Dieci saggi?
di Francesco Mario Agnoli - 03/04/2013
Il Presidente della Repubblica è uscito dall'angolo affidando a dieci “Saggi” (così sono stati definiti e potrebbero esserlo davvero dal momento che, a differenza dei presuntuosi peracottari mediatici consultati da Bersani, pochi li conoscono) il compito di formulare un condivisibile programma di base per il nuovo governo. Lo si elogi o lo si critichi, una cosa deve però essere chiara: l'inedito provvedimento potrà forse alla lunga superare lo stallo, ma per il momento semplicemente lo congela. E con ogni probabilità, fra le righe (e neanche tanto) lo lascia intravedere lo stesso comunicato del Presidente, a fin dopo la scelta del nuovo inquilino del Quirinale, che avrà il vantaggio di disporre di un colpo in canna in più: il potere di scioglimento delle Camere.
In altre termini, dopo il mesetto perso da Bersani in tracheggiamenti privi di senso (sono stati consultati persino Saviano e don Ciotti - purtroppo è mancato, forse perché all'estero, l'assessore-cantante Battiato, grande esperto delle donne in politica -), altri due mesi almeno in attesa del nuovo governo.
In realtà, come ha detto l'on. Napolitano, un governo che nel frattempo regga il timone dello Stato c'è, dimissionario e mai sfiduciato, quello attualmente in carica, guidato dal senatore bocconiano Mario Monti. E questo è il guaio. E non perché può provvedere solo all'ordinaria amministrazione. Una volta tanto Grillo ha ragione. Il Parlamento, se ne è capace, è perfettamente libero di lavorare anche in assenza di un governo nel pieno possesso dei suoi poteri. Soprattutto, Grillo o non Grillo, rassicura l'esempio del Belgio, che ha conosciuto uno dei momenti migliori durante i diciotto mesi nei quali i suoi politici non sono riusciti a trovare l'accordo per sostituire il governo dimissionario. Insomma un governo costretto all'ordinaria amministrazione potrebbe rivelarsi un autentico colpo di fortuna per il nostro acciaccato paese. Il guaio è che nel caso specifico (evidentemente l'italico stellone, nel quale si è per tanti anni confidato, non brilla più) il governo è quello dei tecnici, che, dopo averne combinate più di Carlo in Francia quando governava a colpi di decreti-legge e richieste di fiducia, nel caso dei due fucilieri di marina ha dimostrato di riuscire a dare il peggio di sé anche con poteri dimidiati. Nell'attesa che i saggi si pronuncino è indispensabile chiedere a Napolitano un supplemento di impegno perché vigili e impedisca ai tecnici di combinarne un'altra delle loro.
Comunque, anche tralasciando le peculiari qualità del governo Monti, riesce difficile comprendere gli sperticati elogi elargiti sulle prime (dopo qualcuno ci ha almeno in parte ripensato) alla trovata del Presidente da personaggi (inclusi donne e uomini nuovi della politica) che fino a poche ore prima avevano rilasciato dichiarazioni sull'assoluta necessità dell'immediato varo di un nuovo, autorevole governo. Si potrebbe pensare che i nuovi protagonisti usciti dalla società civile comincino fin da subito a mostrare preoccupanti somiglianze con i vecchi, screditati marpioni della politica.
L'unico che ha qualche ragione per rallegrarsi è probabilmente Bersani, che potrebbe tornare in gioco se l'autorità del Presidente della Repubblica e la piattaforma dei dieci Saggi lo legittimassero anche agli occhi dei pasdaran del Pd a prendere la guida della grande coalizione con Pdl e Scelta civica. In questo caso non sarebbe più un politico da bar, che ha ciurlato nel manico per un mese, ma anche lui un Saggio: Pier Luigi Bersani il Temporeggiatore.