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Carosello reloaded

di Gianluca Donati - 15/05/2013

 


 

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A volte la vita ha degli sviluppi talmente incredibili che sembra una sceneggiatura di Mario Puzo, quasi che questa fosse la prova di una volontà divina creatrice che ordina in modo apparentemente disordinato il corso della storia umana. Sul palcoscenico della vita italica, sono accadute, da sempre, cose veramente strane, come ad esempio che un leader come Silvio Berlusconi fosse dato per più volte politicamente defunto, e poi vederlo resuscitare come l’Araba fenice. Certo l’ultima resurrezione alla quale abbiamo assistito è stata, come ha recentemente illustrato Massimo Cacciari, la più sbalorditiva, e l’intellettuale veneziano ha giustamente attribuito al Pd la responsabilità piena di quanto accaduto. Ma non è di questo che voglio qui parlare, ma di ben altro.

Oramai dovrebbe essere evidente a tutti, che il governo Enrico Letta è la Democrazia cristiana, 2.0, una versione aggiornata alle nuove mode, giovanilista, tecnocrate, europeista. Una strana volontà del destino ha voluto che nell’istante stesso in cui questa nuova Dc prendeva vita, si spengesse il più controverso tra i protagonisti della politica della Prima Repubblica, vale a dire il senatore Giulio Andreotti. Non spenderò neppure una parola per questo politico, poiché è stato già detto tutto ma ancora non sappiamo quanto ci sia di vero e quanto di falso. Piuttosto, ciò che m’interessa segnalare è che nel momento in cui la nuova balena bianca inizia la sua nuotata negli oscuri oceani della politica italiana, guarda caso (e non è un caso), la RAI decide di proporre un prodotto televisivo nuovo, che sa d’antico (come il governo Letta); Carosello Reloaded. Quando ho saputo dell’idea di rifare il Carosello, mi è scappato da ridere, perché ho subito intuito che quest’operazione di restaurazione nostalgico – conservatrice è il primo evidente tentativo di attivare un’azione culturale democristiana. La Dc, com’è noto, non ha mai fatto “cultura” nella maniera del Pci (eccezion fatta di taluni artisti e intellettuali schierati con il fronte cattolico), ma l’ha sempre fatto attraverso la TV, la pubblicità, e almeno in un primo momento, con le “canzonette”. In questo, effettivamente, Berlusconi e il suo “nuovo fronte moderato” ne è stato il diretto erede, ma rovesciandolo in senso “laico - liberale”. A sconfiggere la DC non fu la sinistra, ma Craxi e Berlusconi, che con le loro televisioni private e i nuovi “spot” pubblicitari distrussero l’egemonia della RAI e quindi l’egemonia DC. Certo la RAI non era tutta DC, anche il PSI (e successivamente il PCI), controllava parte della televisione pubblica, ma il colpo decisivo arrivò dalle televisioni private e in particolare da quelle di Berlusconi. Se almeno in un primo momento ciò portò anche a una “liberazione”, nel senso di un processo di “laicizzazione” e di “destatalizzazione”, ben presto fu evidente la successiva degenerazione. In principio fu “e lei è una stronza!” di Vittorio Sgarbi al Maurizio Costanzo Show, e poi una deriva continua di stupidità e volgarità. La cosa cominciò a peggiorare ulteriormente quando Fininvest divenne Mediaset, e aprì così a quote di mercato straniere, in primis Endemol. La RAI fu poi contagiata dal virus letale, perché a causa dell’infame “auditel” si poteva verificare che la TV spazzatura otteneva più ascolti di quella colta, e quindi la TV pubblica, oltre che aprire alla pubblicità, dovette anche copiare quella privata sul piano dei contenuti. La concorrenza tra pubblico e privato condusse a una competizione giocata sul ribasso, dove si gareggiava a chi cadeva sempre più nel cattivo gusto e ciò ha significato la crisi della TV, spingendo molti (anche giovani) a cercare rifugio sul Web. Possiamo così concludere che Berlusconi ha cominciato a fare danni a questo paese ben prima che scendesse in politica, e forse è stato più letale come imprenditore che come politico. La TV ha poi aiutato il Cavaliere a scendere in politica e a ottenere il successo desiderato, e come politico ha così potuto estendere anche su tutti gli altri aspetti della società il suo “verbo liberista”. A dire il vero poi, come leader politico e come Premer, non è che si sia rivelato così liberista. Egli non ha mai realizzato – forse