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Chi sta dietro le “campagne di sensibilizzazione”?

di Enrico Galoppini - 20/05/2013

Fonte: Europeanphoenix


 

C’è un aspetto che a mio avviso non è ancora stato colto adeguatamente al riguardo dell’attuale forsennata campagna di sensibilizzazione sul cosiddetto “femminicidio”. Che essa è da mettere in stretta relazione con l’altra, altrettanto scatenata, sulla ‘liberalizzazione’ di tutto ciò che è “gay”.

Sul “femminicidio” mi sono già espresso, quindi non mi ripeto ed invito a rileggere quest’articolo, il cui succo era il seguente: che qui, come in altri casi, si tratta di una delle manifestazioni dei danni che può produrre il debordante ego dei moderni.

Mi sono anche già occupato di quella che definivo la “ostentazione della omosessualità”, ma stavolta vorrei invitare a riflettere su quanto l’una e l’altra campagna siano solidali e convergenti verso un unico obiettivo.

Il comune bersaglio, infatti, è la famiglia e, perciò, la sacralità dell'essere umano, che tra l’altro viene a questo mondo proprio perché un maschio e una femmina si uniscono nell’atto procreativo, e successivamente ha la possibilità di crescere forte, retto e sano proprio perché i suoi genitori si dedicano al suo sviluppo, specialmente se si ricordano del “dono” che hanno ricevuto.

In questa unione degli opposti, in queste due polarità che incontrandosi forniscono ad una nuova vita umana l’occasione per venire all’esistenza vi sono un segreto ed una saggezza non umane. E hai voglia a mettere insieme due ‘poli’ dello stesso segno: non funziona in alcun modo, anche se – come sta accadendo nella “progredita” Svezia – si giunge a strapazzare oltre l’incredibile il lessico, incoraggiando l’uso della definizione “persona incinta” piuttosto che “donna incinta” per non “offendere” quelle donne che, credendosi “uomo” ma rimanendo eventualmente incinte, non tollerano l’idea di essere “discriminate”!

Ma qui si evidenza quanto mai la malafede e la cattiva coscienza di tutta l’operazione sovversiva: perché non si fanno chiamare “uomini incinti”? Il perché è comprensibile, trattandosi per l’appunto di un’assurdità che anch’esse/essi (!?) ben comprendono. E allora meglio dissolvere la lingua e la realtà che descrive escogitando l’anodina “persona incinta”.

Non si creda di essere di fronte a delle esagerazioni di qualche “estremista della causa” o di mie invenzioni. Sono infatti solo fenomeni più appariscenti e clamorosi, la classica punta dell’iceberg, che denotano però l’intento che sta alla base di tutta questa fregola per i “diritti delle coppie dello stesso sesso”. Le quali, come per un ordine giunto dal… Basso, diventano materia per il “legislatore” nei più diversi angoli del pianeta, dalla Francia all’Uruguay, fino alla California, dove una povera creatura di undici anni viene giudicata “sicura” della “sua” decisione di cambiare sesso... (a proposito, dove sono i difensori dei “diritti dei minori”?).

Il perché i parlamenti delle “democrazie” si adeguino uno dopo l’altro è presto detto: da una parte, ciò è quel che gli viene richiesto dalle élite che dominano davvero e li han messi lì; dall’altra, pure loro, i parlamentari, annoverano tra le loro fila molti esponenti di questa “lobby omosessuale”, così, oltre che a rendere “legale” ciò che ripugna alla coscienza, creano il “precedente” al quale dovrà poi adeguarsi l’intera società.

Il risultato finale dell’azione congiunta di queste due campagne promosse a tamburo battente è chiaro: da un lato, s’insinua che in ogni famiglia normale (maschio e femmina) si annida “il mostro”, cioè il maschio, e tanto vale dunque lasciar perdere o comunque stare sempre col mitra spianato; dall'altro, si dipinge una “gaia”, gioiosa e spensierata “alternativa”, quella della “famiglia gay”.

Il che non è vero, perché è tra l’altro dimostrato che i matrimoni omosessuali, dove sono “legali”, sono quelli che durano meno.

Ma tanto, chi se ne frega, se l’unica legge è diventata il satanista “fai ciò che vuoi” e il “legislatore” non fa altro che assecondarla fornendogli pure il crisma della “legalità”…

Eppure, chissà quante altre “campagne” potrebbero riscuotere un pubblico interesse ed un ben più vasto e sensato consenso.

L’altro giorno, tre malcapitati milanesi, tra cui uno che portava a spasso il cane ed un altro, giovane, che aiutava il padre ad aprire l’edicola, sono stati massacrati da un ghanese clandestino che, grazie al fatto che sul tema “immigrazione” non è possibile fiatare, circolava come una mina vagante, sebbene fosse già stato identificato più volte (ma non espulso perché “non si può”). La stessa cosa, in scala ridotta, pochi giorni prima, era accaduta a Torino, con un afghano che, preso un coltello in un negozio di kebab, aveva ferito due passanti in una centralissima via in pieno giorno.

Mi limito a questi due esempi, ma si potrebbe andare avanti parecchio. Al che, uno che non è completamente rimbecillito ed intimamente corrotto si chiede: non ci sarebbero gli estremi per una “campagna”? No, non si può, come se trattare con lucidità e senza ipocrisie quest’argomento implicasse automaticamente una sorta di via libera al Ku Klux Klan.

Anzi, più ne succedono di cotte e di crude con protagonisti immigrati sbandati e più la gente viene imbonita con la polemica sullo “ius soli”, che in un simile contesto di degrado è un diversivo per non affrontare alla radice il problema, tenendo conto della reale possibilità di una nazione (peraltro in crisi) di far affluire stranieri sul proprio territorio in base all’effettiva necessità economica.

E non ci starebbe a pennello una “campagna” sull’emergenza lavoro con tutti i suicidi che ci sono? Pare di no, se qualcuno che conta (ma anche lui messo lì dall’élite) ha affermato che in Italia i suicidi sono ancora pochi rispetto ad altri paesi...

Sarebbe fuori luogo una “campagna” sul diritto alla casa, che costa dei sacrifici esagerati (v. “mutuo” e relativa automatica ipoteca)? O un’altra ancora sull’usura di sedicenti “istituti di credito” che mandano in rovina ampi strati della popolazione, e per giunta quelli più produttivi come le piccole e medie imprese?

E questo è nulla rispetto alle “campagne” che si potrebbero imbastire, con la certezza d’un seguito entusiasta ed oceanico, sulla cancellazione della “moneta debito” ed il ripristino della sovranità monetaria, ma anche sulla fine della pluridecennale servitù politica, economica, culturale e militare della nostra nazione a vantaggio degli Stati Uniti d’America.

No, meglio le “campagne” sul randagismo, sulle “mutilazioni genitali” femminili, sulla “prevenzione dei tumori” (anche se comportano “mutilazioni”!), sull’eutanasia, sul “razzismo”, sul “riscaldamento globale” e la protezione della “biodiversità”, sull’AIDS, sui “diritti umani” e naturalmente sul “femminicidio” e i “matrimoni gay”, cioè su tutto quel che genera e diffonde distrazione, disinformazione e dissoluzione in quella che, invece di essere una comunità forte, retta e sana (perché così sono i suoi membri) lentamente si trasforma in una massa di schiavi, informe e imbambolata, illusa come mai s’è visto prima che “tutto è lecito” e che può “fare ciò che vuole”.