La sinistra campa (e crepa) di antipatie
di Marcello Veneziani - 05/08/2013
Non emerge una voce eretica, irriverente, aperta a dialogare con chi la pensa diversamente e a rimettere in discussione i nuovi tabù
La sinistra torna sotto l'ipnosi dell'antiberlusconismo. Ma è possibile che non ci sia più nessuno a sinistra col coraggio di dire che il vero nemico da battere è lo strapotere finanziario che inchioda i popoli agli assetti contabili, ai derivati tossici e al feticcio del Debito Sovrano? È possibile che nessuno a sinistra denunci l'ingiustizia sociale, l'alienazione di massa, la speculazione e lo sfruttamento? Un tempo c'erano i Pasolini, gli Sciascia, i Colaianni, i Volponi.
Più di recente Barcellona, Cassano, Marramao, Tronti, Losurdo. Che fine hanno fatto i loro pensieri, in che circuiti clandestini sono finiti? E Cacciari usato dai media solo nel ruolo di bisbetico? O Canfora neutralizzato nell'antichità? Sul piano giornalistico dove sono finiti spiriti liberi come Piero Sansonetti, perché non si legge mai nessuno che superi il fighettismo e critichi lo stucchevole rococò del conformismo radical, dove i temi, oltre l'antiberlù, sono le fobie gay, sessiste, razziste, il rancido antifascismo, il bigottismo progressista e il suo lessico ipocrita? C'è voluto De Gregori per dire qualcosa...
Non emerge una voce eretica, irriverente, aperta a dialogare con chi la pensa diversamente e a rimettere in discussione i nuovi tabù. Mai una critica agli euro-tecnocrati, mai una critica ai poteri mondiali che mortificano i popoli, le democrazie, gli interessi generali. Poi vi chiedete perché s'attaccano ai giudici, ai giornali-partito, al Papa. La sinistra campa e crepa di antipatie. In galera Berlù e poi il deserto.