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Ungheria: il nazionalismo come antidoto

di Andra Perrone - 18/08/2013



Patria, difesa della cultura nazionale e della tradizione magiara dall’unilateralismo di stampo americano e dall’usura internazionale. Sono in sintesi i pilastri sui quali si fonda l’intervento tenuto il 26 luglio scorso in Romania dal premier ungherese Viktor Orban al cospetto dei suoi connazionali, nel corso della 24esima Balvanyos Hungarian Summer University a Baile Tusnad (Tusnádfürdő).

Dinanzi a un folto gruppo di giovani connazionali il capo del governo magiaro non ha temuto di esaltare i valori supremi della nazione contro quelli del danaro e del mondo unipolare che punta a distruggere le differenze di natura culturale, etnica, politica e linguistica.

Lo stesso premier ha ricordato che questo dominio unipolare era rappresentato fino alla Prima guerra mondiale dalla Gran Bretagna per poi incardinarsi, dopo l’epilogo di quel conflitto, sugli Stati Uniti.
Un dominio raggiunto attraverso un passaggio di consegne che ha portato gli Usa a trasformarsi, con il loro ingresso in guerra contro la Germania guglielmina, il 6 aprile 1917, da debitore dell’Europa a creditore della stessa. Una strategia ben precisa, quella di Washington, nel decidere per l’intervento bellico nonostante la gran parte dell’opinione pubblica fosse assolutamente contraria.

Fu il presidente americano dell’epoca, Thomas Woodrow Wilson, coadiuvato da banchieri e società connesse come la J.P. Morgan & Co. a favorire l’entrata in campo statunitense a fianco degli Alleati per combattere l’Intesa, e soprattutto quella Germania imperiale di Guglielmo II che insidiava l’egemonia inglese e americana sul mare e sul suolo del Vecchio Continente. Gli attacchi tedeschi contro gli Usa ebbero il loro primo episodio di grandissima risonanza con l’affondamento, il 7 maggio 1915, della nave passeggeri Lusitania, di produzione statunitense, che nascondeva nella stiva armi e munizioni inviate in gran segreto al Regno Unito, come era già avvenuto in precedenza con altre imbarcazioni e scafi provenienti dagli Usa. Per tutta risposta Berlino diede ordine ai suoi U-boot per tutto il conflitto di eliminare qualsiasi nave che raggiungesse la Manica in direzione della Gran Bretagna proveniente dal mondo americano.

Negli anni Trenta la Commissione statunitense guidata dal senatore repubblicano del Nord Dakota, Gerald Nye, venne incaricata di ricostruire gli avvenimenti che portarono all’entrata in guerra degli Usa, ed evidenziò il ruolo dei fabbricanti di esplosivi e dei banchieri che erano esposti nei confronti della Gran Bretagna per 2,5 miliardi di dollari.

Ma torniamo alla realtà contemporanea, riprendendo a narrare l’interessante e coraggioso discorso del premier magiaro diretto a condannare lo sfruttamento dei popoli e la distruzione della loro sovranità nazionale, economica e alimentare. L’attuale unipolarismo di marca statunitense – ha proseguito infatti il primo ministro di Budapest – mira a stravolgere ogni aspetto dell’umana realtà favorendo la diffusione di Organismi geneticamente modificati (Ogm) attraverso le multinazionali come la Monsanto. Per questo la battaglia del governo ungherese contro gli Ogm e il divieto assoluto che vengano importati è una lotta legittima contro i danni provocati alla salute dei compatrioti da parte di tecnocrati e multinazionali d’Oltreoceano senza scrupoli.

Ma Orban non si è fermato qui e nel suo intervento ha condannato il piano del mondo unipolare tutto proteso a distruggere non solo le nazioni e le rispettive Costituzioni, ma il principio stesso che anima la famiglia, che rappresenta nel contesto nazionale la componente essenziale e imprescindibile senza la quale non potrebbe esistere l’idea stessa di patria, la continuità della stirpe e quindi la tradizione magiara. Il progetto di sudditanza delle nazioni viene imposto dall’unipolarismo di stampo americano, dai Signori del danaro, dalle lobby della finanza internazionale, dai tecnocrati e da tutti quei poteri forti nemici della sovranità nazionale, avvalendosi di strategie e tecnologie che mirano a modificare radicalmente le leggi della natura e della stessa società in nome di un presunto “progresso” che rappresenta invece un’involuzione completa dell’essere umano e della realtà fenomenica, di cui la natura è una componente imprescindibile.

L’azione dell’usura internazionale allo stesso tempo si estrinseca creando ulteriori debiti attraverso prestiti particolarmente onerosi, che finiscono per convogliare le nazioni in un circolo vizioso da cui non escono se non con un’economia devastata dalla recessione e da una povertà endemica diffusa in quasi tutte le classi sociali.

Parlando delle comunità ungheresi, il primo ministro ha detto che «allo stato attuale delle cose» la coesione tra loro «non può essere promossa su base territoriale, ma attraverso i legami di cittadinanza». In sostanza, attraverso il principio della nazione e di una comunità di destino di cui tutti gli appartenenti a una tradizione nazionale si sentono parte. Ma Orban ha avuto il coraggio di condannare anche gli attacchi dei banksters nazionali ed internazionali: dalla Banca centrale magiara – in passato diretta da un avversario dello stesso premier – e dalle banche straniere coadiuvate dai tecnocrati europei e dagli addetti del Fondo monetario internazionale, insieme ai colossi delle telecomunicazioni, che sperano di sottomettere l’Ungheria ai voleri delle lobby economico-finanziarie per lucrare su giovani e famiglie, portando il Paese al crack. Il primo ministro ha voluto ricordare di aver incaricato il ministro dell'Economia nazionale di ripagare il prestito negoziato dall’Ungheria nel 2008 con il Fmi, la potentissima istituzione mondialista con sede a Washington, entro la metà di agosto. In più, ha sottolineato che i fondi necessari sono disponibili poiché i magiari hanno lavorato duramente per accumulare quel danaro nel corso degli ultimi tre anni.

Per quanto riguarda il blocco dei Ventotto, Orban ha puntato il dito contro le istituzioni guidate dagli eurocrati, per come rispondono alle sfide che riguardano la comunità degli Stati europei, esprimendo la convinzione che le risposte a questi problemi debbano essere concepite prima di tutto e assolutamente nel proprio ambito nazionale, per poi tradursi in accordi a livello generale.

Un modo cortese e indiretto per esprimere la sua contrarietà a qualsiasi soluzione all’interno dell’Ue imposta dai tecnocrati europei, priva di una visione che sia rispettosa delle tradizioni dei singoli Stati membri e delle Costituzioni come quella magiara, più volte attaccata dai Soloni europei per la sua impostazione legata alla difesa del principio della nazione e della famiglia. Una visione in netto contrasto con le scelte dei tecnocrati Ue che si stanno adoperando per creare un Superstato europeo, totalmente prono agli interessi dei Signori del danaro e dell’unilateralismo dei gendarmi d’Oltreoceano.