per mancanza di capacità o di coraggio – le “riforme” ultraliberiste che sono state realizzate negli USA di Reagan e nell’Inghilterra della Thatcher. Però tutta quella “povertà intellettuale” e quella rozza volgarità ch’egli aveva propagandato con le sue TV, si è tradotta anche in azione politica, e questo è il motivo che spiega perché in vent’anni di centrodestra non si è visto uno straccio di “cultura di governo” o, per dirla alla Marcello Veneziani, di “cultura di destra”. Se la DC era incapace (o disinteressata) a fare “cultura”, almeno “istruiva”, con programmi come “Non è mai troppo tardi”, informava (o disinformava) con telegiornali e rubriche di approfondimento, educava, attraverso una televisione elegante e pulita, e intratteneva, in modo semplice e mai volgare. Ciò che la DC usava per mantenere un senso di “etica” e di “estetica”, il centrodestra berlusconiano, ha viceversa usato per incoraggiare all’egoismo consumistico e all’elogio del “pecoreccio”; TV e pubblicità sono diventate il principale strumento di propaganda dell’ideologia liberista, capitalista, consumistica. In questi ultimi 20-30 anni, abbiamo dovuto assistere a una continua discesa verso il triviale, sia sul piano etico sia su quello estetico, il popolo è stato “diseducato” e imbarbarito. Non si deve pensare che sia stata qualcosa d’involontario. Già negli anni 80, quando il Cavaliere non era in politica, egli dichiarò: “Con Dallas, Drive In e il Maurizio Costanzo Show, cambierò gli italiani!”. E purtroppo li cambiò davvero, ma in peggio. Uscire dal clericalismo per approdare a un’Italia laica sarebbe stata cosa buona, ma ciò che è accaduto non è esattamente questo, perché la laicità non preclude “l’eticità” e uno Stato laico può essere “etico”, anzi, deve esserlo; uno Stato, o è etico, o non è! Al moralismo clericale, occorreva sostituire l’etica del senso civico e al posto dell’ipocrisia, la responsabilità. Invece si è svuotato lo Stato di ogni senso sociale e morale, i partiti si sono indeboliti e hanno abdicato per consegnare ai poteri della finanza nazionale e internazionale il controllo di ogni aspetto della società. Il capitalismo globale appare una guerra fra bande, poteri economici che si scontrano tra loro contendendosi i brandelli della società, ridotta a una massa di consumatori. Le responsabilità politiche e imprenditoriali di Berlusconi sono pesantissime, ma sono avvenute grazie alla complicità dei suoi avversari che si sono sempre più avvicinati alle sue posizioni, fino ad arrivare a governarci assieme. Ecco perciò che la notizia del ritorno del Carosello mi aveva trovato favorevole perché poteva essere un segnale di “retromarcia” e, infatti, prima ancora che andasse in onda il primo nuovo Carosello, Nino Materi ha scritto un articolo su “Il Giornale” sparando contro l’idea di tornare a Carosello e, non soddisfatto, ha anche criticato la nostalgia vintage, di descrivere gli anni 60, 70, 80, come migliori dei decenni successivi, il che per essere un quotidiano di orientamento moderato-conservatore, è alquanto incoerente. Ma questo è il centrodestra italiano, non un partito conservatore ma un partito liberista, di un cinismo e un’ignoranza spaventosa. A prescindere dal fatto che il ritorno del Carosello significherebbe la rovina patrimoniale per Berlusconi, è proprio “l’idea culturale” che si paventa, dietro a questa “operazione nostalgia”, ovvero il timore di tornare all’idea che la TV, pubblica o privata che sia, svolge un’attività pubblica, e quindi ha un dovere “formativo”. Purtroppo però, il Carosello 2.0 è come il governo neodemocristiano di Letta e il nome Carosello Reloaded ne era già una chiara anticipazione. Quel termine inglese piazzato lì per non far apparire troppo retrò il termine che lo precede, fa talmente orrore che meriterebbe la querela. Quando poi provi a vedere questo nuovo Carosello, si assiste a un’autentica presa per i fondelli, poiché di Carosello non ha nulla, è una semplice sequenza di spot, un po’ allungati, con voci narranti in sottofondo. Può essere che per adesso non abbiano avuto il coraggio di girarli come quelli autentici, e che successivamente ci stupiranno, ma ne dubito profondamente e penso che il governo Letta assomigli al nuovo Carosello: “Vorrebbe essere qualcosa che fu, ma non osa”. Se prosegue così, il nuovo Carosello durerà poco. E anche il governo Letta …