e siamo qui per spiegargli cosa abbiamo in mente di fare” fa sapere Lapo Pistelli.  

Secondo il corrispondente negli Usa de La Stampa, sarebbe stato Philip Gordon, braccio destro del segretario di Stato Hillary Clinton per l’Europa, a porre l’interrogativo sul futuro delle misure adottate dal governo Monti e sostenute dal Pd.

Il responsabile esteri del Pd, Pistelli si è rivendicato l'appoggio del suo partito al governo Monti : “Le riforme sono state possibili grazie ai nostri contributi e voti in Parlamento” e dunque il Pd se ne sente titolare tanto quanto il Monti.

Alle aspettative dell'establishment statunitense sulla sorte di Monti – fortemente sostenuto dall'amministrazione Usa - Pistelli ha dato ampie assicurazioni: “faremo un governo di coalizione anche se avremo il 51 per cento al Senato” e dunque ci sarà un’intesa con Monti. Pistelli ha poi calato l'asso di bastoni facendo trapelare che il PD non ha bisogno di Monti in termini di credibilità economica presso i mercati finanziari e i poteri forti: ”Bersani è stato governatore dell’Emilia Romagna e ha firmato le privatizzazioni nel governo Prodi dimostrando nei fatti quale modello economico persegue (sic!)”..  

Un altro esponente del Pd, Luca Bader, intervenendo al Center for American Progress, sulla possibile agenda comune fra amministrazione Obama, presidenza Hollande in Francia e futuro governo Bersani in Italia ha affermato “che è la prima volta dalla fine degli anni Novanta che ci sarà una coincidenza di tempi fra i governi progressisti a Washington, Parigi e Roma”. Negli anni Novanta infatti ci fa un'altro allineamento dei vari pianeti “progressisti” sul piano euroatlantico: Clinton negli Usa, Jospin in Francia e Prodi-D'Alema in Italia. Si parlò di “Ulivo mondiale”. Il risultato più eclatante – e vergognoso – furono i bombardamenti della Nato sulla Jugoslavia nel 1999.

Negli altri incontri tenuti in vari think thank come Brookings Institution, John Hopkins, Fondazione Carnegie, al Congresso e con i governatori democratici di alcuni stati Usa, Pistelli ha così individuato i punti di convergenza fra Obama, Hollande e Bersani: crescita economica, immigrazione e energia. Detto così non inquieta nessuno, ma quando si entra nei dettagli occorre tremare.

Pistelli si è detto a favore di un “maggior impegno dell’Ue a sostegno delle primavere arabe” oltre a concordare sulla necessità che l’Iran non abbia l’arma atomica. Il braccio destro di Hilary Clinton,Philip Gordon è poi andato al sodo esprimendo l’auspicio “per un maggior impegno dell’Italia a favore delle riforme in Russia” ovvero l'azzeramento del legame Berlusconi-Putin mai digerito da Washington perchè ha creato dei corridoi energetici come il South Stream alternativi agli interessi statunitensi (Nabucco) nelle rotte del gas e del petrolio tra est e ovest.

Quattro giorni fa, era stato lo stesso segretario del Pd Pierluigi Bersani a dichiarare al Washington Post che "I mercati non hanno nulla da temere, a patto di accettare la fine dei monopoli e posizioni dominanti".

"Capisco quanto strano possa sembrare di vedere la sinistra italiana aprire i mercati", ha aggiunto Bersani, "ma questo deriva dal fatto che in Italia, la destra non ha una tradizione di libero mercato, tende a dare più potere allo Stato ed è più fortemente influenzato dalle lobby professionali". Il carico da undici ce lo aveva messo il “sinistro” Stefano Fassina in una intervista al britannico Financial Timesspiengando che un eventuale governo Bersani non avrebbe smontato le leggi varate dal governo Monti, a partire della Legge Fornero sul mercato del lavoro e non avrebbe avviato alcuna revisione dell'abolizione dell'art.18.

Quello al Pd sarebbe un voto utile? Ma a chi? A Monti sicuramente. A lavoratori, precari e pensionati no di sicuro. In Medio Oriente e nei Balcani... fanno gli scongiuri.