Si sa che tutti i comunisti sono compagni. Per fortuna, però, non sono tutti uguali. In Grecia, Portogallo, Spagna, i partiti comunisti stanno discutendo seriamente dell'uscita dall'euro. Trovate una sintesi di questi dibattiti qui (una discussione fra i partiti greco, cipriota, spagnolo e portoghese) e qui (discussioni interne al partito portoghese). Possiamo osservare come molte delle tesi sostenute in queste discussioni siano le stesse che andiamo discutendo in questo blog, e che abbiamo esposto nel nostro libro (e che sostengono tanti altri, da Bagnai all'ARS). Voglio suggerire, con questa osservazione, come fosse perfettamente ragionevole che tali posizioni venissero almeno prese in considerazione e seriamente discusse dai comunisti nel nostro paese. Così non è stato, e davvero non ci possiamo fare nulla. Ci permettiamo però di instillare nei nostri lettori un ragionevole dubbio. I partiti comunisti che abbiamo citato sono partiti certo piccoli, ma non del tutto insignificanti come quelli di Diliberto e Ferrero. In Italia sono sempre stati descritti come partiti chiusi e dogmatici. Il risultato però è che loro mantengono una qualche presenza nei loro paesi, mentre i Ferrero e i Diliberto sono stati spazzati via. Il ragionevole dubbio è allora questo: forse i comunisti nel nostro paese potrebbero esaminare le posizioni di quei partiti e cercare, in mezzo a tutto il dogmatismo che indubbiamente c'è e indubbiamente è da rifiutare, anche quelle piccole verità che sarebbero utili a ricostruire una presenza anticapitalistica in Italia. La critica di euro e UE è senz'altro una di queste piccole verità. Ma temo che questi siano discorsi inutili. In Italia, Diliberto e amici le loro scelte le hanno già fatte e non le cambieranno. Sono comunisti, ma diversi. Diversamente compagni.