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Il disordine dopo il voto: uno scenario greco anche per L’italia?

di Gianni Petrosillo - 22/02/2013


 

Secondo i dati in nostro possesso, provenienti da fonti internazionali, certamente più serie di quelle che stanno sparando numeri a casaccio in Italia, in questo momento la situazione elettorale dei partiti maggiori sarebbe più o meno la seguente:
- il Pd sarebbe attestato tra il 23-25%, in perdita di consensi, quindi più vicino alla percentuale minore della forbice;
- il Pdl si accrediterebbe tra il 18-21%, in lenta risalita, comunque, ancora lontano dal pareggio o dal sorpasso di cui parla Berlusconi;
- il Partito di Grillo viene dato tra il 13-15%, tuttavia, in questo caso, come ci è stato suggerito da chi ci ha fornito i numeri, potrebbero verificarsi delle sorprese, ovvero il M5S andrebbe anche oltre il punto massimo indicato dalla forchetta
- La Lista civica di Monti, invece, riporterebbe il risultato più deludente, tra il 6-9%, con il rischio di non raggiungere il quorum necessario al Senato.
Ci mancano i dati di Rivoluzione Civile e delle altre formazioni minori, ma sono esclusi, a priori, altri exploit pari a quelli del movimento del comico genovese.
Con questo scenario previsionale, le urne potrebbero rivelarsi non risolutive per dare un governo stabile al Paese, il quale verrebbe richiamato ad esprimersi a breve. D’accordo con questa lettura è MedioBanca la quale ha scritto, in un report esitato in questi giorni, che una eventuale alleanza post-voto tra Bersani e Monti non sarebbe sufficiente per formare un Esecutivo coerente e compatto. Inoltre, anche laddove il leader del PD riuscisse ad allargare la coalizione, ne verrebbe fuori un Gabinetto eccessivamente eterogeno, il quale si esporrebbe alla repentina immobilizzazione della sua azione, tra estenuanti mediazioni ed eccessivi compromessi con i gruppuscoli minori. Tutto ciò – nel bel mezzo di una fase  di confusione istituzionale e di profonda crisi finanziaria, con l’urgenza di prendere decisioni dirimenti, tanto politiche che economiche – finirebbe con l’aggravare la condizione complessiva del Paese.
Il pericolo più pesante è che la débâcle istituzionale, politica ed economica diventi pienamente sociale, con peggioramento del tenore di vita dei cittadini e scollamento del tradizionale tessuto connettivo pubblico. Anche da noi, allora, monterebbero proteste in stile greco ed emergerebbero prepotentemente quelle contraddizioni che, a lungo, uno Stato debole e senza visione storica ha nascosto sotto il tappeto. Giungeremmo così al caos, con una destrutturazione violenta del quadro delle rappresentanze politiche, le quali, ormai ossificate e distanti dalla realtà, non hanno più nessuna corrispondenza con le istanze e la conformazione “cetuale” della nazione.
Il disordine è davanti a noi. Quest’ultimo porta sempre con sé devastazione, lacrime e sofferenze. Ma c’è dell’altro. Esso può anche essere il principio di una nuova creazione e di una palingenesi generale, che però da noi sembra lontana. Tutto dipenderà da come decanteranno gli eventi e dal tipo di forze che sapranno organizzarsi meglio per levarsi, prima delle altre, dal big bang sociale, affermando specifiche prospettive e innovative visioni. Ci auguriamo che i protagonisti della vita politca italiana dell’ultimo ventennio vengano spazzati via senza pietà, affinchè si crei lo spazio per altre soggettività con qualità sovraniste ed orizzonti meno angusti dei loro predecessori. In ogni caso, ci attende un periodo difficilissimo che cambierà i connotati della Repubblica. Se in meglio o in peggio lo riscontreremo presto, anche se peggio di così si muore.