Fuori i secondi e calpestiamo gli ultimi
di Gianni Petrosillo - 29/04/2013
Fuori i secondi perché i primi sono all’angolo in attesa di tempi migliori. Così è nato il governo Alfano-Letta che non Al-Letta gli elettori ma solo i diretti interessati, i quali prendono tempo per ricostruire i loro partiti tentando di fermare l’emorragia di consensi elettorali e la disaffezione verso il Palazzo di cui sono esponenti da un pezzo.
Sarà un governo balneare proporzionale alla lucidità politica che resta ai due grandi vecchi di questa fase istituzionale, Napolitano e Berlusconi, veri tessitori dell’ennesima trama salvavita della partitocrazia che se ne impipa dei problemi concreti del Paese. Tra due anni al massimo, il rifatto Presidente ed il rifatto solamente si godranno il meritato riposo tra le ceneri dell’Italia.
La premiata ditta(tura) dei mercati e dei mercanti ad irresponsabilità illimitata sta trasformando la Penisola in un suk dove fare shopping allegramente e riversare i danni più pesanti della crisi che è sì sistemica ma sistematicamente accollata alle nazioni a sovranità limitata ed autonomia decisionale azzerata.
Dopo i colpi di Monti sarà più facile far passare l’alleviamento delle misure d’austerità come un regalo alla popolazione vessata. La gente prenderà qualche boccata d’ossigeno ed abbasserà ancorala guardia per essere ripercossa tra qualche mese, al più un anno. Traccheggiare per non far precipitare la situazione, vivendo del maltolto alla comunità finché si potrà, poi si tornerà ai prelievi, anche a quelli forzosi sui conti correnti o sugli investimenti in Bot.
Per questo sono stati mandati avanti uomini e donne di basso profilo o garanti dell’ordine internazionale come Emma Bonino, il cui unico merito estero è quello di aver partecipato alle riunioni del Bilderberg, quale compagna di banco del Premier pro tempore dei mala tempora currunt. La Chiesa cattolica deve essere davvero tanto occupata col rinnovamento o debilitata dagli scandali per non aver posto il veto sul nome della radicale, abortista fai da te. Tanto moralismo per il Cavalier pompetta e nessuna rampogna per la Pompetta assassina che risucchiava i feti con gli attrezzi da ciclismo. Amen, ma se anche il Vaticano passa la mano vuol dire proprio che siamo all’estrema unzione.
I complotti non esistono ma ci sono ed il Belpaese è diventato un crocevia di disegni oscuri mondiali ed appetiti voraci globali, impronunciabili eppur concreti. Certo, il caso opera sempre per uno scarto tra intenzioni soggettive e risultati oggettivi ma il fatto che gli scostamenti dal percorso verso il baratro risultino sempre minimi significa che i manovratori nell’ombra hanno le idee molto più chiare dei manichini governativi, i quali non ne hanno affatto. Lo dimostrano le loro ricette indigeste ed inutili che offrono al popolo minestroni assortiti come l’ultimo esecutivo servito e servitore.
Quando parlavamo di Istituzioni in mano agli yankees (com’è puntualmente avvenuto, dal Quirinale a Palazzo Chigi) non ci sbagliavamo di tanto. Se non si vuol dare credito a noi si prenda in mano l’Espresso e si leggano i cable di wikileaks dove emerge una rappresentazione dei Letta (zio e nipote) “fortemente pro-americana”. Così scrive il settimanale dell’omonimo gruppo editoriale: “Che sia Gianni, un individuo estremamente potente che gestisce gli affari più delicati di Berlusconi, o Enrico, il sottosegretario del primo ministro (Prodi), nipote del sottosegretario (dell’ex primo ministro) Berlusconi, gli americani hanno comunque un contatto apicale nel governo italiano con cui discutere delle faccende che più stanno a cuore agli Usa”. Agli Usa, ma all’Italia? Se ne fregano gli antifascisti.
Forse ora risulterà più chiara la foia privatizzatrice di Enrico Letta sui tesori di Stato. In precedenza aveva dichiarato che per non gravare sul popolo (quanta falsa premura!) si doveva attingere da altre parti, vendendo quel che resta di Eni, Finmeccanica, Enel, evitando di esercitare la golden share. Ed, infatti, nel clima mite del servire e riverire l’Avio se ne va. E dove va? Agli americani. Non si contano i peana dei cultori della liquidità, economisti incalliti e mercatisti pervertiti, tutti contenti per aver rimpinguato le casse di Finmeccanica ed aver perso un asset strategico come pochi. Liquidità appunto, ma in cambio della liquidazione di un’impresa di punta. Affare monetario affare di villano che non vede oltre il portafoglio, lungo le traiettorie della geoeconomia e della geopolitica. Con questa classe dirigente non ci risolleveremo mai.