USA, il memorandum del terrore
di Michele Paris - 06/02/2013
Un documento del Dipartimento di Giustizia di Washington, apparso lunedì sul sito web di un network americano, ha rivelato le basi (pseudo) legali su cui poggia il programma di assassini mirati dell’amministrazione Obama contro sospettati di terrorismo. La pubblicazione del memorandum è avvenuta in seguito alle ripetute richieste di svariate associazioni a difesa dei diritti civili, ma anche di alcuni senatori, preoccupati per la segretezza con cui opera la vera e propria macchina di morte creata dalla Casa Bianca nell’ambito della cosiddetta “guerra al terrore”.
Il documento di 16 pagine è stato ottenuto e pubblicato da NBC News e sarebbe un estratto, inviato al Congresso nell’estate del 2011, di quello ufficiale e tuttora riservato con cui l’Ufficio Legale del Dipartimento di Giustizia autorizza il governo degli Stati Uniti ad assassinare chiunque venga considerato una minaccia per la sicurezza del paese in ogni angolo del pianeta.
In quello che la NBC ha definito come un “white paper”, privo di firma e data, viene affermato che gli Stati Uniti hanno la facoltà legale di uccidere anche propri cittadini all’estero quando essi vengono riconosciuti come “leader operativi e di alto livello” di Al-Qaeda o di un gruppo ad essa affiliato e che rappresentano una “minaccia imminente” per il paese. Le altre condizioni necessarie per eliminare extra-giudiziariamente gli obiettivi individuati dal governo USA sono poi l’impossibilità di catturarli vivi e la conformità delle azioni - quasi sempre bombardamenti con i droni - ai principi del diritto di guerra.
La parte più sconcertante del memorandum è quella in cui viene delineata la definizione di “minaccia imminente”, lasciata deliberatamente nel vago così da attribuire la massima discrezionalità all’esecutivo nel decidere la morte dei sospettati finiti sulla lista nera di Washington.
Infatti, per condurre un attacco sul territorio di un paese sovrano non è necessario che il governo americano disponga di prove evidenti che il sospettato da assassinare stia complottando uno specifico attacco contro cittadini o interessi statunitensi, bensì, poiché Al-Qaeda progetterebbe atti terroristici “in continuazione”, è sufficiente che egli sia impegnato in generiche attività di questa natura ai danni degli Stati Uniti.
Come se non bastasse, questa autorità di cui è investito il presidente in prima persona non è soggetta a nessuna restrizione o revisione da parte di un tribunale. Un’affermazione, quest’ultima, che calpesta di fatto il principio costituzionale del diritto ad un giusto processo e getta le basi per la creazione di uno stato di polizia.
Per i media d’oltreoceano, il documento in questione sarebbe stato redatto qualche mese prima dell’assassinio con un drone in Yemen del predicatore radicale di passaporto americano Anwar al-Awlaki nel settembre 2011, a giustificazione del quale il Dipartimento di Giustizia avrebbe appunto emesso un proprio parere legale, facendo appello al diritto di auto-difesa e alla legge di guerra.
Il documento ufficiale risulta ancora classificato ma il suo contenuto, rivelato nell’ottobre del 2011 dal New York Times grazie alla testimonianza di membri del governo che ad esso avevano avuto accesso, rifletterebbe in gran parte quello del memorandum pubblicato lunedì da NBC News.
Awlaki era stato collegato a svariati attentati terroristici in territorio americano, organizzati dalla sezione yemenita di Al-Qaeda (Al-Qaeda nella Penisola Arabica, AQAP), di cui il predicatore nato nel Nuovo Messico era considerato uno dei leader. Nell’incursione che ha ucciso Awlaki e in ulteriori operazioni condotte successivamente dagli Stati Uniti sono stati assassinati anche altri tre cittadini americani, tra cui il figlio appena 16enne dello stesso Awlaki.
Per questa operazione in Yemen i familiari delle vittime e molte associazioni a difesa dei diritti civili hanno chiesto all’amministrazione Obama di rendere note, quanto meno, le basi legali e le prove relative alle azioni terroristiche progettate da Awlaki. La Casa Bianca e il Dipartimento di Giustizia, però, nel corso di vari procedimenti legali hanno sempre respinto ogni appello alla trasparenza in nome della sicurezza nazionale.
Tutt’al più, lo stesso presidente democratico e altri esponenti del suo governo si sono resi protagonisti di interventi pubblici nei quali sono state presentate sommarie e dubbie giustificazioni legali degli assassini mirati.
In particolare, il ministro della Giustizia, Eric Holder, in un discorso presso la Northwestern University nel marzo dello scorso anno arrivò a sostenere che la garanzia costituzionale del “giusto processo” in situazioni che riguardano la sicurezza nazionale non coincide necessariamente con quella di un “processo giudiziario” ed è perciò soddisfatta unicamente dalla decisione presa dal presidente e da una ristretta cerchia di consiglieri.
Le argomentazioni (pseudo-)legali contenute nel documento pubblicato dalla NBC, inoltre, secondo quanto scritto martedì dal quotidiano britannico Daily Telegraph, si baserebbero su quelle affermate nel 2004 dall’allora Procuratore Generale del governo laburista di Tony Blair, Lord Goldsmith.
Quest’ultimo, in un intervento al Parlamento di Londra, sostenne che la Gran Bretagna aveva il diritto di agire “in propria difesa in caso ci siano indicazioni di ulteriori attacchi imminenti da parte di gruppi terroristici, anche in assenza di prove specifiche sul luogo o sulla natura dell’attacco”. Una realtà resasi necessaria, secondo Lord Goldsmith, dalle “nuove circostanze e dalle nuove minacce” emerse dopo l’11 settembre 2001.
In precedenza, l’ex Procuratore Generale aveva anche fornito al governo Blair il consenso legale per la partecipazione delle forze britanniche all’invasione dell’Iraq nel marzo del 2003, cambiando l’opinione contraria che egli stesso aveva espresso poco tempo prima.
L’apparizione del memorandum del Dipartimento di Giustizia americano, in ogni caso, ha tutta l’aria di essere stata orchestrata proprio dall’amministrazione Obama, in previsione dell’avvio delle audizioni al Senato nella giornata di giovedì per la conferma della nomina di John Brennan alla direzione della CIA.
Il capo dei consiglieri della Casa Bianca per l’antiterrorismo è infatti l’architetto principale del programma di assassini mirati con i droni e la sua apparizione di fronte alla Commissione per i Servizi Segreti del Senato solleverà con ogni probabilità una serie di questioni relative all’estrema segretezza finora mantenuta dall’amministrazione Obama in questo ambito.
Perciò, la pubblicazione di un documento semi-ufficiale contenente le fondamenta (pseudo-)legali per gli assassini mirati di sospettati di terrorismo alla vigilia del voto di conferma di Brennan sembra essere un tentativo di fugare i dubbi in proposito espressi ripetutamente da alcuni senatori di entrambi gli schieramenti.
Le loro perplessità, peraltro, non hanno mai riguardato la natura criminale delle misure estreme per combattere il terrorismo adottate dalla Casa Bianca né, tantomeno, le implicazioni profondamente anti-democratiche di esse, ma soltanto l’eccesiva segretezza di un programma sostanzialmente condiviso da tutte le forze politiche di Washington.