Crisi, non c’è speranza a meno che..
di Marcello Foa - 20/05/2013
Parto dai dati citati da uno dei nuovi blogger del Giornale, l’imprenditore Davide Erba, che in questo post, evidenzia come il risparmio privato degli italiani superi gli 8mila miliardi di euro, una cifra che è pari a 4 volte il debito pubblico italiano.
Riprendo un altro post interessante di Maurizio Mazziero, che dimostra come “l’aggiustamento dei conti pubblici in un quadro di finanze sane” vantato dal governo sia illusorio. I dati di bilancio rivelano che nei primi 3 mesi del 2013 l’Italia il debito pubblico è aumentato di altri 46 miliardi, e se si considera che in tutto il 2012 l’incremento è stato di 81 miliardi, il dato è catastrofico. tanto piû che, sempre nei primi tre mesi, lo Stato ha registrato incassi per 91 miliardi e pagamenti per 105 ovvero non ha tagliato la spesa pubblica che continua a crescere.
Dunque, da un lato Erba ci dice che andiamo molto bene, dall’altro Mazziero che andiamo molto male e se considerate anche il mio ultimo post sulla sostenibilità del debito pubblico, molto lusinghiero per l’Italia, lo smarrimento è d’obbligo.
Oppure no. Già, perché a monte di tutto c’è il fatto che l’Italia
- non è più sovrana, dunque non può applicare liberamente le politiche economiche che ritiene opportune nel proprio interesse
- non stampa più moneta il che ha generato delle tensioni strutturali che sono ben più destabilizzanti di quelle che esistevano quando c’era la lira
- deve rispettare dei parametri – quelli di Maastricht – che sono arbitrari ed economicamente insensati, che sovrastimano l’importanza di certi aspetti e non considerano affatti altri (ad es quelli sulla ricchezza privata o sul debito pubblico implicito).
Insomma: le regole non sono chiare, né trasparenti, né eque e tanto meno liberali. E fino a quando questi equivoci – di fondo – non verranno chiariti non potrà esserci una vera rinascita.